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Un gioco a chi ce l'ha più grande: parliamo una volta per tutte del turismo in Sicilia

C’è euforia per lo stand della Sicilia alla Borsa internazionale del turismo: ben 100 metri quadrati più grande di quello della Lombardia. Abbiamo fatto vedere chi siamo

  • 14 febbraio 2019

Sviluppo turistico al metro quadro: c’è grande euforia sui giornali per lo stand Sicilia alla Bit (borsa internazionale del turismo) di Milano.

Ben 100 metri quadrati più grande di quello della Lombardia. Abbiamo fatto vedere chi siamo. I rapporti di forza tra il turismo siciliano, la terra del sole, e quello Lombardo, la terra delle imprese, sono ben altri e sono impietosi.

Nel 2017 la Lombardia ha accolto il 9,4% dei turisti in Italia, contro il 3,5% della Sicilia. Tutto il Nord viaggia intorno al 40%, Sud ed Isole non superano il 20%.

Su 100 turisti, in Lombardia sono 40 italiani e 60 stranieri, mentre per la Sicilia sono 50 italiani e 50 stranieri. I dati sono quelli ufficiali dell’Istat.

È vero che il turismo in Sicilia è in crescita, ma le cause, dobbiamo intenderci, sono esterne, ovvero la crisi del Nord Africa che ha reso la Sicilia, se pure cara e male organizzata, una destinazione calda e sicura rispetto alle destinazioni del mare del Nord Africa.
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A me sinceramente mette preoccupazione l’idea che oggi, nel 2019, la partecipazione ad un evento fieristico venga raccontato come un momento strategico per lo sviluppo e la promozione turistica.

Viviamo in un’epoca di quasi completa disintermediazione nell’acquisto del prodotto turistico. Le ONLA (agenzie on line come Booking, Airbnb) hanno di fatto sostituito il tradizionale sistema di acquisto intermediato. Il turista fa tutto da sé attraverso il web. L’acquisto dei biglietti aerei è autonomo.

Il trend dei viaggi individuali, in sostituzione dai viaggi di gruppo organizzati da tour operator, è in continua crescita e rappresenta la quasi totalità. Il mercato si muove in modo individuale ed usa il web per gli acquisti.

Sul fronte promozionale la fiera è uno strumento obsoleto. Che nulla mette o toglie al progetto turistico di un territorio.

La punta dolente per la Sicilia è sempre quella, l’assenza di un progetto e di una visione d’insieme. Se è vero che un cartellone degli eventi è una cosa utile, è anche vero che le motivazioni al viaggio sono tante e diverse e la leggenda di un territorio oggi la si costruisce nella narrazione del territorio stesso sui social media e sulle piattaforme informatiche.

In questi comparti la Sicilia non ha una presenza istituzionale e meno ancora una presenza organizzata.

C’è poi la questione della qualità del servizio e dei costi di gestione del prodotto turistico in Sicilia, che è spesso troppo caro rispetto alla qualità proposta.

Le ragioni sono varie, non è questa la sede per affrontarle, ma è un dato che non esiste un tavolo istituzionale per comprenderle e risolverle.

Accanto alla frase guida di ogni politico siciliano "potremmo vivere di turismo", ogni cittadino ed ogni operatore dovrebbero pretendere anche una argomentazione del come, perché quella manca sempre.

Io vedo solo tanta incapacità ed improvvisazione da parte di chi dovrebbe essere alla guida di questo comparto strategico.

Un tema chiave della proposta turistica è per me la pulizia e la cura dei territori, ho segnalato la cosa varie volte anche su questo blog.

Ho amici di tutto il mondo che vengono in Sicilia, che restano sempre affascinati dalla bellezza dei nostri luoghi, ma anche increduli del degrado nel quale viviamo.

Non si può parlare di turismo senza mettere al centro dell’agenda la questione rifiuti. Non si può parlare di turismo senza mettere al centro la questione infrastrutture e mobilità.

E, da ultimo, la strategia generale non può prescindere dal ruolo strategico dei vettori aerei e da rapporti consolidati con le compagnie aeree, che sono i soli e veri partner strategici per lo sviluppo turistico della Sicilia.

Stime interne di Ryanair dicono che al momento la Sicilia varrebbe 20 milioni di passeggeri. Al momento ne arrivano 16 milioni. Cioè, solo organizzando, senza inventare niente di nuovo, potremmo avere già da subito 4 milioni di passeggeri in più.

Il governo in modo tronfio racconta dei 100 mq in più del nostro stand rispetto a quello della Lombardia, ma dovrebbe raccontare anche che l’aeroporto di Malpensa, travolto da una crisi drammatica quando Alitalia lo ha abbandonato come hub, fa oggi 24 milioni di passeggeri, che ne fanno il secondo scalo italiano. Mentre Birgi, che negli anni passati aveva raggiunto i 2 milioni, ha chiuso il 2018 a 480mila passeggei, e il 2019 si annuncia ancora più magro, viatico verso la chiusura che a queste condizioni appare ineluttabile.

E se consideriamo che il tragitto in treno da Palermo a Trapani è di quattro ore, non serve molto a capire che la chiusura dell’aeroporto equivale alla definitiva morte turistica di quel territorio.

Ma non distraiamoci, così facendo perdiamo di vista l’inessenziale. Torniamo a festeggiare beati il nostro bellissimo stand.
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