STORIA E TRADIZIONI

HomeCulturaStoria e tradizioni

Tutti i Comuni che hanno cambiato nome in Sicilia: la storia (surreale) di Mussolinia

E se città importanti non videro mai cambiare il proprio nome, in contesti più piccoli la libertà fu maggiore. Vi raccontiamo momenti cruciali della storia d'Italia e della Sicilia

Susanna La Valle
Storica, insegnante e ghostwriter
  • 6 novembre 2025

Mussolinia

Cancellare il passato, chiamare con nuovi nomi borghi, paesi e città. Scoprire che il posto dove si è nati porta un altro nome. È una prassi consolidata negli stravolgimenti storici e di regime, una maniera per cancellare un passato non gradito e celebrarne uno nuovo. E se città importanti non videro mai cambiare il proprio nome, in contesti più piccoli la libertà fu maggiore.

Risalire in Sicilia ai nomi originari dei luoghi è un esercizio quanto mai complicato, specie se consideriamo la quantità di “Ospiti” che l’hanno attraversata, tra cui gli Arabi che stravolsero la toponomastica dei luoghi. Non solo, lungo il tortuoso cammino della storia della Sicilia, vari toponimi risentirono delle varie "Signorie" che abitarono quei luoghi.

Momento cruciale fu l’avvento dell’Unità d’Italia, dove fu necessario dare una sistemazione a paesi, città, province e regioni luogo la Penisola, Isole comprese, una registrazione mai avvenuta prima. Già a quell’epoca molti nomi e dislocamenti cambiarono, come cambiò spesso a scopo propagandistico durante il fascismo. In questo caso non cambiarono solo i nomi, spesso furono snaturati territori, con paesi che associati diventeranno un unico comune, per non parlare delle fondazioni di nuove città.

Le caratteristiche, legate alle teorie urbanistiche del tempo, prevedevano come requisiti una chiesa, la casa del Fascio/Municipio, ambulatorio, caserma della milizia, scuola, consorzio agrario, poste, spaccio, barbiere, locanda. Un micromondo autosufficiente che rispondesse a quello che Mussolini disse in discorso del 1927, dove prese posizione a favore dell’“antiurbanesimo necessario per limitare la crescita urbana, che avrebbe portato ad un proletariato difficile da gestire”.

La dimensione rurale diventò così una strategia politica di controllo che avrebbe favorito un’Italia a trazione agricola, dove poter combattere anche la contrazione della natalità. In Sicilia una delle costruzioni più importanti fu quella di Mascali dopo l’eruzione dell’Etna del 1928, la città fu completamente ricostruita spostandola tra i Giarre e Fiumefreddo di Sicilia.

Tra gli anni 20 e 30 nacquero nuovi insediamenti che coincisero con la sistemazione delle aree incolte e malsane. Il più conosciuto di tali centri fu Pergusa (1935), sorto per la bonifica delle zone umide intorno al lago di Pergusa. Altri siti di bonifica furono il lago di Lentini (Villaggio Bardara). Nuove Province furono create rispetto alle iniziali 7 dei Borboni (Palermo Catania Agrigento, Caltanisetta e Siracusa Messina e Trapani) a cui il fascismo aggiungerà Castrogiovanni (Enna) e Ragusa.

Tra le cittadine che cambiarono nome ci fu Girgenti che dal 1927 divenne Agrigento, il fascismo preferì l’origine romana del nome. Terranova di Sicilia, diventò Gela; Spaccaforno divenne nel 1935 Ispica; Biscari dal 1938 sarà Acate, Castrogiovanni diventò Enna e il meraviglioso Borgo San Giuliano, Erice. Adernò nel 1929 in Adrano; Parco fu Altofonte, Kaggi nel 1939, Gaggi, Piana dei Greci in Piana degli Albanesi nel 1941; Milocca prima fu Littoria Nissena e nel 1934, Milena; Campofelice in Campofelice di Roccella nel 1921. Il Caso di Sambuca vedrà una doppia operazione nel 1923 la definitiva cancellazione da parte di Mussolini del nome antico Zabut, aggiungendo “di Sicilia” a Sambuca.

Tra i casi di fusione di diversi Comuni c’è il caso di Jonia che fu un comune italiano dal 1939 al 1945, mettendo insieme i comuni di Giarre, Riposto, Macchia, San Giovanni Montebello oltre ad altri piccoli insediamenti, tutti riuniti nel nome Jonia o Ionia. Giarre e Riposto tornarono dopo la guerra ad essere due cittadine distinte.

Una storia surreale che merita di essere ricordata è quella di Mussolinia di Sicilia, un nuovo insediamento urbano che doveva avere le caratteristiche di una città giardino, voluta direttamente dal Duce, di cui parleranno anche Sciascia e Camilleri. Lo stesso Mussolini presenziò alla posa della prima pietra nel 1924.

La città avrebbe dovuto avere 16 torrette e si sarebbe dovuta ispirare all’architettura di Roma antica, uso il condizionale perché in realtà oltre alla tracciatura della piazza e 2 torrette non si andò oltre, un groviglio di imbrogli economici, ne decretarono la fine prima della nascita. A Mussolini che chiedeva aggiornamenti sullo stato dei lavori furono inviate delle foto farlocche di alcune villette, frutto di fotomontaggi, tra l’altro vicino al mare. Il malaffare venne smascherato e il Fascio di Caltagirone sciolto, con l’ordine tassativo del Duce di non nominare più Mussolinia. Oggi rimane un borgo rurale, sono scomparse la piazza con le prime torrette, distrutte dai bombardamenti del 1943 Tra le storie dei diversi Comuni Siciliani va ricordata la storia di Ragusa, che nonostante le numerose voci socialiste di dissenso, fu interventista e fascista tanto da essere preferita da Mussolini come luogo di visita, saltando la “Rossa e Infida Modica”.

La visita a Ragusa nel 1924 fu un tripudio una lapide fu posta a ricordo: “Prima fra le città Sicule…Ibla accetta l’apostolato di Mussolini”. Da qui Ragusa divenne “Prima città dell’Impero Fascista”, ma non solo fu Provincia nel 1926, la più piccola d’Italia, a danno della grande provincia di Siracusa, capitale indiscussa della storia, che con la perdita di parte del suo territorio fu umiliata scivolando al penultimo posto tra le province Siciliane.

La Toponomastica, branca della linguistica, è una materia infida, quanto mai incline alle bizzarrie del tempo, della storia e degli uomini, un esempio fra tutti … provate a cercare dove nacque Franco Battiato, scoprirete che è nato a Ionia e riposa nel cimitero di Riposto, entrambe medesimo luogo. Il 23 marzo 1945 quando Battiato nacque, c’era ancora l’accorpamento tra vari borghi e comuni, con un’unica strada che dall’entroterra di Giarre portava al mare di Riposto.
Ti è piaciuto questo articolo?
Seguici anche sui social
Iscriviti alla newsletter
Cliccando su "Iscriviti" confermo di aver preso visione dell'informativa sul trattamento dei dati.

GLI ARTICOLI PIÚ LETTI