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Trasforma il legno in sculture "viventi": il maestro (autodidatta) con l'arte nelle mani

Oggi Francesco ha 65 anni e un passato lavorativo nel mondo edile, eppure una vocazione del genere, manifestata sin da piccolo, gli è rimasta nel sangue

Sara Abello
Giornalista
  • 15 ottobre 2023

Francesco Maglio

Quante volte avete sentito pronunciare il detto "avere l’arte nelle mani"?

Bagheria è un territorio molto fertile in tal senso, e di artisti ne abbiamo tanti, ma ce n’è uno che di talento e arte ne ha sparsi tra mani, cuore e testa. Questa è la storia di Francesco Maglio e con lui il legno prende vita, letteralmente.

Le origini di Maglio sono palermitane, il cognome lo tradisce subito, ma a Baaria è cresciuto e ha imparato, tutto da solo, l’arte dell’intaglio.

Ciò che più stupisce infatti, guardando le sculture a tutto tondo finemente dettagliate che realizza, è che sia un autodidatta. Va bene la pratica, ma senza un talento smisurato come il suo non avrebbe mai potuto ottenere certi risultati.

Oggi Francesco ha 65 anni e un passato lavorativo nel mondo edile, eppure una vocazione del genere, manifestata sin da piccolo, gli è rimasta nel sangue, sempre pronta a venir fuori, come accaduto negli ultimi anni.
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Se da un paio d’anni infatti è in pensione e può dedicarsi completamente alla scultura, già dagli anni ‘80, durante una trasferta lavorativa a Messina, nei periodi di “schiffaramento” lontano da casa ha ripreso in mano il coltellino come hobby e, prima con rametti di limone e poi con radici e ceppi di ulivo, ha dato sfogo al suo estro.

Come racconta lo stesso Francesco Maglio, tutto nasce dall’amore per il caratteristico siciliano e i carretti. Va da sè però che il carretto, per un artista come Maglio, è limitante nei soggetti, negli spazi e nelle tecniche da usare per la sua bidimensionalità.

Per questo motivo la base delle sue opere è mutata e ha iniziato a ricorrere a radici e pezzi di legno, alle volte di grandi dimensioni, tutti di recupero.

Ognuna delle sue realizzazioni, sia tra quelle esposte all’interno delle sale del Museo dell’Acciuga e delle Arti Marinare di Aspra o in giro per la Sicilia, sia tra quelle che gli sono state commissionate nel tempo, hanno tutte una storia unica.

Il processo creativo prende avvio da una gita fuoriporta o da una passeggiata durante la quale viene avvistata la materia prima per la prossima opera. È proprio la sua forma, il colore, la porosità ad ispirare Maglio che, ammette, alle volte inizia ad intagliare con un’idea e poi via via questa muta.

Una costante delle sue opere è che si tratti sempre di veri e propri agglomerati di soggetti, un’insieme di storie ed elementi. Già a partire dal ceppo di legno che in sè racchiude il racconto di una giornata o di un momento, e poi di tutti i personaggi che vengono raffigurati.

Animali, santi, sirene, gladiatori, persino una rappresentazione del Covid-19 tra le opere di Maglio, che emerge tra le altre esposte al Museo di Aspra, ognuna diversa, ognuna con la sua storia personale.

E poi tante creazioni o creature, come sarebbe meglio definirle, che toccano il sociale.

All’interno di una sala del Museo dell’Acciuga, dove è ospitato anche il suo laboratorio, vi è ad esempio un’intera esposizione dedicata alla lotta contro la violenza sulle donne.

Tante le sue opere che hanno commosso, come quella dedicata agli “angeli dalle ali spezzate”, i 108 bambini vittime di mafia, o quella dedicata al piccolo Giuseppe Di Matteo dal titolo “Il Bambino che sognava i cavalli”.

In questa scultura, un groviglio tra la criniera di un cavallo che corre libero, come forse è stato Giuseppe dopo le torture subite, mani e volto di una o tante madri addolorate, un piccolo roseto e al centro proprio il piccolo Di Matteo.

Una storia nella storia, come ci ha abituati quello scrigno che è il Museo dell’Acciuga.

Della stessa delicatezza dell’opera dedicata a Giuseppe Di Matteo ve ne è un’altra che Francesco Maglio ci ha mostrato in anteprima e che è ancora in lavorazione...una grande scultura dedicata alle scorte di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.

Una rappresentazione a 360° che vede da un lato Emanuela Loi e dall’altro Claudio Traina, circondati dalle colombe della libertà, angeli, tentacoli, e una serie di dettagli come i colletti bianchi e la celebre agenda di Borsellino.

Questo insieme di soggetti ed emozioni è sormontato da due colonne che ripoducono quelle poste a Capaci e sulle quali anche in questa versione verranno incisi i nomi delle vittime.

Francesco Maglio è una di quelle figure che forse Bagheria dovrebbe conoscere meglio, ancor più oggi che ha tempo e modo di dedicarsi totalmente alla sua arte e, se un olimpo di baarioti meritevoli e celebri c’è davvero, bisognerebbe inserirlo in elenco.

Non provate però a chiedergli quale sia la sua opera che ama di più... vi dirà infatti che i suoi lavori sono come dei figli, e quale buon padre si sognerebbe di averne uno prediletto?!
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