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Una Targa Florio sostenibile: fra cinghiali e fossi è tutto pronto per la Madonie Trophy
Sulle Madonie le strade sono in stato d'abbandono e ci vuole più tempo oggi per percorrerle che decenni fa: ma c'è una simpatica (e pazza) idea di rilancio del territorio
Una delle insegne della Targa Florio sulle Madonie (foto Balarm)
Molti cittadini erano scettici sul fatto che fosse possibile coniugare protezione dell'ambiente e gare di velocità a motore all'interno di un'area protetta ma la stragrande maggioranza aspetta ogni anno questo appuntamento. Tutti appassionati di corse automobilistiche? Certo che no!
Il fatto è che da queste parti, tutti sanno che le strade sono abbandonate a sé stesse e l'unico momento in cui si fa qualche rattoppo al manto stradale è proprio prima delle corse. D'altronde è successo qualche anno fa anche per il Giro d'Italia. Per le occasioni speciali ci si veste bene, no? Magari passasse domani il presidente della Repubblica.
Per il resto, chi si mette al volante a queste latitudini sa che ogni giorno deve fare i conti con dossi, buche, manto stradale dissestato che magari ti costringe a non tenere esattamente la destra, arbusti che occupano anche mezza carreggiata riducendo la visibilità nei tornanti, cinghiali che attraversano la strada a frotte senza attendere il semaforo, daini che letteralmente saltano sulle auto come fosse una corsa ad ostacoli.
Per inciso, anche a guidare come un collaudatore esperto, senza far danni danni alla vettura, va da sé che i tempi di percorrenza dei tragitti negli anni si sono praticamente dilatati. Un esempio, per percorrere la Isnello-Castelbuono vent'anni fa serviva meno di un quarto d'ora, oggi non bastano 20 minuti. Scusate se è poco in un'epoca in cui si dice che il tempo sia denaro.
Poi però ci sono i cinghiali e quelli non sono prevedibili neanche dai residenti. Nelle ultime due settimane solo ad Isnello ben tre automobilisti hanno subito dei danni - nella maggior parte dei casi notevoli - alle loro vetture da grossi cinghiali che attraversavano la strada.
Per fortuna non hanno subito danni fisici, ma nonostante in due casi su tre abbiano chiamato i carabinieri per constatare il danno, adesso brancolano nel buio per capire chi e quando li dovrà risarcire, se l'Ente Parco delle Madonie, l'ex Provincia o la Regione. Per questo hanno assunto degli avvocati.
Per completezza dei dati va detto che, se hai una macchina nuova, magari euro 6 e a basse emissioni, il danno è molto maggiore perché al di là dei danni meccanici, devi anche mettere in conto i danni alla componentistica dell'auto che può essere molto sofisticata, tra centraline e via discorrendo. Per questo motivo il terzo automobilista non ha presentato denuncia. Ha rinunciato in partenza ad ogni possibile risarcimento, nonostante ci fossero dei testimoni, perché il vecchio pandino si può riparare con una cifra che oscillerebbe intorno ai 500 euro.
"Poveri cinghiali" e "gente che che correva", diranno gli animalisti. Ma vi assicuro che anche il sottoscritto, un paio di anni fa per scansare un cinghiale ha dovuto piantare una frenata che ha fatto perdere il controllo dell'auto e in quell'occasione non sono andato fuori strada per un miracolo.
Torniamo alla Targa Florio e al sogno di una mobilità sostenibile. Da queste parti più che pensare all'auto elettrica, c'è chi pensa di tornare ai trattori. Ruote alte, paraurti robusti come le vecchie Fiat 850 e bassa velocità. E poi, stiamo rimanendo così pochi a causa dello spopolamento che quello dei possibili sorpassi è proprio l'ultimo dei problemi.
Nel frattempo però si possono rivitalizzare le corse e trasformare la Targa Forio in una sorta di Madonie-Trophy. Del resto le "troffe" abbondano e gli spettatori per i decenni a venire non mancherebbero neanche. I cinghiali sugli spalti farebbero proprio una gran figura. Loro di certo non temono lo spopolamento.
Mancano solo gli sponsor. Per il resto è tutto in discesa, anzi, aggratis.
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