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Storie di tradimenti, tori e divinità: perché il "cornuto" in Sicilia ha origini mitologiche

L'origine della parola si fa risalire alla nostra Magna Grecia e al suo Mito. Il responsabile di generazioni di cornuti, come al solito, fu proprio Zeus. Ecco la storia

Gianluca Tantillo
Appassionato di etnografia e storia
  • 22 maggio 2023

Il Minotauro

In Sicilia la parola cornuto è un po’ come la scala Celsius: se stai dalla parte sinistra, quella del meno, sei quello che le prende, se stai dalla parte del più sei forte, quello che le mette. Se invece ti trovi sullo zero non sei né carne né pesce, «un nuddu ammiscatu cu nienti».

Soprattutto in una società che il sociologo Bauman ha definito liquida - non nel senso che fa acqua da tutte le parti ma perché caratterizzata da: «relazioni sociali segnate da caratteristiche e strutture che si vanno decomponendo e ricomponendo rapidamente, in modo vacillante e incerto, fluido e volatile». Attenzione al volatile! -, è quanto mai necessario comprendere da che parte si sta, ma ancor di più da quando e da dove venga tal cornuta e datata concezione.

Come al solito il tutto è da far risalire alla nostra Magna Grecia che di cunti campava, che con i cunti ha forgiato l’intero pensiero occidentale. «Ma per trattar del ben ch’i vi trovai» facciamo un salto dalla Sicilia ad un’altra sorella di mare e partiamo proprio dalle corna.
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Il signor Mino Tauro teneva ‘e ccorna, ma suo padre Minosse le teneva grosse grosse. Creta, isola del mar Mediterraneo, la quinta per estensione dopo Sicilia, Sardegna, Cipro e Corsica. Capitale: Candia, prefisso: 2821, piatto tipico: Cret con la nutella. È in questo luogo che in piena età del bronzo si sviluppa la civiltà minoica, in riferimento al leggendario re Minosse.

Come i minoici chiamassero loro stessi non è stato mai scoperto. Questo nome gli è stato appioppato dagli studiosi, e, per intenderci, è come se fra cinquemila anni, scavando, gli archeologi del futuro trovassero un giornale degli anni '70 e vedendo in prima pagina Giulio Andreotti, in qualità di presidente del Consiglio, chiamassero noi "Andreottoli".

Magari a quelli gli stava sul kaiz. Anzi, gli stava abbondantemente sul kaiz. Ma riavvolgiamo il nastro.

La famiglia di Minosse, oltre ai titoli e i piccioli, aveva anche la buona abitudine di tramandarsi pure le corna. Già suo padre Asterione, sposato con la bella Europa (principessa di Tiro, città costiera del Libano), «teneva più corna lui di un cato di babbaluci».

Non è per spezzare una lancia in favore di Asterione, ma c’è da dire che gli promisero in matrimonio una fanciulla illibata e invece gli tirarono un pacco grosso quanto una casa. Per carità, nemmeno colpa di Europa fu, che poverina cadde vittima di un agguato.

Il responsabile di generazioni di cornuti come al solito chiamasi Zeus. Quella sua per le donne era una vera e propria ossessione, forse colpa di traumi infantili perché suo padre Crono si mangiò tutti i suoi fratelli e per poco non si mangiava pure lui. E datosi che il suo hobby preferito era fare il guardone, un giorno si imbatté nella bella Europa che stava al mare insieme alle ancelle.

A Zeus a quel punto gli partì la testa al cacio e chiamò Hermes - che a scanso del nome figo è quello più disgraziato perché il suo ruolo è fare il postino per conto degli dei - ordinandogli di guidare i buoi del padre di Europa dove ci stavano le femmine. In men che non si dica il Dongiovanni De La Puñettas si trasformò in un bellissimo toro bianco, fiondandosi all’attacco senza mezzi termini: «E magnati ste olive, so’ greche…».

Ipnotizzata dal savoir-faire di Zeus, Europa sale sul dorso del magnifico bovino e commette la più grande fesseria della vita sua, perché quello ingrana la prima e parte tipo Tano Ballarò ai tempi delle corse clandestine con l’Ape 50 montata. Tanti auguri e tre figli maschi uno appresso all’altro: Serpedonte, Radamanto e Minosse.

Dici, ma Minosse non era figlio di quell’altro? Già, Asterione oltre che cornuto pure malaminkiata perché sposa Europa e si accolla i tre figli di Zeus. Passano gli anni, Asterione caput e Minosse diventa re. Manco il tempo di metterci mani e già si fa schifiare perché impone tasse su tasse e taglia il reddito di cittadinanza dell’epoca.

I suoi sudditi vanno su tutte le furie e insorgono in una rivolta. «Cretesi sì - dicono giustamente - ma cretini picchì?!». La situazione tracolla, lo Spread sale, i politici per spostare l’attenzione cominciano a parlare di ponte Messina-Reggio Calabria. Non c’è tempo, è il re e deve trovare una soluzione.

Minosse pensa, si scervella, e, per la serie “chiù longa è a pinsata, chiù grossa è la minchiata”, partorisce un diamante di idea: «Pregherò il dio Poseidone di donarmi un toro da dare alla popolazione, così i miei sudditi si calmeranno!».

«Un toro? - si chiede Poseidone- Ma allora vero cretino è…». Comunque, per non sapere né leggere né scrivere acchiappa un toro bianco e glielo dà. Sembra che tutto stia per volgere al termine ma a Minosse viene un’altra idea (e abbiamo capito che Minosse meno pensa e meglio è).

«Perché devo dare il toro bianco a loro? Il toro bianco, che è bello, me lo tengo io, e a loro do un altro toro». Ora, non è tanto per il toro, perché già fra migranti, ONG, porti chiusi e porti aperti, Poseidone che è dio del mare già ha la testa quanto un pallone; ma dopo tanta gentilezza e tanta disponibilità, essere preso pure per il "kul", arriva il momento che anche i santi si tolgono l’aureola e se la pestano sotto i piedi.

La vendetta è atroce e immediata. Poseidone da un colpo di bacchetta magica e fa innamorare Pasifae, moglie di Minosse del toro. Fra i due scoppia una passione travolgente, un amore proibito e straproibito mentre vivono tutti e tre sotto lo stesso tetto. Per nove mesi tutto tace, poi arriva il momento che il re di Creta abbia un erede. E proprio il giorno che Mino Tauro viene al mondo, Minosse capisce un'importante lezione: il toro tiene ‘e ccorn, ma lui di più.

Celsius, quello della scala, non era ancora nato, ma da quel giorno il popolo di Creta salutò il suo re con un bel paio di corna.
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