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Sovrasta l'isola di Ortigia ed è incantevole: è uno dei monumenti più antichi di Sicilia

Rappresenta una delle attrazioni più maestose e antiche del versante siracusano. Vi portiamo alla scoperta di uno dei beni Unesco "patrimonio dell'Umanità"

Livio Grasso
Archeologo
  • 20 marzo 2023

La Cattedrale della Natività di Maria Santissima (Siracusa)

Collocata sulla parte elevata dell’isola di Ortigia, la cattedrale della "Natività di Maria Santissima" rappresenta una delle attrazioni più incantevoli del versante siracusano. Già da tempo, infatti, rientra nel novero dei beni protetti dell'Unesco.

La struttura architettonica sfoggia elementi stilistici che rimandano al Barocco e al Rococò. Probabilmente, la compresenza dei due stili nella facciata sottintende che le varie progettazioni furono pianificate a intervalli discontinui.

La prima fase edilizia, quasi certamente, si data nell’arco di tempo compreso tra il 1728 e il 1731. Viceversa, risale al 1751 il prosieguo dei lavori che, secondo le fonti pervenute, furono completati nel 1753. Il prospetto è dotato di due ordini orizzontali separati da una trabeazione merlata.

Il piano inferiore, invece, è caratterizzato da sei robuste colonne, di cui quattro a sostegno di un timpano spezzato con merlature. L’ordine superiore, diversamente, è composto da altre due coppie di pilastri che sorreggono il timpano superiore.
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Al centro del medesimo piano, inoltre, si staglia una nicchia arcuata da cui svetta la celebre statua dell'Immacolata, nota pure come "Maronna ro Pìleri".

Il fronte esterno, tuttavia, è abbellito da altre quattro sculture degne di nota e ammirazione: "San Pietro", "San Paolo", "San Marciano", "Santa Lucia".

Incuriosisce anche notare come l’odierno monumento incorpori l’antico tempio sacro in stile dorico della vetusta polis di Siracusa. Trattasi dell’unico esemplare edilizio che fu adoperato dal periodo classico sino all’epoca attuale. Ancora oggi, risultano essere perfettamente visibili il pavimento lucido e una decina di colonne.

In più, anticamente, il sistema di fondazioni comprendeva dei possenti muraglioni su cui gravavano la cella e lo stilobate. Stupisce non poco, oltre a ciò, constatare come tali fondazioni siano ancora a supporto di parte del Duomo. Difatti, sul fianco sinistro di esso, si scorgono nove colonne del lato destro del periptero ed altre due antistanti la cella.

Radicali modifiche furono, altresì, apportate da parte degli architetti bizantini. Questi ultimi, per l’appunto, murarono lo spazio tra le colonne doriche e, al contempo, realizzarono otto archi per lato nei muri più interni della cella. In tal modo, dunque, fu progettato un corpo edilizio a tre navate; ciascuna di esse fu pure conclusa da un’abside sul fondo.

Le navate laterali e centrale vennero rispettivamente munite di soffitto a botte e soffitto di legna e tegole. Nel 878, a seguito dell’invasione araba, siamo a conoscenza che la chiesa fu persino trasformata in moschea.

A distanza di qualche secolo, però, il re normanno Ruggero I restituì alla cristianità siracusana il complesso religioso. Sotto la reggenza del nuovo sovrano, l’abside fu decorata con pregevoli mosaici e i muri della navata centrale vennero poderosamente innalzati.

L’ambiente interno, infatti, oltre a ospitare le parti strutturali del vecchio fabbricato greco, esibisce innumerevoli elementi decorativi di fattura normanna. Per di più, si possono ammirare navate e cappelle che richiamano gli stilemi dell’arte barocca.

Di inestimabile pregio, anche le statue e le reliquie che arricchiscono il repertorio ornamentale del monumento. Altro grande significato religioso, infine, è attribuito alle numerose spoglie di santi, martiri e nobili siracusani custodite dentro il medesimo.
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