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Stucchi di Serpotta e affreschi di Novelli: per la prima volta apre la chiesa dei seminaristi

Per tutta l’estate, fino a settembre, Palermo aprirà le porta di un piccolo tesoro nascosto in pieno centro storico, grazie all'Associazione “Palazzo Alliata di Villafranca”

  • 2 luglio 2019

La Chiesa della Madonna di Monte Oliveto detta "Badia Nuova" a Palermo

A partire dal 2 Luglio e per tutta l’estate, fino a settembre, Palermo aprirà le porta di un piccolo tesoro nascosto in pieno centro storico. Grazie all'Associazione “Palazzo Alliata di Villafranca”, che gestisce l’omonimo palazzo sito su Piazza Bologni, aprirà le porte la Chiesa di Santa Maria di Monte Oliveto, conosciuta come Badia Nuova, è la chiesa dei seminaristi da sempre chiusa al pubblico, che si trova accanto alle Absidi della Cattedrale della città.

La chiesa, annessa al Seminario Arcivescovile di Palermo, in via Incoronazione, è un piccolo capolavoro barocco. Fu edificata tra il 1620 ed il 1623, su progetto di Mariano Smiriglio. All’interno vi sono un’unica navata e quattro altari laterali. Ad impreziosirla, i meravigliosi affreschi di Pietro Novelli e gli straordinari stucchi di Giacomo Serpotta. Sarà possibile visitarla tutti i giorni, dalle 10.30 alle 17.30, eccetto il mercoledì, al costo di tre euro.
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Il prospetto della chiesa è animato da giochi cromatici di tufo e di intonaci. Nell’ordine inferiore il portale, fiancheggiato da due colonne, sorregge il timpano che ospita lo stemma marmoreo dell’ordine francescano, opera di Ignazio Marabitti. L’interno, ad unica navata, con due altari per lato e un coro all’ingresso sostenuto da quattro colonne di ordine tuscanico in marmo grigio di billiemi, riprende lo schema iconografico delle chiese di conventi femminili.

Il sotto coro è un perfetto accordo armonico tra pittura e scultura, gli stucchi ad opera di Giuseppe e Giacomo Serpotta (1639 ca.) e gli affreschi attribuiti a Filippo Trachedi rappresentano soggetti tutti afferenti all’iconografia mariana.

La Volta Campita entro cornici di forte risalto plastico in stucco e oro, ospita i meravigliosi affreschi di Pietro Novelli (detto il Monrealese) eseguiti tra il 1633-34.

Il primo altare a destra: Consegna del Cordiglio francescano a S. Luigi di Francia, 1633. Opera del monrealese Pietro Novelli, in piena conformità con lo stile del suo tempo (sapore Caravaggesco e Vandyckiano) raffigura S. Francesco che, guardando dall’alto, assiste e benedice quanto compiono il viceré di Spagna, l’Arcivescovo e S. Benedetto il moro. In origine rettangolare, è stato adattato alla nicchia della Cappella che tutt’ora lo ospita.

Secondo altare a destra: campeggia un piccolo tabernacolo con porticina in argento sbalzato. Rinnovata in stile neoclassico, la nicchia ospita una imponente statua in marmo bianco di Carrara della Madonna con Bambino, (iconografia tipica della madonna di trapani). Il secondo altare a sinistra: Crocifisso e reliquiario.

Questo altare è sovrastato da un imponente crocifisso dolorante, con lo sguardo straziato rivolto verso il basso. La croce è in agata ed è attorniata da reliquie di santi martiri, protette da vetri incastonati in un unico complesso parietale di cornici in legno dorato finemente scolpiti.

La decorazione in stucco della navata e dell’arco trionfale, con la Madonna di monte oliveto, è di Giovanni Serpotta (1758). In se, figura vari registri che si differenziano per temi e colori. Se ne distinguono tre. La più bassa presenta Adamo ed Eva in preghiera per il peccato commesso: Adamo supplicante guarda ed implora verso l’alto, Eva è accasciata sulla pietra dal dolore, tanto da non vederne il volto.

Tre angeli portano la croce, uno porta la corona di spine e i chiodi, mentre un altro attinge col calice il Sangue di Cristo. Qui i colori si vanno schiarendo e le figure diventano anche più nitide e raffinate. L’ultima scena invece vede protagonisti il Figlio e il Padre. A suggellare il tutto è lo Spirito Santo, rappresentato sotto forma di colomba.
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