ARTE E ARCHITETTURA
Abbate alla galleria di Francesco Pantaleone
Una benda nera ricopre i volti immortalati e ritoccati nelle foto di Abbate, e ne soffoca la voce: la rivolta, il male oscuro, quasi addomesticato e censurato
La galleria Francesco Pantaleone Arte Contemporanea (via Garraffello 25, Palermo) ospita fino mercoledì 31 marzo, per la seconda volta, la personale di Adalberto Abbate, tra i più interessanti protagonisti della scena artistica palermitana. Con "Rivolta", si conferma, infatti, autore poliedrico e audace, dalle più diverse declinazioni espressive, formali, assolutamente non incasellabili.
Una serie di opere allestite nello spazio della galleria, nella penombra delle pareti grigio scuro, costruiscono un percorso eterogeneo di media artistici, tra fotografia, micro-sculture, installazioni e messaggi provocatori, scottanti documenti della “rivolta” in atto, in cui la schiettezza dell’immagine si sposa con l’onestà poetica dell’artista, franca e irriducibile, pur nella diversità degli elementi costitutivi. Una benda nera ricopre i volti immortalati e ritoccati nelle foto di Abbate, e ne soffoca la voce: la rivolta, il male oscuro, quasi addomesticato e censurato. Così come è nascosto il viso dello stesso artista in un grandissimo collage che lo ritrae vicino a diversi slogan urbani, firme dello spazio “rivoltoso” della città.
L’input ribelle passa anche attraverso l’esposizione e l’accostamento fisico degli strumenti della lotta, improvvisati e minacciosi, proprio perché invitano all’attacco e alla difesa coraggiosa, contemporaneamente: una pietra e una mazza da baseball, accompagnati da inequivocabili messaggi. L’artista della “rivolta” frantuma ogni ordine precostituito, rivelandone la fragilità superficiale, e ridecodifica l’assemblaggio degli elementi. La “rivolta” costituisce l’unica e comprensibile possibilità di senso: riveste il nuovo assetto del microcosmo del percorso espositivo, che riflette il macrocosmo del mondo. La mostra è visitabile il giovedì, dalle 16 alle 20, con ingresso gratuito. Per gli altri giorni è possibile su appuntamento, chiamando allo 091.332482.
Una serie di opere allestite nello spazio della galleria, nella penombra delle pareti grigio scuro, costruiscono un percorso eterogeneo di media artistici, tra fotografia, micro-sculture, installazioni e messaggi provocatori, scottanti documenti della “rivolta” in atto, in cui la schiettezza dell’immagine si sposa con l’onestà poetica dell’artista, franca e irriducibile, pur nella diversità degli elementi costitutivi. Una benda nera ricopre i volti immortalati e ritoccati nelle foto di Abbate, e ne soffoca la voce: la rivolta, il male oscuro, quasi addomesticato e censurato. Così come è nascosto il viso dello stesso artista in un grandissimo collage che lo ritrae vicino a diversi slogan urbani, firme dello spazio “rivoltoso” della città.
L’input ribelle passa anche attraverso l’esposizione e l’accostamento fisico degli strumenti della lotta, improvvisati e minacciosi, proprio perché invitano all’attacco e alla difesa coraggiosa, contemporaneamente: una pietra e una mazza da baseball, accompagnati da inequivocabili messaggi. L’artista della “rivolta” frantuma ogni ordine precostituito, rivelandone la fragilità superficiale, e ridecodifica l’assemblaggio degli elementi. La “rivolta” costituisce l’unica e comprensibile possibilità di senso: riveste il nuovo assetto del microcosmo del percorso espositivo, che riflette il macrocosmo del mondo. La mostra è visitabile il giovedì, dalle 16 alle 20, con ingresso gratuito. Per gli altri giorni è possibile su appuntamento, chiamando allo 091.332482.
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