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Dopo la violenza agli skater, Bonagia chiede aiuto: "Noi in preda a giovani teppistelli"

Dopo l'aggressione in via Guido Rossa, residenti e associazioni chiedono interventi mirati per il quartiere. Parla uno degli skater aggrediti: "Uno skatepark in cento"

Anna Follari
Giornalista
  • 26 novembre 2025

Il nuovo skatepark di Bonagia

«La microcriminalità giovanile nel rione di Bonagia semina quotidianamente scompiglio. È fondamentale che ciascuno faccia la sua parte». Un grido d’allarme che proviene da associazioni attive sul territorio e dai residenti, che chiedono di non essere dimenticati dalle istituzioni.

L’ultima aggressione avvenuta in prossimità dello skatepark di via Guido Rossa ha riacceso i riflettori sull’ondata di violenza che attraversa il rione: vandalismo, furti, raduno di giovani mettono sotto scacco centinaia di famiglie stanche di convivere con la paura.

«In strada avvengono continue intimidazioni: persone che passeggiano e vengono bersagliate da gruppi di giovani che tirano pietre e mandarini, auto vandalizzate, zuffe – segnalano dall’associazione Insieme per Bonagia – tutto ciò crea paura tra i residenti. Spesso si muovono in branco e sono a bordo di motorini elettrici difficili da identificare. È importante investire sulla cultura oltre che sul controllo proattivo da parte degli organi competenti e la creazione dello skatepark sul territorio è un valore aggiunto che restituisce alternative alla delinquenza e ai giovani del quartiere».

La punta dell'iceberg è l'aggressione, lo scorso 18 novembre, a uno skater di 36 anni, Michele Pantuso: l'uomo è stato avvicinato da un gruppo di sette giovani, che ha accerchiato e picchiato lui e gli amici con cui era in visita nella nuova area sportiva.

«Ero andato allo skatepark con un gruppo di amici – racconta Pantuso a Balarm – quando siamo stati avvicinati da alcuni ragazzi. Hanno cercato di prendere lo skate a un mio amico e, quando lui ha provato a riprenderselo, hanno iniziato a tirare schiaffi, lanciare pietre e insultarci. Se la sono presa persino con una ragazza che era con noi, con una cattiveria incredibile. Mentre cercavamo di andarcene, hanno continuato a spingerci, afferrarci per i capelli e farci cadere a terra. A un certo punto sono rimasto da solo e hanno cominciato a colpirmi con calci e pugni, ripetutamente, fino a rompermi il naso».

Dopo l'episodio di violenza la Sad society skateboarding chiede a gran voce di avere «uno skatepark in centro» e per questo ha organizzato per sabato 29 novembre un raduno in piazza Castelnuovo per un’area fruibile e accessibile nel centro città.

«Avevamo chiesto che lo skatepark fosse realizzato in una zona centrale, perché tra noi ci sono anche ragazzi minorenni che praticano questo sport a livello agonistico e hanno bisogno di allenarsi in spazi adeguati e facilmente raggiungibili da tutti. Chiediamo quindi un nuovo impianto in un’area davvero centrale», conclude Pantuso.

Ai giovani aggrediti è arrivata la solidarietà anche del Comune di Palermo. È l'assessore allo Sport Alessandro Anello a condannare con fermezza l'episodio: «Il pestaggio subito dai ragazzi e ragazze del Sad society skateboarding ai quali rivolgo l’augurio di pronta guarigione. Non scalfisce un progetto importante per la città come speranza di futuro per i giovani – dichiara Anello – La geografia dei nuovi spazi sportivi a Palermo, soprattutto in chiave di riscatto delle periferie, non può essere ostaggio di violenti. È previsto un progetto di un’area skate all’interno dei Cantieri culturali alla Zisa».

Quello avvenuto al nuovo impianto di via Guido Rossa è l'ultimo di una lunga serie di episodi di violenza e sopraffazione che i residenti lamentano da anni, segnalando «l’abbandono da parte delle istituzioni» per quanto riguarda vigilanza, prevenzione e controllo del territorio: «Una delle zone più problematiche del quartiere viene chiamata ‘Dallas’ – racconta un residente – un punto di ritrovo per gruppi di giovani coinvolti in atti di micro e media criminalità. Qui si concentrano episodi di spaccio, furti, auto rubate o abbandonate, vandalismi e comportamenti intimidatori».

Anche l’associazione Filiis Palermo chiede un piano urgente per la riqualificazione del quartiere: «Chiediamo l’apertura immediata dello skatepark senza ulteriori ritardi – dichiara Domenico Camilleri, presidente dell’associazione – un piano di sicurezza permanente nell’area con una precisa assunzione di responsabilità da parte del Comune con vigilanza continuativa, illuminazione adeguata e telecamere di videosorveglianza e la valorizzazione del quartiere trasformando il nuovo sito in un polo positivo per lo sport, gli eventi e i giovani».

A peggiorare la situazione è il fenomeno dei branchi di ragazzini, molti fra i 12 e 14 anni, che girano indisturbati su monopattini e scooter elettrici spesso in gruppi di 7-8 unità. Sfrecciano ad alta velocità, si infilano nei complessi residenziali, spaventano passanti e famiglie e, secondo i residenti, sono responsabili di danneggiamenti frequenti a veicoli e aree pubbliche.

«In diversi complessi residenziali ci sono giovani che si intrufolano nei palazzi – aggiunge il residente – svuotano estintori, creano danni e scappano. Altri improvvisano corse o ‘crossate’ su scooter, spesso in tre o quattro, mettendo a rischio chiunque transiti».

Il nodo denunciato dai cittadini rimane uno: «Manca totalmente un presidio del territorio. Nell’intera zona non è presente una stazione di carabinieri o polizia, e le pattuglie sono rare e poco incisive».

I residenti raccontano che anche provare a richiamare all’ordine questi gruppi comporta rischi: «C’è il pericolo che dopo i ragazzini arrivino i loro genitori, magari con rinforzi». Si genera così un clima di rassegnazione a convivere con «giovani teppisti».
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