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Va in un liceo di Palermo, il video fa milioni di click: chi è Schettini, "il prof che ci piace"

Un progetto iniziato su YouTube per spiegare ai ragazzi la bellezza della fisica e della scienza e il piacere di imparare. Un modo nuovo di appassionare i giovani

  • 4 novembre 2022

Il prof di Fisica Vincenzo Schettini

Da un paio di settimane a questa parte sta spopolando un reel, cioè un video di durata breve, su Instagram e Facebook. Video emozionante, di una semplicità spiazzante, nulla di straordinario, artificiale, costruito, ma del tutto spontaneo.

I protagonisti sono: da un lato il caloroso saluto degli alunni del liceo scientifico Albert Einstein di Palermo e dall’altro un professore speciale.

Insegna fisica, si trovava solo di passaggio presso la scuola del capoluogo siciliano. Il reel che ha collezionato, al momento, tra Facebook e Instagram più di 5 milioni di visualizzazioni vede gli studenti e le studentesse del liceo palermitano che salutano il professore Vincenzo Schettini, conosciuto ormai come "Il prof" de “La Fisica che ci piace”.

Un progetto iniziato su YouTube per spiegare ai ragazzi la bellezza della fisica e della scienza quindi, e il piacere di imparare e di conoscere. Il professore insegna in una scuola superiore di Castellana Grotte e nel 2017 ha lanciato questo canale YouTube in cui non mette solo video attinenti alla materia, ma parla anche di altro, per esempio aspetti che riguardano i giovani.
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Infatti, da circa due anni l’attività di Schettini non si limita solo nel caricare contenuti per La Fisica che ci piace, ma ha creato una piattaforma, che raggruppa diversi docenti italiani, nella quale si caricano diversi video, che possono essere singole lezioni, oppure dei veri e propri corsi.

Il sito in questione si chiama “Il Prof che ci piace” e a spiegarlo meglio è lo stesso Vincenzo Schettini: «“Il Prof che ci piace” nasce due anni fa con l’idea di condividere con la rete dei materiali utili per studiare non in modo approssimativo e disordinato, come molte volte capita di vedere su internet, ma con contenuti organizzati con criterio, suddivisi per materie, argomenti, corsi e capitoli.

Il sito svolge il ruolo di un vero e proprio canale didattico e riunisce più insegnanti di diverse discipline, ma che hanno anche delle buone competenze per la creazione dei contenuti – dice il professore de “La Fisica che ci piace” -.

Tuttavia, il sito non ha assolutamente l’obiettivo di sostituire le lezioni frontali, ma rappresenta semplicemente uno strumento in più per gli studenti e anche per gli istituti scolastici, con cui in futuro vorrei avviare anche delle collaborazioni. Per adesso il sito è in una fase sperimentale, è possibile trovare diversi video sia gratuiti sia a pagamento, perché ricordiamo che l’insegnante svolge una professione, non un’attività di volontariato, però, per andare incontro alle esigenze dei giovani voglio tenere dei costi che siano accessibili a tutti».

Come dimostra il reel girato a Palermo che risale a poco più di due settimane fa, Vincenzo Schettini attira tutto l’entusiasmo degli studenti. Sembra che sia l’unico insegnante, o comunque, uno tra i pochi a riuscire a comunicare in modo efficace con i giovani di oggi, troppo spesso ignorati all’interno delle scuole.

Il sistema scolastico italiano, purtroppo, da qualche anno a questa parte si trova a fare i conti con una obsolescenza sotto il piano didattico e, inevitabilmente, anche sotto quello educativo e metodologico, inutile negarlo.

Tuttavia, è anche vero che molte scuole si stanno adoperando per cambiare le cose, ma il cambiamento parte anche dal singolo, si pensi al lavoro eccellente di alcuni dirigenti scolastici, o a docenti come il professore de "La Fisica che ci piace" e così via.

Schettini ha spiegato la speciale relazione con la propria community: «Non ho chissà quale potere e non sono io che parlo in qualche modo il loro linguaggio, ma i vari giovani italiani che mi seguono sono semplicemente entrati in sintonia con me, perché per me è fondamentale pormi in ascolto nei loro confronti.

Il problema della scuola è un po', oltre che l’arretratezza del sistema, in alcuni casi, anche la pigrizia di certi insegnanti, in quanto bisogna non solo fare le lezioni ma mettere al centro lo studente, prestare ascolto, parlare di altri argomenti che riguardano la vita, per stimolarli verso nuove idee».

Con il nuovo Governo targato Giorgia Meloni, in questi giorni è scoppiata la polemica per la denominazione del nuovo ministero dedicato all’istruzione, ossia il ministero dell’Istruzione e del Merito. Ecco, quest’ultima parola chiaramente ha sollevato numerosi dubbi, così si è chiesto a Vincenzo Schettini cosa significa merito all’interno della scuola:

«Mi auguro che questo tipo di merito non si riferisca solamente a chi prende tutti dieci e basta. Il merito è qualcosa che va oltre, ovvero bisogna valutare anche lo sforzo e l’impegno che mettono gli alunni nello studio, e non solo. Lo studente non finisce in aula, ma quando per esempio partecipa ad un progetto innovativo, o ha l’idea di farlo, il merito deve essere premiato, perché quando si assiste a delle cose del genere significa che la scuola ha funzionato talmente bene che ha stimolato la ragazza o il ragazzo a osare e ad andare oltre».

Dunque, niente gare a chi finisce prima, o a chi arriva prima, come capita di sentire alcune volte quando vengono elogiati questi quasi fantomatici "prodigi" del rendimento scolastico e personale che terminano le scuole in quattro anni e il percorso universitario in due anni anziché in tre – giusto per fare qualche esempio -, tenendo fuori ogni necessaria contestualizzazione di questi singoli casi, il merito non è questo.

Il professore Vincenzo Schettini è un bell’esempio di insegnante che ama il proprio mestiere e che mischia vari strumenti per un insegnamento più efficace e stimolante, come la musica nel suo caso, dato che è anche un musicista, e la tecnologia. Il suo è un progetto ambizioso nel quale vi è molta passione, non a caso gli studenti sono felicissimi quando organizza degli incontri nelle varie scuole italiane. Quando si mette amore in ciò che si fa, si fa la differenza.
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