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Una foresta (in Sicilia) che nasconde un'oasi: Resinata è il bosco dei segreti archeologici

L'incontro tra natura, archeologia e area attrezzata rende l'idea di un ambiente perfetto. Nonostante gli incendi, il suo fascino è rimasto intatto. La sua storia

Salvatore Di Chiara
Ragioniere e appassionato di storia
  • 7 maggio 2023

Bosco della Resinata

"In tutte le cose della natura esiste qualcosa di meraviglioso". Nelle parole del filosofo della scienza Aristotele è descritta l’importanza rivestita dall’ambiente.

È l’esatta definizione che può essere attribuita al Bosco della Resinata (Risinata in dialetto). L’entroterra agrigentino è ricco di foreste incontaminate che nascondono delle oasi naturali affascinanti e da scoprire.

Pochi chilometri separano il borgo di Sambuca di Sicilia dal bosco e questi, sono segnati dalla presenza di un territorio in fermento e da rivalutare in futuro.

L'antica Zabut è protagonista di un quadro del quale fanno parte anche il Lago Arancio, il fortino di Mazzallakkar e la distesa verde della Resinata. I primi lavori di rimboschimento avvennero nel lontano 1950 (stesso periodo di costruzione della diga).
Anticamente l’area era adibita a pascoli.

Successivamente, grazie all’intervento dell’ ente forestale, si decise di sfruttare al meglio la vicinanza con l’invaso. Difatti, una parte del bosco ricopre fittamente una delle sponde del bacino creando un’atmosfera particolare.
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La flora è ricca di pini ed eucalipti. Nonostante la folta presenza artificiale, si possono incontrare delle specie naturali
come il ginepro. La superficie boschiva si estende per circa 12 km e rientra tra le 7 aree attrezzate della provincia di Agrigento.

Nel corso del tempo sono state sistemate le infrastrutture di prima necessità. Oltre alle panche e tavolini in legno (circa 120 posti a sedere), la presenza dei servizi igienici, le fontanelle di acqua, i punti cottura e un ampio parcheggio rappresentano i benefici di cui possono godere i visitatori.

Per i bambini è stato realizzato un piccolo parco giochi composto da altalene, travi di equilibrio e giostrine per incarnare al meglio il rapporto diretto con l’ambiente circostante. L’obiettivo è proprio quello di fortificare un legame spesso sfilacciato.

Per gli appassionati di trekking è possibile organizzare alcune escursioni. Interessante è l'itinerario che sale verso il Cozzo Maroccoli (dislivello di circa 270 metri) toccando il punto massimo a 450 metri.

Da lassù si può fotografare da vicino l’importanza della diga come impianto irriguo per le coltivazioni adiacenti. La strada (ritorno) in discesa (circuito ad anello) permette di attraversare alcune colture passando da Planeta Ulmo.

Un altro itinerario appassionante è quello che accompagna l'intrepido visitatore al Palmento Greco. Durante il tragitto si respira un’aria mista tra passato (archeologia) e purezza (natura). Cos’è il palmento? Quali sono le caratteristiche?

Gli studi hanno prodotto un eccezionale documento che certifica la sua monumentale ricchezza e costituisce un esempio di manufatto (antica cantina) della cultura ellenica risalente presumibilmente al III-IV secolo a.C.

All’interno si pigiava l’uva e si produceva il mosto. Una chiara dimostrazione dello sviluppo che l’antica Selinunte aveva raggiunto nel territorio in ambito agricolo - con le coltivazioni di viti, olivo e frumento. Una rara eccezione presente nel Meridione o forse, solo in Sicilia.

Gli ultimi anni sono stati contrassegnati da alcuni incendi. Il più grave ha distrutto circa 50 ettari di bosco e causato ingenti danni al patrimonio forestale del distretto numero 1 "Basso Belice e Carboj".

Per spegnere le fiamme sono dovuti intervenire un paio di canadair provenienti da Lamezia Terme e questo, ha acceso nuovamente il dibattito sull’utilizzo e i costi eccessivi delle operazioni antincendio.

Passano gli anni e puntualmente, nella stagione estiva, vengono appiccati numerosi roghi. È giunta l’ora di impiegare le risorse per lo sviluppo, la conoscenza e la tutela del territorio come prima risorsa per la normale vivibilità.
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