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A Palermo come in "The Nun": tra suore dispettose, fantasmi e (strane) apparizioni

Fantasmi con il rosario al collo, dispetti misteriosi e avvistamenti in tunica: di leggende degne di un horror, Palermo ne ha parecchie. Ecco le più celebri

Balarm
La redazione
  • 22 settembre 2023

«Die prima octobris Anno 1726... alli primi di giugno, ritornando alla mia casa che è in Danisinni, circa li due della notte, entrato che fui nella strada dietro alli Cappuccini che va a Danisinni viddi venire una processione colla Croce innanzi, la quale a mio credere era alquanto lunga di molti colle candele accese, che venivano verso il convento».

A parlare è Hieronimus Giannilivigni, un abitante del quartiere Danisinni di Palermo. La sua testimonianza risale al 1726 ed è conservata tra i manoscritti e i faldoni della Biblioteca Nazionale di Palermo, in un verbale a firma dell’analista dei Cappuccini con tanto di autenticazione.

Fantasmi con il rosario al collo, dispetti misteriosi e avvistamenti in tunica, di leggende degne di un horror, Palermo ne ha parecchie.

Tra le più celebri, quella che riguarda uno dei luoghi più rappresentativi della città: il Teatro Massimo. Al suo interno si narra aleggi lo spirito di una suora.
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Si tratterebbe dell'ultima madre superiora del convento annesso alla chiesa delle Stimmate. Una monaca che «'nqueta a tutti picchì un volìa u teatro».

La leggenda nasce da un fatto storico. Dopo l’annessione al Regno d’Italia il consiglio comunale identificò l’area di realizzazione del Teatro nella zona di Porta Maqueda, dove sorgevano la Chiesa e il Monastero delle Stimmate, la Chiesta e il Monastero di San Giuliano, e la Chiesa di Sant’Agata, sorta sul luogo che sarebbe stato quello della casa di Sant’Agata.

Per fare posto al Teatro vennero quindi distrutte tre chiese e altrettanti monasteri.

Durante i lavori, la tomba di una suora sarebbe stata profanata. «I muratura truvaru 'sta cascia e lu spiddu si svegliò».

Poiché era di bassa statura, il fantasma fu soprannominato dai palermitani “la Monachella”.

Lu spiddu apparve per la prima volta ​a una cantante, nella famosa "Sala degli specchi". L’artista reagì male, perse la voce e la sera non riuscì quasi a cantare.

Si dice che la suora lanci delle maledizioni. Una di queste sarebbe stata tanto potente da aver inciso sui 23 anni necessari per compiere i lavori utili all'ultimazione del monumento (1875- 1897) ed i successivi 23 anni di chiusura per restauri (1974-1979).

All'ingresso del teatro, un gradino dispettoso fa truppicare (inciampare) gli scettici, che non credono alla sua presenza.

E qualcuno giura, che ancora oggi, il fantasma della suora si aggiri tra corridoi, sui cornicioni, vicino al palcoscenico, terrorizzando chi la infastidisce.

Poi c'è il fantasma del campanile della chiesa della Madonna della Mercede, dentro il Mercato del Capo.

Una storia che quando è nata, nel 2013, ha fatto il giro della città (e oltre) tra migliaia di persone accorse per vedere l'ombra della suora sul campanile con i propri occhi.

La leggenda è ambientata nel 700. Si narra che un signorotto di Palermo commissionò ad un artigiano alcuni lavori, ma quando il mastro presentò il conto il nobile ritenne che il prezzo fosse troppo alto e lo fece bastonare dai propri lacchè.

Non contento, fece anche rapire la figlia di lui, 'Ngela, e abusò di lei. Lasciata libera, la ragazza fece ritorno a casa portando il frutto della violenza e il padre per nascondere il disonore la fece chiudere nel convento delle cappuccinelle, fatto costruire dalla confraternita dei “Mercedari”.

Dopo aver dato alla luce una bambina, 'Ngela prese ufficialmente i voti e non vide mai più la sua stessa figlia, che fu adottata e che poi, si dice, lavorasse come domestica proprio a Palazzo Serenario.

Quello che la gente del luogo crede è che il riflesso sul campanile sia ancora il fantasma della suora in cerca di sua figlia.
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