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Palermo va indietro: via Maqueda, il sabato e gli spari

Un tranquillo sabato pomeriggio si trasforma nello scenario di una tragica sparatoria: ferito un giovane studente gambiano. E Palermo fa ancora una volta passi indietro

  • 5 aprile 2016

Palermo, via Maqueda. Cuore del centro storico. Sembra un sabato come tanti quello del 2 aprile quando, durante il passìo pomeridiano, si scatena una rissa a cielo aperto fra indigeni ballarioti e cittadini gambiani culminata, infine, in una improvvisa sparatoria della quale, per una fortunata combinazione astrale, resta soltanto un ferito.

No, non è la trama di un episodio dell’ennesima serie tv sulla malavita siciliana: è una storia vera, documentata grazie alle telecamere di videosorveglianza installate di recente dal Comune e dalla testimonianza, riportata su un post pluricondiviso su Facebook, di Sergio Petrona Baviera.

Un breve e intenso spaccato di società (visualizza qui il video dell'aggressione), la fetta marcia nel nostro diagramma a torta: sono appena passate le sei del pomeriggio quando all’altezza della via Fiume, un gruppo di residenti del quartiere Ballarò accende un’animosa discussione contro tre giovani cittadini del Gambia.

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Già dai primi accertamenti si ipotizza che si tratti di futili motivi quelli che portano alle mani e al successivo inseguimento dei tre giovani. Fra gli inseguitori, il ventottenne Emanuele Rubino, identificato e arrestato immediatamente dalla Polizia di Stato per il tentato omicidio di Susso Yusupha, uno dei tre giovani in fuga, di appena ventun’ anni.

Il ragazzo è stato raggiunto da un proiettile di piccolo calibro dritto alla testa, per pura fortuna entrato e subito uscito, lasciando la vittima sanguinante e a terra, ma cosciente. Attualmente la vittima è ricoverata presso l’Ospedale Civico in coma farmacologico, mentre il giovane aggressore si trova nel carcere Pagliarelli.

Si parla tanto di Unesco e patrimonio, nuovo assetto urbano, aree pedonali e tram, integrazione e multiculturalità, ma l’ennesimo spiacevole fatto – dal sapore di già visto – ci riporta ad una realtà ben distante dalla presunta rivoluzione culturale avviata negli ultimi anni.

Si parla di un boss in ascesa della mafia, si torna indietro a quegli anni che faticosamente abbiamo voluto cancellare. E ci mostra un mondo parallelo che fatica a venir meno e che ci rende, ancora una volta, scenario tragicomico di un grottesco romanzo. È davvero questa la Palermo in cui vivere?

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