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Tra magia, storia e caduta massi: le Grotte dell'Addaura dimenticate da Palermo

Raggiungerle è facile ma non piacevole: oggetto di importanti scoperte sin dall’Ottocento, le Grotte di Palermo oggi sono un luogo magico ma abbandonato

  • 16 ottobre 2017

L'ingresso di Grotta Niscemi, all'Addaura

Chiuse ormai da tempo immemore e aperte solo sporadicamente e per occasioni particolari, le Grotte dell’Addaura sembrano ormai dimenticate da tutti. Raggiungerle è facile ma non piacevole. Da uno slargo che si apre sul lungomare Cristoforo Colombo si segue una strada con fondo naturale che risale verso la pineta tra sfasciumi, materiale da risulta ed immondizia.

Si tratta della via Annone, una strada le cui condizioni faranno certamente rivoltare nella tomba il grande esploratore cartaginese. Da qui si supera la lunga cancellata, in parte divelta, che limiterebbe l’accesso alla falesia di Monte Pellegrino e, in breve, si raggiunge il piede della parete.

Il complesso delle Grotte dell’Addaura consta di diverse cavità naturali che furono oggetto di importanti scoperte paleontologiche e archeologiche sin dalla seconda metà dell’Ottocento. Ma la scoperta sensazionale che ha reso questo complesso di grotte famoso agli occhi del mondo intero è stato il rinvenimento del tutto casuale di incisioni rupestri paleolitiche all’interno di quella che fu poi giustamente battezzata "Grotta delle Incisioni" nell’immediato dopoguerra.
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Sulla parete di fondo e su quella sinistra dell’antro, si possono osservare graffiti di numerose figure antropomorfe e zoomorfe come ungulati, cavalli e buoi.

Le incisioni risalirebbero ad un periodo compreso tra l’Epigravettiano ed il Mesolitico, dunque tra i 14mila e gli 8mila anni fa, ed esiste ancora un vivace dibattito scientifico sul loro significato. Secondo le prime interpretazioni, i graffiti potrebbero rappresentare la scena di un sacrificio umano oppure dei danzatori che intratterrebbero gli astanti durante una celebrazione o un rituale.

Secondo un recente studio pubblicato da un ricercatore americano, le incisioni sarebbero addirittura una delle più antiche rappresentazioni omoerotiche dell’arte occidentale.

Aldilà del loro significato esperti ed archeologi concordano nel ritenere i graffiti dell’Addaura un unicum nel panorama dell’arte rupestre paleolitica mondiale: un patrimonio dal valore culturale inestimabile, mortificato da un’insopportabile stato di abbandono.

Una situazione complicata dall’incombente pericolo di caduta massi che, formalmente, impedirebbe l’apertura al pubblico, e per il quale l’amministrazione comunale avrebbe già trovato i fondi, come precisato dall’Ingegnere Giuseppe Ricco del Comune di Palermo nell’ambito della manifestazione "Salvalarte 2017".

«Aspettiamo l’apertura definitiva delle grotte da ormai vent’anni - dice Pietro Busetta, professore universitario e anima del Comitato Salviamo l’Addaura - Abbiamo anche proposto ufficiosamente che il sito diventi patrimonio dell’Unesco, ma in queste condizioni è un traguardo difficile da raggiungere».

Impossibile effettivamente ottenere il prestigioso riconoscimento dell’Unesco considerata l’enorme mole di rifiuti a breve distanza dalle grotte e visto lo stato di generale degrado in cui versa la zona dell’Addaura.

«È importante - prosegue Busetta - che la fruizione delle grotte avvenga con un rapporto pubblico-privato, per fare in modo che questo tesoro diventi presto fruibile producendo ricchezza e dando lavoro ai giovani palermitani».

Un appello che andrebbe esteso anche per le altre grotte del circondario come Grotta Niscemi, sul versante opposto di Monte Pellegrino, anch’essa contenente incisioni preistoriche ma anche iscrizioni raffiguranti navi e galere databili al XV-XVI sec., o come le numerose grotte di Monte Gallo, tra cui la Grotta Regina e la Grotta dei Caprai, contenenti tracce di incisioni lineari preistoriche e iscrizioni puniche.

Un patrimonio straordinario che se reso fruibile e opportunamente sfruttato, renderebbe Palermo capitale italiana della cultura non più soltanto per un anno.
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