STORIE
Una storia (assurda) che pochi conoscono: il samurai siciliano che ispirò Martin Scorsese
Raggiunse il Giappone nel 1643 e ci rimase fino alla morte diventando diplomatico e confidente del daimyo locale. Vi raccontiamo la storia di Giuseppe Chiara
Una scena del film "Silence" di Martin Scorsese
Questa serie è tratta dal romanzo omonimo pubblicato da James Clavell nel 1975 e parla delle avventure del pirata/marinaio inglese John Blackthorne nel Giappone dell’anno 1600.
Questa storia è in realtà stata ispirata dalla vita del marinaio inglese William Adams, che raggiunse l’arcipelago giapponese insieme ad una nave olandese e al suo compagno di avventura Jan Joosten.
All’epoca il paese del Sol Levante era coinvolto da una serie di guerre civili che stavano per portare sul baratro l’impero giapponese, ma l’intervento del daimyo Tokugawa Ieyasu, uno dei più potenti signori locali della regione, alleato di Adams, permise al paese di ristabilirsi, assumendo il ruolo di dittatore militare che in giapponese si traduce in Shōgun.
Per quanto affascinante, la storia di Adams non fu però l’unica a unire Occidente e Oriente in quel periodo storico.
Altri europei infatti giunsero in Giappone nel diciassettesimo secolo e fra questi uno dei più importanti fu un siciliano: Giuseppe Chiara.
Giuseppe Chiara nacque a Chiusa Sclafani, in provincia di Palermo, nel 1602, ovvero due anni dopo l’inizio dell’epoca Edo e dello shogunato in Giappone. Da giovane probabilmente non si aspettava che sarebbe divenuto una delle vittime più celebri di questa istituzione, che allontanò i cattolici e i protestanti dal Giappone, per oltre due secoli.
Chiara studiò per diventare un gesuita e dalle informazioni che disponiamo grazie alla chiesa cattolica sappiamo che nel suo percorso di studi si distinse per la propria cultura e la passione nelle lingue straniere.
Queste capacità lo spinsero a girare insieme ad altri gesuiti in varie coorti europee, finché non venne spedito in Giappone dove l’istituto religioso della Compagnia di Gesù aveva istituito -insieme ai portoghesi – vari porti e scambi commerciali.
La sua missione era quella di individuare il successore di Cristóvão Ferreira, il capo spedizione gesuita che nel 1633, senza che la chiesa ne venisse a conoscenza, aveva abiurato la sua fede cristiana dopo mesi di torture.
In quegli anni infatti lo shogunato dei Tokugawa aveva ristretto le libertà dei cristiani nell’arcipelago, scacciato o ucciso tutti i preti e condotto in prigione tutti i fedeli che si professavano ancora cristiani – tra cui molti giapponesi converti.
Chiara giunse nell’arcipelago nel 1643 dopo alcuni mesi di viaggio e nel tentativo di rintracciare i suoi fratelli cristiani venne scoperto e imprigionato nella provincia di Chikuzen, nell’odierna prefettura di Fukuoka nel Kyūshū.
Qui fu sottoposto a torture severissime, che lo portarono a perdere la fede. Molti dei suoi compagni di viaggio vennero persino crocifissi, affogati o bolliti vivi davanti a lui e per convincerlo a rigettare la sua fiducia in Cristo i signori locali cominciarono ad illustragli le ragioni che li avevano portati a scacciare la chiesa dal loro territorio.
I gesuiti e i portoghesi vennero infatti incolpati di sollevare disordini e di aver fornito ricchezze ai nemici di Tokugawa sin dal secolo precedente, prima della venuta di Adams in Giappone. Convinto che gli interessi della chiesa in Giappone fossero di natura strettamente economica e politica, Chiara quindi decise di accettare le tradizioni giapponesi e di raggiungere Edo, l’antico nome di Tokyo.
Qui divenne un diplomatico e un confidente del daimyo locale e fu costretto a sposarsi con una vedova del posto.
Per via dei suoi servigi, venne anche premiato dallo Shogun, assumendo il nome e il ruolo di samurai dell’ex marito della donna, Okamoto San'emon (岡本三右衛門 in giapponese).
Gli venne quindi regalata un set di katane, una terra e un gruppo di servitori, che lo aiutarono a svolgere il compito che gli era stato impartito: analizzare la posta di alcuni cittadini sospetti del mercato di Edo, che l’amministrazione sospettava avessero dei collegamenti con i cristiani d’oltreoceano.
Visse in Giappone fino alla sua morte, avvenuta il 24 agosto 1685, all'età di 83 anni, e secondo le ricostruzioni storiche che disponiamo non andò mai in guerra, considerando il relativo periodo di pace che visse il paese proprio grazie alle politiche assolutiste del clan Tokugawa.
Non è certo invece se ebbe dei figli, ma è quasi sicuro che ebbe diverse concubine, oltre alla moglie ufficiale che gli permise di divenire ricco.
Come William Adams la sua storia ha ispirato diverse opere - tra cui il film "Silence" di Martin Scorsese, uscito nel 2016, a sua volta ispirato dal romanzo "Silenzio" di Shūsaku Endō - ma vista la sua condizione di “traditore della chiesa” per secoli il suo nome è stato ignorato dalla ricerca storica, in particolare in Italia.
In Sicilia sono pochissime le persone che conoscono le sue disavventure, anche se magari hanno visto il film di Scorsese, che decise di cambiare il nome del protagonista in Sebastião Rodrigues perché lo riteneva più coerente con la storia.
Nel film Rodrigues riesce a conservare la sua fede, anche dopo anni di torture, e a raggiungere a Nagasaki Cristóvão Ferreira, che in effetti visse in quella città in quel periodo storico.
Non sappiamo però se Ferreira incontrò veramente Chiara, prima di morire nel 1650, a seguito della sua riconversione alla chiesa cattolica. Il corpo di entrambi i religiosi venne cremato in Giappone e i loro resti vennero sepolti all’interno delle loro tombe di famiglia.
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