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Zone rosse a Palermo tra le polemiche: a cosa servono i nuovi "recinti urbani"

La misura, già adottata in altre città, è stata chiesta dal ministro Piantedosi che ha partecipato al vertice per la sicurezza in prefettura. Possibile avvio entro l'estate

Luca La Mantia
Giornalista
  • 7 agosto 2025

Controlli della polizia ai Quattro Canti di Palermo

Le zone rosse, espressione di pandemica memoria, potrebbero tornare a Palermo a distanza di circa tre anni. Ma questa volta non hanno nulla a che vedere con il Covid.

L'ipotesi di tornare ad adottarle è stata suggerita dal ministro dell'Interno Matteo Piantedosi, che ha partecipato al vertice del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica in prefettura. Un incontro molto atteso vista l'escalation di criminalità in alcune zone del capoluogo.

Le zone rosse sarebbero dunque una misura estrema per fermare rapine, aggressioni e risse ormai all'ordine del giorno. A questo provvedimento si aggiungerebbe anche un potenziamento delle forze in campo e delle risorse per la videosorveglianza, come ha annunciato lo stesso ministro.

Per quanto riguarda le zone rosse, Piantedosi non si è espresso sui tempi e sulle modalità di attuazione, ma l'iniziativa sarà valutata nella prossima riunione del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza dopo Ferragosto.

Ma cosa sono le zone rosse? Sono misure già adottate in altre città d'Italia, in particolare al Nord, con specifiche ordinanze comunali con cui si individuano aree urbane dove vietare la presenza di soggetti pericolosi con precedenti penali e poterne quindi disporre l’allontanamento.

I provvedimenti furono adottati per la prima volta l'anno scorso a Firenze e Bologna dove in 3 mesi furono emessi 105 provvedimenti di allontanamento su 14mila persone controllate. In seguito la misura fu estesa anche ad altre città, come Torino e Milano.

Il 17 dicembre del 2024, il ministero dell'Interno inviò ai prefetti una direttiva con cui chiedeva di individuare zone della città ritenute problematiche in termini di sicurezza, aree urbane dove garantire la tutela della sicurezza e la piena fruibilità degli spazi pubblici da parte dei cittadini.

«Tali ordinanze sono particolarmente utili in contesti caratterizzati da fenomeni di criminalità diffusa e situazioni di degrado, come le stazioni ferroviarie e le aree limitrofe, nonché le “piazze dello spaccio”, dove sono già in atto le operazioni interforze ad alto impatto», si legge nella nota diffusa a fine anno dal ministero.

Il dicastero guidato da Piantedosi, in sostanza, suggeriva di applicare la misura in aree urbane specifiche, come le zone della movida, «caratterizzate da un’elevata concentrazione di persone e attività commerciali e dove si registrano spesso episodi di microcriminalità (furti, rapine), violenza (risse, aggressioni), vandalismo, abuso di alcol e degrado».

Nelle prossime settimane verrà chiarito se questo tipo di intervento riguarderà anche Palermo e quali zone. Intanto, però, commercianti e imprenditori non sembrano averla presa bene.

«Temevo questa notizia - commenta Doriana Ribaudo, presidente di Fiepet Confesercenti Palermo -. Perché per l'ennesima volta si vorrebbero limitare le attività in regola quando non si riesce a contrastare l'abusivismo commerciale e per abusivismo intendo quello che vende superalcolici agli abusivi, in bottiglie riempite al momento senza alcuna certezza di cosa vi sia dentro».

Le attività in regola, invece, secondo Doriana Ribaudo «sono le uniche che illuminano le strade buie. Le attività in regola sono spesso quelle che accolgono turisti in cerca di aiuto. Pensare una cosa del genere spero sia lontana dalla volontà di questa amministrazione».

E aggiunge: «Noi dovremmo essere usati come sentinelle del territorio in un'ottica di collaborazione. Quante volte abbiamo messo a disposizione le nostre telecamere per perseguire reati. Non siamo noi i nemici. Ma se qualcuno lo pensa sappia che una simile soluzione non ci consentirebbe più di far fronte ad alcun tributo locale».

Eppure, secondo i numeri ribaditi da Piantedosi, i reati a Palermo e provincia sono diminuiti del 13%. «Il dato potrebbe essere dovuto al calo di flusso turistico che a Palermo è evidente. Basterebbe passeggiare per le vie del centro città. Probabilmente arrivano in aeroporto ma la città di Palermo non viene scelta. Inoltre in tanti non denunciano».
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