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Uno squalo catturato e torturato a Sciacca senza alcun motivo: chi è la vera bestia?

Secondo l’International Shark Attack File, dal 1580 al 2013 (cioè in 433 anni) a livello mondiale sono stati registrati soltanto 13 attacchi all’uomo di cui soltanto 4 mortali

  • 20 agosto 2018

La Verdesca torturata a Sciacca

Il 14 agosto scorso, nel mare di Sciacca, due verdesche si sono avvicinate a pochi metri da due tra le più affollate spiagge del litorale saccense. Un evento che dovrebbe essere positivo - se ci sono ancora gli squali vuol dire che tutto sommato il nostro mare sta bene - e che invece ha avuto uno sviluppo vergognoso.

«Una delle due verdesche è stata torturata - racconta a Balarm Fabio Galluzzo Presidente di Marevivo Sicilia. - Dopo essere stata allontanata al largo da una motovedetta della Guardia Costiera, qualcuno è andato a pescarla per poi riportarla a riva e torturarla davanti agli occhi di diversi testimoni».

La cruenta scena è stata infatti ripresa da qualcuno che ha caricato il video online su Facebook: «Insieme a WWF Sicilia Area Mediterranea Scientifica e Mareamico abbiamo denunciato alle Autorità Competenti l’accaduto consegnando il documento video - conclude Galluzzo, - Speriamo vengano riconosciuti gli autori di questa inutile crudeltà».
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Secondo l’Ufficio Circondariale Marittimo di Sciacca però lo squalo non sarebbe morto; i militari fanno sapere di essere intervenuti per impedire qualsiasi tipo di violenza contro l’animale, confermando poi l’avvenuto rilascio in mare aperto dell’esemplare “ancora in vita”.

Un’affermazione che però non trova alcun riscontro video-fotografico (sarebbe stato più corretto documentare l’avvenuto rilascio e lo stato di salute dell’animale) e su cui gravano parecchi dubbi, visto il lungo arco di tempo in cui la verdesca è rimasta fuori dall’acqua.

La Procura della Repubblica comunque sta valutando se ci siano gli estremi per un’azione penale per maltrattamento di animali. Dietro il triste epilogo della verdesca di Sciacca ci sono sicuramente l’ignoranza e l’inciviltà di chi l’ha pescata e torturata, ma anche l’atteggiamento dei media locali e nazionali che associano l’immagine dello squalo a quella di un ‘mostro mangiatore di uomini’.

Paura, panico, terrore, allarme: basta leggere gli articoli dei media nazionali e locali sull’avvistamento della vigilia di ferragosto per leggere come gli squali avrebbero “generato il panico” tra i bagnanti (Ansa), o ancora come i bagnanti abbiano vissuto veri e propri “momenti di terrore sul litorale della Tonnara” (La Sicilia). Sentimenti che, come dimostra questo caso, sono anche alla base della caccia indiscriminata allo squalo; alcune di queste notizie riportavano già la ‘spedizione’ di un motopeschereccio uscito in mare per “tentare di catturare gli squali”.

Peccato che la verdesca sia una specie inserita nella lista delle ‘specie protette’ dalla Convenzione di Berna e faccia parte della lista IUCN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura) delle specie minacciate di estinzione con la specifica di ‘prossima alla minaccia’.

Indicazioni che non sembrano interessare il comparto della pesca, a cui l’UNEP chiede lo sviluppo di programmi di pesca sostenibile per evitare l’estinzione della specie: la verdesca rappresenta circa il 95% degli squali catturati per catture accidentali (by-catch) o per scopi commerciali nel Mediterraneo.

Questa specie, infatti, è spesso vittima di by-catch ma in alcune zone d’Italia e del Mediterraneo le sue carni sono piuttosto apprezzate in cucina. Secondo studi recenti la popolazione mediterranea è in forte declino, possibilmente più che in altre zone del mondo. Un declino attribuibile a vari fattori tra cui la geografia del mare nostrum, le variazioni climatiche e, appunto, la pesca intensiva.

Corpo affusolato, snello, di colore bluastro, le verdesche possono raggiungere i tre metri di lunghezza e generalmente hanno abitudini pelagiche -ovvero vivono al largo-. In alcuni casi però, come avvenuto a Sciacca in questi giorni, possono avvicinarsi significativamente alla riva, per esempio se ferite, malate o se stanno inseguendo una preda.

Ad ogni modo l’uomo non rientra nella dieta tipica di questi squali (né di altri): secondo l’ISAF (International Shark Attack File), dal 1580 al 2013 (cioè in 433 anni) a livello mondiale sono stati registrati soltanto 13 attacchi all’uomo di cui soltanto 4 mortali.

Se vogliamo sfatare un altro mito, considerando sempre lo stesso arco di tempo (433 anni) e a livello mondiale, il grande Squalo bianco ha ucciso 80 persone. Giusto per fare un paragone: soltanto nel 2016 (in 1 anno) l’Istat ha registrato 3.283 vittime di incidenti stradali mortali, in Italia. Per non parlare delle zanzare: soltanto nel 2017 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha contato circa 830mila decessi in tutto il mondo a causa dei morsi di questi piccoli insetti. Paura, panico, terrore, allarme: sicuro che a fare più paura delle nostre automobili o delle zanzare siano ancora gli squali?
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