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Perché in Sicilia si dice "abbagnarici 'u pani": il detto (ambiguo) tra goduria e malizia

In Sicilia si sa, molti detti popolari provengono dalla tavola. Ve ne spieghiamo uno che tutti conoscono, o perché vittime o perché "carnefici"

  • 10 febbraio 2022

La scarpetta col pane (foto di Esto)

In Sicilia si sa, molti detti popolari provengono dalla tavola perché è il contesto che accomuna tutti, anche se con tradizioni specifiche dei luoghi, nel godere del buon cibo e della sana allegria della condivisione.

E proprio dalla tavola arriva uno dei modi di dire più conosciuti, abbagnarici 'u pani. Un’espressione che trasuda puro godimento solo a pronunciarla e che si riferisce, infatti, all’azione con cui si trae piacere dalle difficoltà altrui così come quando godiamo nell’‘abbagnare’ un tozzo di pane nel sugo rimasto sul piatto.

Qual è l'origine di questo detto?

«In passato il pane si consumava schittu senza companatico o al massimo con un pezzo di cipolla, di formaggio o una sarda salata. Il massimo della goduria era avere qualcosa in cui poterlo ‘abbagnare’» scrive Giuseppe Buccellato nel suo libro Chi nnicchi e nnacchi: Proverbi, parole e altro della Sicilia che fu.
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Oggi il pane si compra tutti i giorni, lo si trova fresco anche la domenica, e spesso capita pure di buttarlo, cosa impensabile fino a qualche tempo fa. Anzi, nel caso in cui fosse stato necessario disfarsene si sarebbe trattato di un vero e proprio sacrilegio: lo si sarebbe baciato, dicendo una specie di preghiera e poi lo si sarebbe buttato.

Molte cose sono cambiate negli anni. Oggi è consuetudine comprare il pane, ma prima si faceva in casa una volta alla settimana in grandi quantità così che potesse durare per un bel po’. Ogni giorno si induriva, non tutti avevano le condizioni igienico-sanitarie per riuscire ad avere in bocca i denti fino ad una certa età, ed ecco che moltissime delle ricette della cucina povera prevedevano di abbagnare il pane.

Nel tempo l’espressione si è colorita fino a diventare un modo di dire molto popolare dalla doppia sfumatura che può essere usato in due occasioni: nel significato più felice esprime un momento di massimo godimento e piacere, proprio come può esserlo inzuppare il pane in un buon sugo (la scarpetta).

Nel secondo significato è come dire "girare il coltello nella piaga" traendo giovamento a scapito di qualcun altro. Si intinge così il pane nel piatto altrui. Si usa quindi per intendere chi infierisce su qualcuno, a volte con un pizzico di malizia, andando a toccare argomenti o situazioni spiacevoli.

In questa seconda accezione lo si usa più spesso e volentieri. È curioso notare come si sia tratto un modo di dire, che si basa su accadimenti reali e metaforici, da un elemento di vita quotidiana.

La saggezza popolare con tutto il bagaglio linguistico ed espressivo che si porta dietro non va mai sottovalutata. Questo detto, così come molti altri, sopravvive da anni e anni e viene tramandato di generazione in generazione.

Adesso spetta a noi conservarlo nel tempo, usandolo nella maniera più corretta a seconda delle circostanze. Ci sarà sempre un buon motivo per abbagnarici ‘u pani.
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