ITINERARI E LUOGHI
Si dice che qui il torrente cambi (sempre) volto: dov'è in Sicilia la cascata nascosta
Vi portiamo in un posto incontaminato dove un torrente scorre in forte pendenza fra i massi quasi con violenza: un paesaggio rude, ma di sconvolgente bellezza

Gole Ula Funna
Domenica 13 luglio con il gruppo “Camminare i peloritani” abbiamo superato il piccolo comune tirrenico Gualtieri Sicaminò a una quarantina di minuti in auto da Messina, e qualche chilometro oltre abbiamo parcheggiato le automobili per incamminarci sul torrente Gualtieri e più precisamente in quella sua parte denominata Ula Funna.
Ma non subito. Prima abbiamo percorso un paio di chilometri, inizialmente su una sterrata acclive e poi in discesa.
Ai bordi della stessa biancheggiavano qua e là delle piantine di origano e pendevano dai rovi piccoli grappoli di more, ma non potevamo raccogliere né gli uni né gli altri per non attardarci.
Frattanto si erano fatte le 10 e il sole cominciava a essere alto in cielo.
Comunque ancora la calura era sopportabile, anche perché siamo giunti nell’alveo scavato nella roccia del torrente Gualtieri e abbiamo iniziato a rinfrescarci.
Da qui in avanti siamo stati belli freschi perché abbiamo fatto gran parte del tragitto immersi nell’acqua, a volte fino alle ginocchia e altre fino alla cintola.
Il torrente scorre in forte pendenza riuscendo a farsi strada fra i massi o rompendoli o trascinandoli lui stesso nelle piene invernali che saranno particolarmente violente e rovinose.
Ma adesso a vederlo in estate è uno spettacolo: pozze di acqua color smeraldo racchiuse da massi levigati, getti candidi spumeggianti sgorganti da più lati come delle fontane. Ma non sempre potevamo procedere in acqua.
Alcune volte ci trovavamo di fronte a muri litici invalicabili. Allora bisognava aggirare l’ostacolo portandoci più di lato sulle sue rive. Impresa non facile, né scontata perché dovevamo superare dei dislivelli.
Allora bisognava issarci a forza di braccia e con azioni di scavalcamento con le gambe. Ma "Il cielo è sempre più blu", avrebbe cantato l’indimenticabile Rino Gaetano.
Inoltre la gola regalava scorci paesaggistici meravigliosi. In alto era tutta inverdita, fra le fessure delle rocce s’erano fatti strada giovani olmi con il loro fogliame tenero e delicato disposto ad ombrello e filtravano dei raggi solari attraverso zone ombrose.
Arrivati più in alto ancora acqua zampillante da diverse cascate e placidi specchi d’acqua profondi e verdeggianti.
Ma arduo era il cammino. In un tratto bisognava superare un budello ad altezza d’uomo.
Ho dovuto fare ricorso a una tecnica nuova. Con una mano mi sono aggrappato all’unico appiglio a me prospiciente e con i piedi messi in orizzontale ho fatto forza sulla parete di lato, riuscendo a scavalcare.
Ma ne è valsa la pena. Altri scenari, altri poderosi massi, altra acqua gorgogliante. Siamo arrivati in un tratto in cui c’era uno sbarramento di massi un po’ alla rinfusa e un po’ sovrapposti e sembrava impossibile proseguire.
Ma guardando con attenzione c’era un oscuro cunicolo.
Ci siamo piegati, rannicchiati e abbiamo proseguito, c’era un passaggio, un muretto da scavalcare. Ma sotto una cascata, ce la siamo presi in faccia, sul petto e l’abbiamo passata.
Questi più che disagi si chiamano soddisfazioni. Dulcis in fundo, altri massi sovrapposti, altro muro da superare, in mezzo ad acque ruscellanti.
Solo pochi arditi si sono cimentati e sono riusciti a vedere l’ultima cascata. Paesaggio selvaggio e di rude bellezza.
L’amico capogruppo D’Andrea Pasquale ha definito Ula Funna come una bestia selvaggia che l’uomo non è riuscito ad addomesticare.
Cosa alquanto difficile perché ogni anno a seconda della furia delle acque invernali muta fisionomia. Perciò è possibile che si aprano nuovi varchi oppure che si chiudano quelli esistenti.
Certamente se ci torneremo la prossima estate non la troveremo così come l’abbiamo lasciata.
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