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Uno studio incorona la Sicilia nuova Zona Blu: il borgo in cui vivi (bene) più a lungo

Secondo lo studio di Unipa qui c'è il più alto rapporto tra over 90 e over 60, grazie a buone abitudini a cui ispirarsi. Ma in Sicilia ci sono altri 5 paesi "hotspot di longevità"

Stefania Brusca
Giornalista
  • 30 ottobre 2025

Veduta di Caltabellotta

Vivere più a lungo e soprattutto in salute, oltre ad essere una legittima aspirazione di tutti è diventata una delle priorità della società moderna. Negli ultimi 15 anni si sono moltiplicati gli studi in questo senso e in Sicilia hanno condotto all’identificazione di un borgo definibile “Zona blu” e altri cinque paesi “Hotspot di longevità” ovvero luoghi in cui arrivare ai 90 anni o addirittura superare i 100 non è una cosa poi così rara.

L’ultimo è recentissimo, del 2025 ed è stato condotto da gruppo di ricerca del Dipartimento di Biomedicina, Neuroscienze e Diagnostica avanzata - BiND dell’Università degli Studi di Palermo. Il team di ricerca composto dal professore Calogero Caruso e dalla professoressa Giuseppina Candore e dalle ricercatrici Giulia Accardi, Anna Aiello e Anna Calabrò, ha avviato un’indagine demografica e ambientale per esplorare le cause dell’elevata longevità in alcune aree interne della Sicilia, con particolare attenzione al comune di Caltabellotta, in provincia di Agrigento.

A dare un impulso agli studi i contatti tra i docenti di Unipa anche Michel Poulain e Gianni Pes rispettivamente professore belga di demografia specializzato in studi sulla longevità, e medico e ricercatore. Sono entrambi noti a livello internazionale per aver introdotto e definito il concetto di "Zone Blu".

«Grazie alla stretta collaborazione con il Comune di Caltabellotta abbiamo condotto l’analisi dei registri anagrafici su tremila abitanti nel periodo 1900–1924 – spiega il professore Caruso – che ci ha permesso di identificare ben 472 persone ultranovantenni e 32 centenari su un totale di 5319 nati, pari all’8,9%. È un dato abbastanza alto, un risultato che si avvicina ai dati osservati nella storica Zona Blu della Sardegna anche se è inferiore del 30%». A differenza di tutte le altre zone blu del mondo dove ci sono molte più donne centenarie che uomini, precisa il professore, la particolarità della Sardegna «è che questo rapporto è quasi paritario, uno a uno».

Gli studiosi di Unipa guidati dal professore Caruso già nel 2011 si erano concentrati sui Monti Sicani. «Anche se in alcuni paesi abbiamo riscontrato un alto numero di centenari rispetto alla popolazione, in luoghi come ad esempio a Giuliana, che si conferma “hotspot di longevità” non abbiamo avuto la possibilità di studiare un campione così elevato come a Caltabellotta».

Caltabellotta è stato selezionato come comune campione per la presenza del più alto rapporto tra over 90 e over 60, un indicatore utilizzato per misurare la resilienza demografica riducendo le distorsioni legate alla migrazione. Lo studio ha messo in luce anche come in alcuni comuni montani, tra cui anche Novara di Sicilia, Geraci Siculo, Bompietro, Sant’Angelo Muxaro e Giuliana, si registri una concentrazione di persone over 90 e over 100 significativamente superiore alla media regionale e nazionale.

Risalgono «al 2018 invece gli studi sulle Madonie – continua il professore - dove in particolare è saltato all’occhio il caso di altri hotspot di longevità come Geraci Siculo e Isnello. In quest’ultimo comune ha registrato due super centenari su mille abitanti nel periodo di studio preso in considerazione». Questo studio conferma che anche alcune aree montane della Sicilia possano presentare caratteristiche analoghe alle Zone Blu internazionali ovvero aree dove la longevità è favorita da stili di vita salutari, coesione sociale, basso inquinamento e dieta mediterranea.

«In generale si è riscontrato come gli abitanti di questi luoghi – sottolinea il professore Caruso - mantengono un equilibrio fra la modernità e i ritmi di un tempo. In particolare tra i benefici della vita in campagna, come consumare buon cibo e muoversi prevalentemente a piedi, con i vantaggi dell’epoca attuale, come ad esempio l’accesso alle cure mediche».

Il progetto, che proseguirà con nuove analisi multidisciplinari, intende promuovere un modello di invecchiamento sano e consapevole, in grado di orientare politiche pubbliche per il benessere delle comunità e per la prevenzione delle malattie croniche legate all’età.
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