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250 milioni per vincere la sfida sui rifiuti in Sicilia: i dati dell'EcoForum di Legambiente

C'è la possibilità di «trasformare un problema cronico in un volano di sviluppo sostenibile» . Sprecare questa occasione significa rinunciare a un futuro più pulito

Aurelio Sanguinetti
Esperto di scienze naturali
  • 17 ottobre 2025

Cumuli di spazzatura davanti a una scuola di Palermo

L’ottava edizione dell’EcoForum regionale sui rifiuti e l'economia circolare, appuntamento ormai annuale promosso da Legambiente Sicilia, arriva in un momento decisivo per il futuro dell’isola. Mai come oggi, infatti, la gestione dei rifiuti e lo sviluppo delle filiere dell’economia circolare rappresentano una sfida strategica, non solo per la tutela ambientale, ma anche per la crescita economica e occupazionale del territorio.

Grazie ai fondi del PNRR, la Sicilia dispone oggi infatti di risorse significative per modernizzare il proprio sistema di gestione dei rifiuti, che negli ultimi anni ha osservato numerose carenze, al di là dei proclami lanciati dai politici. Oltre 250 milioni di euro sono stati destinati dall'Unione Europea a impianti, infrastrutture e progetti innovativi, come la creazione di 70 centri comunali di raccolta che permetteranno alla cittadinanza di raccogliere meglio i rifiuti.

Tra gli interventi più rivelanti previsti dai progetti finanziati ci sono anche nuovi impianti pubblici di bio-digestione anaerobica a Priolo Gargallo, Corleone e Messina, e un impianto per la valorizzazione delle frazioni secche a Palermo.

Questi fondi sono pensati per rispondere alle varie esigenze della popolazione, in alcune città ancora assediata dai cumuli di rifiuti. Un altro dei problemi che affliggono ancora oggi i comuni siciliani è la qualità del riciclato. Per risolvere questo tema e rendere la nostra regione indipendente dall'utilizzo dei termovalorizzatori, fortemente voluti da una parte della classe poltica, le associazioni e gli enti riunitisi stamani all'interno della sede di Legambiente Sicilia hanno quindi proposto iniziative d’avanguardia per il riciclo dei rifiuti, come i progetti faro dedicati al recupero di carta, cartone, tessili e fanghi di depurazione.

D'altronde già da diverso tempo, le imprese siciliane stanno investendo in impianti per la logistica e il riciclo dei materiali plastici, in un’ottica di economia circolare che valorizza i rifiuti come risorse. Sfortunatemente, sebbene queste aziende abbiano lavorato a lungo e i fondi, sono ancora poche le iniziative che puntano esplicitamente ad una nuova tiplogia di filiera, pensata per migliorare di molto la qualità del nostro riciclato e riusare le risorse organiche, fino a questo momento indirizzate verso la discarica.

Ad ostacolare questo cambiamento ci sono diversi intoppi burocratici, scelte politiche locali e numerose rinunce, causate dal clima ostile oggi osservato in vari contesti e dalle scelte dei governatori. «È paradossale – sottolinea Tommaso Castronovo, presidente di Legambiente Sicilia – che mentre in tutta l’isola si registra un fermento di investimenti pubblici e privati per la transizione ecologica, la Regione continui a puntare su un modello superato, fondato su discariche e inceneritori».

Una critica condivisa anche dalla Corte dei Conti, che in un recente referto ha evidenziato l’assenza di nuovi progetti alternativi ai termovalorizzatori nel ciclo integrato dei rifiuti, che secondo gli ambientalisti può essere letta come una scelta politica criminale atta a favorire solo alcuni sistemi di gestione. Come dichiarato in diverse occasioni dallo stesso Castronovo, dopo anni di miglioramenti la "raccolta differenziata in Sicilia sembra aver perso slancio".

Dal 21% del 2017 si è arrivati al 55,2% nel 2023, ma nel 2024 la crescita è stata minima: appena lo 0,5% in più. Secondo Legambiente, si tratta del “frutto avvelenato di una campagna politica incentrata sugli inceneritori”, che ha distolto l’attenzione dalle vere priorità: migliorare la qualità della raccolta, sostenere i comuni virtuosi e potenziare gli impianti per il riciclo.

Eppure, le esperienze positive non mancano. In varie province siciliane stanno nascendo filiere innovative dedicate al riciclo dei materiali più complessi: tessili, plastiche miste, carta da macero, organico. Il biodigestato proveniente dai nuovi impianti di trattamento dei rifiuti organici potrà diventare biogas o compost di qualità, contribuendo a ridurre le emissioni e a sostenere l’agricoltura locale, mentre altri progetti più piccoli mirano a trasformare i rifiuti in risorse creative, dando vita a nuovi modelli di impresa circolare.

Proprio per riaccendere l’attenzione sull’urgenza di una gestione sostenibile dei rifiuti, Legambiente rilancia la campagna "Sicilia Munnizza Free", che da anni punta a liberare l’isola dall’emergenza rifiuti e a promuovere un modello produttivo fondato sul riuso e sul recupero. «Il rischio è che con l’attuale piano dei rifiuti e la scelta degli inceneritori si finisca per bruciare non solo i rifiuti, ma anche centinaia di milioni di euro e anni di lavoro per costruire una vera filiera dell’economia circolare» spiega Castronovo.

La Sicilia ha oggi la possibilità di «trasformare un problema cronico in un volano di sviluppo sostenibile» . Sprecare questa occasione significherebbe rinunciare a un futuro più pulito per l’intera isola.
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