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Oltre 3800 abusi, 774 solo a Palermo: i dati (choc) dei reati ambientali in Sicilia

Nel rapporto "Ecomafia" di Legambiente l'Isola è la terza regione italiana per reati contro l'ambiente. Dall'abusivismo edilizio al traffico dei rifiuti: i numeri per provincia

Aurelio Sanguinetti
Esperto di scienze naturali
  • 7 ottobre 2025

La spiaggia ritrovata a Carini dopo le ultime demolizioni di villette abusive

All’interno dello Spazio Mediterraneo nella sede regionale di Legambiente Sicilia, ai Cantieri Culturali della Zisa di Palermo, è stato presentato l’ultimo rapporto Ecomafia, in cui gli ambientalisti hanno raccolto numerosi dati sullo stato di salute della legalità ambientale della nostra regione. «Impressionante». Questa è la parola usata dagli ambientalisti per descrivere velocemente le condizioni di salute della Sicilia. Non è un aggettivo scelto a caso.

Impressionanti sono infatti i numeri, le storie, i danni inflitti all’ambiente italiano e siciliano da una criminalità più radicata, sempre più spregiudicata, che non sempre è collegata alla tradizione mafiosa. Impressionante è, soprattutto, l’accanimento con cui la Sicilia continua ad essere bersaglio privilegiato di un sistema che ha nell’abusivismo edilizio, nel traffico illecito di rifiuti e negli incendi dolosi le sue punte più devastanti.

A illustrare il quadro è Tommaso Castronovo, presidente di Legambiente Sicilia, che ha sottolineato come per il secondo anno consecutivo si sia registrato «un incremento a doppia cifra dei reati ambientali a livello nazionale». Un segnale inequivocabile, che dimostra come dietro ai numeri che descrivono i vari problemi che affliggono il nostro paese non c’è soltanto illegalità diffusa, ma quella che gli ambientalisti descrivono come «una vera e propria economia parallela», che fattura profitti milionari e si auto garantisce tramite silenzi compiacenti.

Come c’era d’aspettarsi, la nostra Isola nell’ultimo anno si è confermata tra le peggiori regioni del Paese, praticamente in tutte le categorie monitorate. Spicca, innanzitutto, il dato relativo ai reati contro gli animali, che fanno della Sicilia la prima regione italiana per numero di illeciti. Una verità indiscutibile, che non può far piacere ad alcune associazioni di cacciatori e agli allevatori, entrambi convinti di essere nel giusto, ma che dimostra (se ancora ce ne fosse di bisogno) quanto indietro la Sicilia rimane nei confronti del tema della tutela della salute animale.

Considerato l’insieme dei crimini commessi contro la natura, sono oltre 3.800 i reati accertati dai carabinieri in un anno, circa 10 reati al giorno, con Palermo che guida la classifica provinciale con 774 reati (in particolare contro la fauna), seguita da Messina, Trapani, Agrigento e Catania. Trapani, invece, detiene il primato nazionale per incidenza territoriale dei reati ambientali: uno ogni 6,3 km².

Sia chiaro. Non si tratta solo di una questione di numeri: dietro ogni reato, c’è un pezzo di ambiente violato, una comunità colpita, un animale ferito o ucciso, un incendio che ha devastato il territorio e ha provocato danni sociali ed economici.

Nel ciclo del cemento e in quello dei rifiuti, la situazione non è meno preoccupante. A Messina si registra il maggior numero di abusi edilizi, mentre Agrigento e Palermo sono in cima alla classifica per reati legati alla gestione illecita dei rifiuti. Un modello di sviluppo distorto che, decennio dopo decennio, ha profondamente segnato la popolazione, come il paesaggio e la qualità della vita in ampie aree della regione.

Particolarmente allarmante è la situazione relativa agli incendi boschivi. Durante lo scorso anno, nonostante un calo del 41% nel numero dei reati accertati, la Sicilia è risultata ancora la prima regione per superficie andata in fumo, con oltre 17.500 ettari bruciati. Una cifra drammatica, che si accompagna a un altro dato “inquietante”: il divario tra incendi appiccati e persone denunciate.

In Piemonte e nelle Marche, a ogni incendio corrispondono in media 8 denunce. In Sicilia, invece su 32 incendi c’è solo una denuncia. «La dimostrazione – afferma Castronovo - che ancora oggi è estremamente difficile individuare i responsabili delle azioni criminose», secondo molti anche per via della scarsa efficacia dei vari sistemi di contrasto.

Per capire la gravità della situazione in Sicilia, basta scorrere la lista dei reati fornita dagli ambientalisti. La nostra isola rimane prima per reati contro gli animali, con 1.015 illeciti penali, terza per reati ambientali complessivi e per abusi nel ciclo del cemento. Sesta regione per reati legati ai rifiuti e settima regione per reati contro il patrimonio culturale.

La situazione sembra inoltre ancora più grave del passato per via della carenza di mezzi, per la mancanza di personale specializzato e per colpa della gestione spesso opaca del comparto antincendio, spiegano gli ambientalisti. Da tempo le associazioni chiedono a gran voce che la flotta aerea antincendi sia resa pubblica, con mezzi statali e personale formato, e la pubblicazione di questo record continua a sostenere queste richieste. Esse avrebbero infatti l’intento di evitare infiltrazioni e speculazioni all’interno del sistema antincendi, che spesso ha presentato delle imbarazzanti fragilità, come già emerso in inchieste precedenti sull’isola.

Il rapporto di Legambiente, scritto in collaborazione con le forze dell’ordine, fotografa anche l’enorme impatto economico della criminalità ambientale in Sicilia. Sono infatti 432 i milioni di euro sequestrati nell’isola per reati ambientali tra il 2015 e il 2024, rendendo la Sicilia la prima regione in Italia per valore economico dei sequestri. In particolare, la Sicilia è seconda solo alla Puglia per numero di reati di inquinamento ambientale e terza per disastro ambientale, con decine di ordinanze cautelari e centinaia di persone denunciate.

Altro problema importante è il traffico illecito dei rifiuti, che continua a essere un settore altamente remunerativo per le ecomafie. La Sicilia si piazza al sesto posto per numero di reati in questo ambito, ma è seconda solo alla Lombardia per numero di persone denunciate.

Il rapporto si chiude con una serie di proposte operative indirizzate soprattutto al governo regionale. Tra queste l’inasprimento delle pene per i reati ambientali, il rafforzamento del corpo dei Carabinieri Forestali attivo sull’isola, l’ottenimento di più risorse per i vigili del fuoco e il blocco di ogni ipotesi di privatizzazione dei servizi antincendio. «La Sicilia ha bisogno di risposte concrete – ha concluso Castronovo –. Non possiamo più permetterci di inseguire l’emergenza, servono strumenti permanenti di prevenzione e controllo. Perché chi devasta l’ambiente ruba futuro, e noi quel futuro non possiamo più permetterci di perderlo».
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