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"A figghia ‘nfascia e a robba ‘da cascia": un detto svela l'assillo delle mamme (siciliane)

Motivo di orgoglio per la famiglia ma anche causa di sacrifici immensi, e nei vari ambienti c’era sempre qualcuno che avendone i mezzi, sfoggiava sfarzo e novità

Giovanna Caccialupi
Perito chimico industriale
  • 25 gennaio 2024

Dal detto “a figghia ‘nfascia e a robba ‘da cascia”, si evince che dare alla propria figlia un corredo era l’assillo di tutte le madri, che non perdevano tempo, cominciavano prestissimo, a volte i regali per ricorrenze varie, dal battesimo alla cresima, consistevano proprio in capi di corredo… - appoi, quannu è ranni a carusa su trova… .

Si dava grande importanza al corredo. In qualunque fascia sociale si tendeva a dare il massimo.

Come se l’avvenire della ragazza dipendesse dall’entità del corredo. Una madre accorta, iniziava molto presto ad accumulare roba, per non farsi trovare impreparata. Una dote degna di questo nome doveva soddisfare precise regole di qualità e quantità.

Motivo di orgoglio per la famiglia ma anche causa di sacrifici immensi, e nei vari ambienti c’era sempre qualcuno che avendone i mezzi, sfoggiava sfarzo e novità, creando anche tendenze, puntualmente accompagnate da invidie e frustrazioni.
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Da quando per un puro caso, Antonietta vide che la figlia del dottore Risuglia aveva nel suo corredo una tovaglia per 12 di pizzo di burano, poco noto in paese, risparmiò in maniera ossessiva per poterlo comprare alla figlia e vivere quel momento dell’"esposizione", come un finale riscatto.

Infatti in alcune zone dell’isola il corredo, veniva esposto prima delle nozze nella casa dei futuri sposi per essere ammirato da tutti. Nel messinese, prima dell’esposizione veniva privatamente esaminato dalla madre dello sposo. Le regole piuttosto severe prevedevano un minimo di capi ben preciso, con caratteristiche via via evolute nel tempo.

Certo era gran soddisfazione per una madre riuscire a comprare un completo letto al "cinquecento" e poterlo esibire per suscitare ammirazione.

Si doveva possedere quello che era considerato bello dal contesto e non quello che piaceva ( ma questa regola vale ancora e anche per tutto il resto) l’obiettivo era un determinato oggetto status simbol, a costo di sacrifici immensi. - U cumpariri……da sempre dominante in qualunque aspetto della vita.

Alfina dopo aver comprato ( in tantissime rate) un completo letto ricamato a punto cinquecento siciliano, dovette ricominciare, perché la figlia aveva visto alla cugina un completo in pizzo di burano, che aveva svalutato i sacrifici fatti, creando anche un senso di inadeguatezza nella ragazza.

Succedeva anche che persone facoltose eliminavano dal corredo delle loro figlie quei capi che qualche famiglia modesta era riuscita a comprare: La moglie del calzolaio con gioia ed orgoglio aveva mostrato il corredo della figlia alla moglie del notaio, che in seguito si lamentò con i suoi pari:
- ma tu vadda a sta figghia di zappunaru…. Non cè chiù munnu
- Me figghia non po’ aviri i stissi linzola da figghia du scarparu….
.

Da qualche anno è in atto un radicale cambiamento: madri e nonne, che hanno fatto salti mortali per mettere insieme un corredo si ritrovano figlie e nipoti che non apprezzano, che preferiscono comprare all’ultimo minuto qualcosa di pratico, alla moda, e che sia semplice da lavare e da stirare.
- me figghia mi lassau tutti cosi a me casa, dici ca tutti ddi raccami non ci piaciunu… si ccattau du cosi a piaciri so’, e tutti ddi beddi cosi ristanu sarbati…..soddi pessi….
- Me niputi si scigliu mobili moderni e u corredu ca ci ficimu non ci sta bbonu, i,linzola su troppu longhi….
-me figghia travagghia, e non avi u tempu pi stirari u raccamu…
- Tutti raccamati chi me manu, e non pozzu aviri u piaciri mi ci vidu gudirisilli…
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