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Si riconoscono ancora 'u mmutu, 'a cannedda e 'u lavaturi: l'antica Via dei Mulini

Un itinerario storico e paesaggistico ricco di incanto e bellezza, sospeso tra passato e presente. Un percorso facilmente percorribile adatto anche alle famiglie con bambini

  • 18 dicembre 2021

Tra trazzere medievali, fichi d’india e cascate d’acqua la via dei Mulini offre uno spettacolo sorprendente di natura, storia e archeologia nella valle delle Aci a pochi km da Catania.

Nella vallata che si apre tra la contrada Reitana ad Aci Catena e Capo Mulini ad Acireale si trova un percorso di grande fascino, La Via dei Mulini, un itinerario storico e paesaggistico ricco di incanto e bellezza, sospeso tra passato e presente. Un percorso facilmente percorribile, a piedi o in bici, adatto anche alle famiglie con bambini.

Non immaginatevi i tipici mulini olandesi però, qui è tutta un’altra storia. La cornice è quella dell’Etna, e se non dovesse bastare, aggiungete una importante zona archeologica, un antico baglio fortificato, una serie di mulini ad acqua, un fondaco con un lavatoio in pietra lavica, strade in basolato lavico e giardini di agrumi per deliziare anche l’olfatto, soprattutto in alcune stagioni dell’anno, oltre che gli occhi.
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Fu la grande ricchezza d’acqua tipica di questi luoghi che portò alla costruzione, intorno al 1300, dei mulini, ma le tracce più antiche risalgono al I e il III sec. d.C. Percorrere il sentiero è come fare un tuffo nel passato perché permette di catapultarsi, anche solo con l'immaginazione, in un mondo ormai lontano nel tempo e nella memoria.

Quest'area era una vera e propria zona industriale con diverse attività produttive: lavorazione del lino, della seta, della canapa e della canna da zucchero. Attività che si sono evolute nel tempo per poi dare spazio alla lavorazione degli agrumi e dell’argilla per i mattoni. Tutto grazie alla benevola potenza del fiume Aci e delle numerose sorgenti di acqua - come quella detta Cuba proprio nella zona della Reitana - che veniva sfruttata dai mulini i cui resti sono ancora visibili insieme alle saie mastre.

Queste ultime sono canalette d’irrigazione di origine araba, semplici e ingegnose allo stesso tempo, utili a distribuire l’acqua in tutte le parti del giardino “solo” spostando delle mattonelle.

Nel periodo di maggiore espansione, la zona contava circa 17 mulini, costruiti dalle più ricche famiglie catanesi, le uniche in grado di provvedere alle gravose spese di manutenzione delle strutture, e 22 concerie. Alcuni di questi mulini sono rimasti in funzione fino agli anni sessanta, mentre molti sono stati in seguito inglobati in ville private, dove è possibile riconoscerne ancora i tipici elementi architettonici: le volte, 'u mmutu, l'imbuto dove si raccoglieva l’acqua, 'a cannedda per il passaggio idrico, la pala del mulino, la mola, la tramoggia e infine 'u lavaturi.

La passeggiata nella Via dei Mulini comincia subito dopo il complesso archeologico delle terme di Santa Venera al Pozzo, in cui si distinguono tre diverse fasi edilizie che vanno dall’età tardo-ellenistica e repubblicana (I sec.a.C.) al IV sec d.C., con un primo tratto caratterizzato da vegetazione agraria prevalentemente limonicola con piante di ulivi a protezione degli agrumeti. Da qui si arriva ad un piazzale denominato piazza Pescheria, dove, tra il 1422 ed il 1615, tra luglio e agosto, si svolgeva l’annuale Fiera Franca di S. Venera, detta "Franca" (ossia esente da dazio) per decreto del Re Alfonso I il Magnanimo.

Proseguendo si arriva ad uno dei punti più suggestivi della passeggiata: un mulino immerso nella vegetazione delle piante di papiro, alimentate dalle acque della saia. Percorrendo l'antica mulattiera, in antichità usata per il trasporto del grano alla macina, si arriva poi ad un ex fondaco del '400 e continuando si arriva alla piazza della Reitana dove ancora oggi, sempre grazie all’abbondanza di acqua, si lavorano i lupini.

Un percorso da accostare con lentezza e stupore, lasciandosi meravigliare dalla bellezza del territorio che dalla campagna della Reitana conduce a Capo Mulini, uno dei pochi approdi naturali relativamente protetti di cui dispone la costa etnea.
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