MONDO SOLIDALE
Un rifugio per reinventarsi a Ballarò: cosa è (e che cosa fa) Casa Ancora a Palermo
Dal doposcuola per i piccoli alla sartoria narrativa per donne e molto altro: ecco come accedere a Casa Ancora, uno spazio nel cuore dell'Albergheria a Palermo
Casa Ancora all'Albergheria di Palermo
C'è uno spazio nel cuore dell'Albergheria dedicato al recupero delle forze e dell'autonomia: si chiama Casa Ancora, un rifugio che accoglie persone fragili come donne vittime di violenza, giovani a rischio che hanno bisogno di uno spazio familiare, come una bussola che possa indirizzarli verso una vita migliore reinventandosi.
Da tre anni questa realtà opera nel quartiere del Palermitano ed è stata avviata dal prete salesiano don Enzo Volpe e da Maria Teresa, insegnante e laica consacrata.
Casa Ancora fa anche riferimento al vescovo don Corrado Lorefice che ha affidato a don Enzo e a Maria Teresa i locali che prima sono stati messi in uso perché abbandonati per tanti anni.
«Non siamo una casa famiglia "ufficiale" - ci racconta don Enzo - ma diamo la possibilità di vivere in modo semplice e gratuitamente. È stato pensato a un luogo che fosse dedito al recupero delle forze e dell'autonomia degli utenti.
Ogni pomeriggio dalle 16.00 alle 18.15 circa apriamo lo spazio a piazza Ponticello per 20-25 bambini di scuola elementare a cui proponiamo sostegno didattico, ma anche laboratori ludici, attività ricreative legate al teatro e alla conoscenza del proprio corpo insegnando loro sport come capoeira.
Ci sono dei volontari che collaborano con noi e grazie a loro portiamo avanti questo progetto. A darci una mano sono anche maestre o dirigenti scolastici in pensione o giovani universitari. Tra gli utenti abbiamo ragazzi con giustizia riparativa in dialogo con l'Uffici di servizio sociale per i minorenni (Ussm)».
Oltre ai bimbi, ci sono progetti per le donne sia italiane che non: «Lunedì e venerdì di mattina Maria Teresa - continua Don Enzo - c'è "Filo da torcere".
Durante questi incontri si organizzano corsi di musicoterapia, danzaterapia, ma non solo. Anche la sartoria narrativa è un momento importantissimo ed edificante per loro: attraverso le confezioni di borse si raccontano».
Il gruppo di donne in queste occasioni crea dei prodotti unici con le proprie mani intrecciando relazioni e condividendo pezzi di storia, di vita e creando così sia accessori sia una rete di supporto.
«Collaboriamo anche con il "camper delle dipendenze" che si occupa di prevenzione e riduzione del danno e lo affianchiamo.
Anche con Sos Ballarò è lo stesso: è inevitabile cooperare perché le iniziative si intrecciando operando nello stesso quartiere e tendiamo una mano a persone che vivono per strada.
Anche se il centro è l'Albergheria, il nostro raggio di azione si espande in via Maqueda, stazione Centrale e anche via Oreto.
Non siamo un dormitorio pubblico, ma diamo la possibilità di fare un percorso con assistenti sociali. Ospitiamo un massimo di 5 o 6 persone in alcune stanzette»
Il nome del posto è emblematico e racchiude il significato di tutta la sua storia: «Si chiama Casa Ancora perché riteniamo che sia importante avere un'ancora in termini di relazioni umane, ma anche la capacità di fermarsi un attimo e riprendere il cammino, come capita per le navi.
L'ancora non per rimanere fermi, ma per fare una pausa, rigenerarsi e ripartire sempre».
Da tre anni questa realtà opera nel quartiere del Palermitano ed è stata avviata dal prete salesiano don Enzo Volpe e da Maria Teresa, insegnante e laica consacrata.
Casa Ancora fa anche riferimento al vescovo don Corrado Lorefice che ha affidato a don Enzo e a Maria Teresa i locali che prima sono stati messi in uso perché abbandonati per tanti anni.
«Non siamo una casa famiglia "ufficiale" - ci racconta don Enzo - ma diamo la possibilità di vivere in modo semplice e gratuitamente. È stato pensato a un luogo che fosse dedito al recupero delle forze e dell'autonomia degli utenti.
Ogni pomeriggio dalle 16.00 alle 18.15 circa apriamo lo spazio a piazza Ponticello per 20-25 bambini di scuola elementare a cui proponiamo sostegno didattico, ma anche laboratori ludici, attività ricreative legate al teatro e alla conoscenza del proprio corpo insegnando loro sport come capoeira.
Ci sono dei volontari che collaborano con noi e grazie a loro portiamo avanti questo progetto. A darci una mano sono anche maestre o dirigenti scolastici in pensione o giovani universitari. Tra gli utenti abbiamo ragazzi con giustizia riparativa in dialogo con l'Uffici di servizio sociale per i minorenni (Ussm)».
Oltre ai bimbi, ci sono progetti per le donne sia italiane che non: «Lunedì e venerdì di mattina Maria Teresa - continua Don Enzo - c'è "Filo da torcere".
Durante questi incontri si organizzano corsi di musicoterapia, danzaterapia, ma non solo. Anche la sartoria narrativa è un momento importantissimo ed edificante per loro: attraverso le confezioni di borse si raccontano».
Il gruppo di donne in queste occasioni crea dei prodotti unici con le proprie mani intrecciando relazioni e condividendo pezzi di storia, di vita e creando così sia accessori sia una rete di supporto.
«Collaboriamo anche con il "camper delle dipendenze" che si occupa di prevenzione e riduzione del danno e lo affianchiamo.
Anche con Sos Ballarò è lo stesso: è inevitabile cooperare perché le iniziative si intrecciando operando nello stesso quartiere e tendiamo una mano a persone che vivono per strada.
Anche se il centro è l'Albergheria, il nostro raggio di azione si espande in via Maqueda, stazione Centrale e anche via Oreto.
Non siamo un dormitorio pubblico, ma diamo la possibilità di fare un percorso con assistenti sociali. Ospitiamo un massimo di 5 o 6 persone in alcune stanzette»
Il nome del posto è emblematico e racchiude il significato di tutta la sua storia: «Si chiama Casa Ancora perché riteniamo che sia importante avere un'ancora in termini di relazioni umane, ma anche la capacità di fermarsi un attimo e riprendere il cammino, come capita per le navi.
L'ancora non per rimanere fermi, ma per fare una pausa, rigenerarsi e ripartire sempre».
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