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'A Signora ra Rocca regala una vista unica su Palermo: lassù dove il tempo si è fermato

Nel corso dei secoli ovviamente l’aspetto della chiesa è inevitabilmente mutato, ciò che rimane intatta all’intenzione iniziale è l’aria che si respira lassù

Sara Abello
Giornalista
  • 16 dicembre 2023

Palermo vista da Monreale

Lungo il percorso che da Palermo conduce verso Monreale, sulla via Franchigena, ci si imbatte in una chiesa dall’atmosfera unica e accogliente: Santa Maria La Reale. Già nel nome sono racchiusi secoli di storia e prodigi.

Vi preannuncio un luogo dall’aria particolarmente raccolta, che ben si concilia con la ricerca spirituale dei fedeli, grazie alla sua ubicazione che l’ha preservata dall’urbanizzazione selvaggia: le poche case intorno distano a sufficienza da aver mantenuto la chiesa e tutto ciò che la circonda quasi intatto nel tempo.

Una rocca dalla quale ammirare una veduta unica su Palermo, che predispone alla semplicità dell’interno della chiesa, dove ad accogliervi, come ad attendere i fedeli che da secoli la frequentano, vi sarà il materno ritratto su ardesia della Madonna, seduta in trono, posto sull’altare maggiore.

La Vergine tiene al petto il bam- binello, alla sua sinistra l’immagine di san Giuseppe, come lo identificano gli agostiniani, o forse san Simone Stock, come sembrerebbe dal vestiario. Il santo, con un gioco di mani, fa arrivare un’anima del purgatorio sino al bambino. Alla destra di Maria poi, in basso, il beato di Santa Maria di Gesù.
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Un’iconografia sempli- ce, come tutto l’edificio, eppure unito alla pace che si respira sulla rocca, tutto intorno, perfetta per ricevere suggestivamente i fedeli.

La storia della Chiesa di Santa Maria La Reale affonda le sue radici in un’edicola votiva risalente al XVI secolo, quando il Beato Innocenzo da Chiusa, frate francescano del convento di Santa Maria di Gesù, particolarmente devoto alla Vergine Maria, la fece costruire dedicandola alla Madonna.

In quegli anni, il contado della Rocca, definito così proprio per quel piccolo promontorio che vi sorgeva, era una via di passaggio per molti viaggiatori. Anche la Santuzza passò di lì lasciando Palermo, e a lei fu dedicata un’edicola andata pur- troppo distrutta, ma che oggi si vorrebbe provare a ripristinare, proprio ai piedi della scalinata che conduce alla chiesa.

Purtroppo però, in passato, per l’assetto del territorio, quella rocca era un luogo che banditi e malviventi privilegiavano per depredare quanti l’attraversavano, “trafficato” e isolato al punto giusto per i loro scopi.

Questi fatti ovviamente fecero guadagnare alla Rocca la fama di luogo malfamato...fu per questa ragione che frate Innocenzo fece collocare un dipinto su ardesia della Madonna nel punto più alto della borgata, così che fosse protetta dalla Madre Celeste e si ponesse inoltre fine a quella nomea.

Da lì in poi la tradizione ci tra- manda fatti prodigiosi, come la guarigione di un bimbo che in questo luogo miracolosamente guarì.

Tutto ciò ovviamente fece crescere la devozione alla Signora della Rocca, al punto che divenne necessario trasformare la piccola edicola in una cappella capace di accogliere i pellegrini.

La chiesa fu fatta ergere dall’Arcivescovo di Monreale per «i grandissimi miracoli operati dalla Nostra Si gnora e per l’elevato numero di pellegrini che da Palermo e Monreale si recavano nella borgata» - così si legge in un manoscritto del XVII secolo, dove se ne parla come di “Nostra Signora della Rocca, detta La Reale”, probabilmente proprio perchè ai piedi di “Mon-reale”.

In quell’epoca tra l’altro gli Agostiniani di Sicilia cercavano a Palermo un luogo periferico per costruirvi un monastero e quello sembrò il luogo ideale, tanto che fino a non molto tempo fa la tennero in gestione. La Chiesa, con annesso il convento, fu poi ultimata nel 1626 e nel 1749 Papa Benedetto XIV concesse speciali indulgenze per le celebrazioni che si svolgevano nell’altare privilegiato, tutt’ora ricordato da una lapide.

Nel corso dei secoli ovviamente l’aspetto della chiesa è inevitabilmente mutato, ciò che rimane intatta all’intenzione iniziale è l’aria che si respira lassù.

La chiesa si erge infatti proprio come una «Signora che osserva dai piedi della rocca e domina su tutta la valle» - come ce l’ha descritta padre Nicola Napoli, da lì “a Signora ra Rocca” come tutti i palermitani la chiamavano e ancora oggi fanno, nonostante dalla seconda metà del ‘900 sia “Santa Maria della Grazia”, legata alla tradizione agostiniana.
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