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Tra i meno conosciuti ma è uno dei gioielli della Sicilia: il Parco archeologico "della Montagna"

Si estende su un territorio ricco di vegetazione spontanea e un terreno roccioso, caratterizzato da affioramenti di calcare e gessi macrocristallini. Scopriamolo insieme

  • 16 dicembre 2021

Parco archeologico di Ramacca

In Sicilia, ci sono numerosi parchi archeologici che testimoniano la storia delle diverse civiltà che hanno attraversato l’Isola. Fatta eccezione per alcune aree archeologiche di chiara fama, occorre annoverare anche la presenza di siti meno
conosciuti, ma non per questo di minore importanza o bellezza. Tra questi si può includere il parco archeologico di Ramacca, un vero gioiello per le sue bellezze naturali e storiche.

Il parco, detto anche della “Montagna”, è il più importante del territorio ramacchese e si estende su un territorio ricco di vegetazione spontanea e un terreno roccioso, caratterizzato da affioramenti di calcare e gessi macrocristallini.

Durante le passeggiate nella zona è possibile imbattersi in piccoli mammiferi quali il coniglio, la volpe, la lepre selvatica, l’istrice e il riccio. Tra i volatili, oltre alle comuni gazze, non è difficile incontrare di sera le civette i gufi. Più rari sono i rapaci, come la poiana, lo sparviere, il gheppio. In questoluogo la vegetazione è quella tipica mediterranea. Intorno al parco si estende una boscaglia caratterizzata dal pistacchio selvatico, dal leccio, dal frassino. Nella zona ci sono anche piante aromatiche, come il timo, l’origano e il finocchietto selvatico.
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Il Parco archeologico della Montagna è stato realizzato grazie ai finanziamenti europei dei Progetti integrati territoriali (PIT), riguardanti l’economia del turismo. È stato inaugurato nel gennaio del 2007 con lo scopo di delimitare le aree di interesse archeologico della zona, già individuate e studiate da anni da Università e Soprintendenza ai Beni Culturali di Catania, di custodirle e di permetterne la fruizione sostenibile alla collettività ramacchese e ai visitatori.

Si tratta di un sito di assoluto rilievo, dal punto di vista culturale e scientifico. I siti archeologici, se opportunamente organizzati, sono in grado di promuovere e valorizzare il contesto, anche in aree in ritardo di sviluppo, migliorandone la
capacità di attrarre visitatori e creando così un volano economico di cui anche la popolazione residente può beneficiare.

Il parco è “protetto” e curato con grande dedizione dall’associazione Archeorama che, con i suoi professionisti, guida i turisti fra tombe antiche e resti di abitazioni del passato, fra narrazioni storiche e archeologiche di grande interesse. Abbiamo
visitato il parco, guidati durante il percorso da Laura Sapuppo, presidente dell’associazione e professionista ricca di passione e amore per il sito. Ci ha raccontato di scavi e di scoperte archeologiche, ma anche delle difficoltà che incontrano quotidianamente per preservare la bellezza e l’unicità del sito.

«Sulla Montagna di Ramacca- ci spiega Laura- nella prima età del Ferro iniziò a fiorire un insediamento indigeno, ellenizzato successivamente da coloni calcidesi di Leontini. Il parco comprende tre distinte aree archeologiche: il villaggio preistorico di Torricella, dove nel 1970 e nel 1971 vennero effettuate due campagne di scavo; il sito di S. Maria, indagato solo con ricognizioni di superficie, ma con tracce che risalgono al Neolitico; la Montagna di Ramacca, oggetto di indagine archeologica con undici campagne di scavo tra il 1978 e il 2000, sotto la direzione degli archeologi E. Procelli e di A. Patanè.

Gli scavi di quest’ultimo sito hanno portato alla luce un’imponente quantità di reperti archeologici. Si sono potute così ricostruire le varie epoche di frequentazione, la struttura urbanistica, la presenza due aree sacre e di tre necropoli. Inoltre, nel territorio di Ramacca, è stata individuata una villa d’età romana con pavimentazione musiva».

Durante la passeggiata, abbiamo avuto la sensazione di trovarci in un museo a cielo aperto, dove è facile ricoprire fra i sentieri, piccoli resti archeologici, quali pezzi di anfore, scodelle e ceramiche del passato. «Fra i ritrovamenti più importanti - racconta Laura - occorre ricordare quello di uno scheletro umano nella zona alta delle abitazioni. Molto probabilmente si trattava di un uomo in fuga, che tentav di mettersi in salvo durante un’invasione nemica. Infatti, nella zona si sono susseguite quattro fasi di distruzione dell’antica città».

Un'altra scoperta archeologica di rilievo è quella compiuta dalla stessa Laura Sapuppo. Durante il luglio del 2000, a seguito di un intervento di somma urgenza nei pressi della Montagna, Laura scopre una sepoltura ad incinerazione, che è poco frequente nella zona, per questo motivo lo racconta ancora oggi con grande emozione. Questa scoperta ha fatto intuire agli studiosi che dal VI secolo a.C. in poi, agli indigeni del territorio si sono unite persone di provenienza greca.

Di cosa si occupa esattamente Archeorama? «È un’associazione culturale- risponde Laura- che promuove ed organizza eventi ed attività didattiche finalizzate a sviluppare nei giovani l’interesse per la storia e l’archeologia, attraverso laboratori, visite guidate, nei parchi archeologici di Catania e provincia: Palikè (Mineo), Montagna di Ramacca, Monte Judica, Coste di s. Febronia (Palagonia). Grazie ad una convezione con il Comune di Ramacca e la soprintendenza dei beni culturali di Catania, Archeorama partecipa alle attività scientifiche e gestisce i servizi aggiuntivi per il Parco e il Museo archeologico.

Inoltre, abbiamo attivato una collaborazione con l’Università di Catania, tramite il Dipartimento di Scienze della Formazione, per la conduzione di ricerche archeologiche e per la valorizzazione del sito. Stiamo anche lavorando ad un progetto digitale, che mostrerà ai turisti durante il percorso, come era strutturato il sito archeologico».

Se si tiene conto che tutte le attività scientifiche, promozionali e didattiche del Parco e del Museo di Ramacca si svolgono attraverso il volontariato e praticamente con costi esigui, si ha la dimensione delle difficoltà cui va incontro l’associazione. «La scarsa propensione a fare rete - continua Laura - ha impedito fino ad ora di creare quei circuiti turistici alternativi, culturali, relazionali, emozionali, di cui tanto si parla. Ma, con ottimismo, ci stiamo lavorando.

Purtroppo, i siti che si trovano ad una certa distanza dai centri abitati spesso subiscono gli attacchi di vandali, ladruncoli, pastori, cacciatori e scavatori di frodo che tagliano le recinzioni in barba ai divieti e alle ordinanze. Forse con azioni più incisive di prevenzione e controllo si potrebbe mettere un argine agli scempi cui troppo spesso assistiamo».
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