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A Palermo, lì dove il tempo si è fermato: cosa resta di Villa Marassi di Pietratagliata

Un tempo fu una splendida dimora settecentesca di villeggiatura: siamo nel quartiere Villa Tasca - Mezzomonreale e ciò che abbiamo davanti sono i resti di un tempo perduto

  • 17 maggio 2020

Villa Marassi di Pietratagliata (foto di Giuseppe Mazzola)

L'albero che la precede in questa stagione si fa particolarmente rigoglioso e quindi salgo i pochi scalini che portano alla piazzetta, in cui essa si eleva, per osservarla meglio.

Siamo nel quartiere Villa Tasca-Mezzomonreale, in via Crocifisso a Pietratagliata, nei pressi del centro commerciale "Ai Leoni". E mi rendo subito tristemente conto che sto assistendo all'ultimo stadio di dolorosa attesa della fine di villa Marassi di Pietratagliata.

Sono dinanzi a ciò che rimane di quella che fu una splendida dimora settecentesca di villeggiatura. Non ha più lo scalone esterno e, sulla loggia sovrastante, dall'unico arco centrale aperto dei tre - ma pure da qualche finestra - si nota lo sventramento interno che ha distrutto anche gli affreschi del piano nobile. Riesco a vedere alcuni degli ornamenti del tetto, come dei vasi murari installati agli angoli dell'edificio.

A stento, perché nascosta dalla vegetazione, intravedo al di sotto della loggia una cornice decorata con soggetti geometrici contenenti stelle e quadrifogli. Aggiro a destra il fabbricato, che confina con uno spazioso scivolo, e scorgo appena i resti della cappella parzialmente crollata, pare, per via degli scavi dovuti alle costruzioni dei fabbricati vicini.
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Il primo proprietario di questo fondo agricolo fu, verso la fine del Cinquecento, il giureconsulto Ottavio Corsetto che lo passò al figlio Pietro. In seguito vi fu costruito un vasto casamento con cortile e completo di giardino che nel 1643 venne comprato da Alberto Spinelli, barone della Scala. Al suo decesso, la consorte Beatrice vi fece accorpare una cappella.

In seguito, nel 1685, il complesso fu venduto a Giovan Battista Marassi barone di Misilxarari, feudo del territorio trapanese. Questi si preoccupò del rifacimento degli immobili a scopo di villeggiatura, nonché della cappella, intitolandola a San Giovanni Battista. Nel 1703 Filippo V accordò il titolo di duca di Pietragliata (un feudo nel territorio di Salemi) a Girolamo Marassi, figlio di Giovan Battista.

E così la villa prese il nome di villa Marassi di Pietratagliata, come la conosciamo a tutt'oggi. Ma perfino tutta la zona circostante cominciò da allora a chiamarsi "Pietratagliata".

Nel 1818 Maria Cirilla Marassi La Rocca sposò Luigi Alliata Moncada, figlio di Fabrizio Alliata Colonna, principe di Villafranca. Nel 1834, con la morte a soli 35 anni di Maria Cirilla, la famiglia Marassi si estinse e il titolo nobiliare passò agli Alliata. Ma già nel 1824 il nuovo proprietario della villa, il barone di Villadimare Costantino Isgrò, aveva concesso la tenuta in enfiteusi al sacerdote Vincenzo Di Girolamo, il quale ristrutturò la cappella dedicandola al SS. Crocifisso.

E pertanto anche la strada prese il nome di via Crocifisso a Pietratagliata. Passarono gli anni e l'immobile arrivò nella disponibilità della signora De Gregorio Caruso. Deceduta quest'ultima, l'abbandono fu inevitabile; tanto che nel 1992 l'edificio fu posto sotto sequestro.

L'ultimo vivo ricordo di villa Marassi di Pietratagliata è il bellissimo e sempre molto venerato Crocifisso ligneo settecentesco che si trovava nella sua cappella, poi trasferito nell'attuale chiesa parrocchiale del SS. Crocifisso a Pietratagliata in via Pietragliata S. Margherita. Persino la fontanella ai piedi della villa, ormai fuori uso, decreta anch'essa l'annunciata fine di un tempo definitivamente perduto.
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