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Tra chiese, palazzi e dolci antichi: in Sicilia ti innamori del borgo "di li quattru cantuneri"

Lasciati gli agrumeti riberesi, è tempo di nuove conquiste. Ogni passettino racconta un pezzo di storia. Entri intimorito e vai con un bagaglio ricco di cultura e delizie

Salvatore Di Chiara
Ragioniere e appassionato di storia
  • 30 aprile 2025

Il borgo di Alessandria della Rocca

“Puru lu cchiu tintu cristianu sinni namura. A li quattru cantunera lu populu s’incontra, cu li chiesi all’angulu, lu calvariu dda supra e la madunnuzza ni lu cori. Niatri semu lisciandrisi”.

Poche parole che descrivono al meglio il borgo di Alessandria della Rocca. La tanto agognata SP32 è diventata tappa fissa per raggiungere l’entroterra siciliano. Lasciati gli agrumeti riberesi, è tempo di nuove conquiste. Ogni passettino racconta un pezzo di storia e oggi, l’agrigentino spinge oltre i suoi confini naturali.

I primi metri sono di perlustrazione, gli sguardi attenti convocano ogni pensiero possibile. Mai fidarsi apparentemente. E finalmente, raggiunto il Corso Umberto I, inizia la visita di un posto grazioso.

L’incertezza regna sovrana, non esiste punto cardinale ove sia impossibile trovare uno scatto. La manifestazione dell’antico trova regolare posto in una terra martoriata dallo spopolamento. Come tanti borghi siciliani, la mancanza di prospettive ha tolto entusiasmo ai suoi appartenenti, specialmente nei giovani.

Ai nostri lati tocchiamo con mano il fenomeno, abitazioni abbandonate e scolorite. Chissà quante cose potrebbero raccontarci! Ci lasciamo ingolosire dalle prime architetture nobili. Chiese e palazzi scandiscono i tempi delle visite; lenti, impassibili e rispettosi dei contenuti storici.

La Chiesa Madre è un capolavoro costruito su una precedente chiesetta dedicata a S. Nicolò di Bari. Il prospetto post-rinascimentale nasconde particolari non indifferenti. Tre nicchie, di cui due ai lati del portone e una sopra, completano i "lavori d’ingresso".

A tre navate, con transetti e cupola sulla crociera e la cantoria (sorretta da due capitelli "tuscanici") sopra l’ingresso, esibisce file di stalli in legno e due dipinti del Panepinto come ospiti graditi.

Senza dimenticare la grande tela che raffigura l’Arcangelo Michele che lotta contro Lucifero. Nell’altare di Santa Rosalia si trova un urnetta contenente le Reliquie della santa (una parte dell’osso della spalla - confermata dalla Bolla dell’allora Vescovo di Agrigento Lagumina).

La prima tappa ha mosso un certo entusiasmo e le viuzze adiacenti sono testimoni della nostra partecipazione. I palazzi nobiliari Genuardi-Inglese, Guggino, Cordova, Genuardi, Inglese-Spoto e Coniglio sono chiari esempi di una nobiltà decaduta.

Sono lontani i tempi in cui i Barresi (1542-1788) furono signori di Alessandria della Rocca. Quando al capostipite don Nicolò Baresi succedette il figlio don Carlo Blasco, venne fondato (1570) appunto il comune (con diversi nomi fino a quello attuale). “Li tempi boni fineru ni niatri, semu scarsi” tuona negativamente un anziano del posto.

Sono parole che suonano come un ostacolo insormontabile. Le potenzialità non mancano, a partire dalla Chiesa del Carmine (1596).

Arte barocca alessandrina ricca di forme. Il prospetto è arricchito dal maestoso portale. Questo è sovrastato da un’edicola che lascia di… stucco. Ospita la Madonna del Monte Carmelo col Bambino e San Domenico genuflesso.

Presente anche lo stemma della famiglia Barresi. A una navata, con due altari (Crocifisso e Madonna) e due stucchi attribuiti al Serpotta. Proseguendo lungo il corso è possibile raggiungere il Calvario. Situato nel punto più in alto del paese, offre una panoramica verso il Lago Magazzolo.

È tempo di riposo dopo il tratto in salita. I paesaggi boschivi cambiano l’umore, urge l’assaggino culinario. Mandorle, olio e dolci sono le specialità di casa. E poi si "senti du ciavuru di cosi chini. Soccu su?".

Proviene da una pasticceria a poche decine di metri dalla Chiesa del Crocifisso (con il Purgatorio del pittore alessandrino De Simone) e il languorino accelera i battiti dell’assaggio. In paese parlano delle "Ncannellati".

A primo acchito non capiamo, subiamo solo il profumo incessante del dolce. Al secondo invece ottemperiamo al nostro desiderio. È un dolce semplice e gustoso, che risale al XVII secolo.

Preparato dalle suore del Collegio di Maria, una tal Maria Cannella (da cui prendono il nome), un giorno decise di rendere omaggio al principe Barresi. Realizzò un dolce con i pochi ingredienti a disposizione: mandorle, zucchero e farina. Oltre al sapore delizioso, la curiosità è data dall’aspetto particolare. Ed è proprio il Collegio di Maria il prossimo step.

All’interno presenta decorazioni corinzie e due tele raffiguranti "La Sacra Famiglia" e "La Deposizione". Le chiese del Convento e di San Giovanni completano il “giro turistico religioso”.

Nella prima è presente un chiostro costituito da colonne doriche e archi a tutto sesto (caratterizzato da volte a crociera). Nella seconda struttura (S.Giovanni) - di arte barocca - è caratterizzato da festoni in gesso. Inoltre, la statua del santo è avvolta da un manto rosso bordato d'oro. Un tempo erano presenti altre cinque chiese.

Le conoscenze del territorio trasportano i curiosi a oltrepassare il borgo per raggiungere il Santuario della Madonna di Alessandria e il Lago di Magazzolo.

Gli appassionati di archeologia possono soffermarsi nelle necropoli di Gruttiddri e Lurdichedda. Sono insediamenti preistorici e medievali con tombe a grotticella o "forno".

Sono stati rinvenuti utensili, vasellame e ceramiche di grosse dimensioni. Alessandria della Rocca è un museo a cielo aperto. Entri intimorito e vai via con un bagaglio ricco di cultura.

Senza dimenticare le parole della signora Maria: «Ho vissuto per 17 anni in Inghilterra - ho figli in Irlanda - però Alessandria è tutta la mia vita. In queste vie siamo rimasti in pochi, solo anziani.

I miei ricordi corrono all’infanzia quando, insieme a tanti ragazzi ci divertivamo. Lo spopolamento ha cancellato il presente e in parte il futuro. Alessandria vivrà ugualmente».

Ne siamo certi, “li quattru cantuneri” continueranno a raccontarci aneddoti e curiosità.
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