Aerei Usa sopra la Sicilia, paura per Muos e Sigonella: cosa fa l'Isola che teme la guerra
Tregua nel conflitto Iran-Israele, ma resta alta l'allerta nelle basi americane. Associazioni e partiti preparano un presidio. Mozione all'Ars di Ismaele La Vardera

Il diretto coinvolgimento degli Stati Uniti nel conflitto tra Iran e Israele ha gettato il mondo nel panico. Nonostante il cessate il fuoco annunciato da Trump, l'allerta resta altissima nelle basi militari americane e negli obiettivi sensibili.
In Sicilia cresce la paura per via della presenza di infrastrutture militari statunitensi dall’importanza strategica niente affatto trascurabili per le operazioni nel Mediterraneo, come la Naval Air Station Sigonella e il Muos di Niscemi, oggi possibili prede di un imprevedibile ma mai così probabile colpo di coda iraniano.
Partiti politici e associazioni si stanno mobilitando per avere chiarezza sulle possibili conseguenze della guerra per la Sicilia. La speranza è che il cessate il fuoco sia davvero "illimitato" come ha affermato Trump. Intanto nell'Isola è in corsa una vera e propria mobilitazione.
Sabato 28 giugno è previsto un presidio alle porte della base militare di Sigonella. L’evento, organizzato dalla Rete siciliana contro il disarmo, vedrà la partecipazione di numerose associazioni, movimenti popolari, sindacati e organizzazioni politiche, tra cui la Cgil, il Pd, M5S e Controcorrente.
La richiesta di una piazza così variegata e composita è quella di lasciar fuori dal conflitto le infrastrutture militari presenti sul suolo siciliano e italiano, che non siano da supporto per operazioni di guerra.
Sulla vicenda si è mosso Ismaele La Vardera, che ha presentato una mozione all’Ars - firmata anche dal M5S - per richiedere, tra le altre cose, che la Regione Siciliana si impegni con urgenza «per richiedere una relazione dettagliata e ufficiale sul ruolo operativo svolto dalla base di Sigonella, dal sistema Muos e dalle altre installazioni militari presenti in Sicilia nel contesto del conflitto Iran-Israele».
«Ritengo che un eventuale coinvolgimento della base di Sigonella nel conflitto con l’Iran e nella striscia di Gaza sarebbe molto grave - aggiunge La Vardera -. Anche qualora la Sicilia non venisse usata per colpire direttamente i bersagli statunitensi in Medio Oriente, non si può far finta che il supporto logistico sia trascurabile e di poco conto».
E ancora: «Nonostante il mistero abbia detto che non sono partiti aerei della Sicilia, secondo il sito specializzato ItaMilRadar, che monitora il traffico aereo militare nel Mediterraneo, nei giorni del 13, 15 e 16 giugno sono state documentate lunghe missioni nello spazio aereo verso Israele, Libano e alla Striscia di Gaza di un velivolo-spia».
Il deputato ha poi ribadito il diritto dei siciliani ad essere informati su quanto sta accadendo, anche alla luce delle minacce giunte dalla Repubblica Islamica.
«I siciliani devono sapere se in questo momento l’isola è coinvolta, anche solo indirettamente, nel conflitto. Il governo iraniano ha dichiarato che tutte le basi militari sono potenzialmente in pericolo e, purtroppo, immagino che ad oggi non si possano escludere nemmeno quelle siciliane».
La Vardera chiede anche l’applicazione del Trattato di Parigi del 1947, che prevedeva la completa smilitarizzazione della Sicilia e della Sardegna.
«Il Trattato di Parigi è decisivo per garantire pace e sicurezza nel nostro territorio, per far in modo che la nostra isola non venga coinvolta in alcun tipo di conflitto. Non dobbiamo dimenticarci che è la nostra Costituzione a sancire il ripudio della guerra da parte dell’Italia».
L'articolo 49 del Trattato, in particolare, prevedeva la completa smilitarizzazione di alcune isole italiane, tra cui appunto la Sicilia. Nei fatti non è stato mai pienamente applicato e la Guerra Fredda ha trasformato questi luoghi in avamposti militari della Nato, rimasti tali anche dopo la dissoluzione dell'Urss.
Nelle ultime ore è sceso in campo anche il Comitato No Muos di Niscemi che ha inviato una lettera al sindaco e al Consiglio comunale, per esprimere "forte preoccupazione rispetto al crescente rischio di coinvolgimento diretto della città negli scenari di guerra in corso».
Niscemi ospita la base americana Muos, «parte integrante delle operazioni di guida e coordinamento militare, un'infrastruttura strategica che, proprio per questo, rischia di diventare obiettivo prioritario di attacchi da parte delle forze nemiche degli Stati Uniti».
Il Comitato sottolinea come «la presenza delle basi statunitensi di Sigonella e Niscemi trasformi, di fatto, il territorio siciliano in un fronte attivo, coinvolgendo la popolazione in guerre mai dichiarate ufficialmente dal governo italiano, ma combattute nei fatti.
Nella lettera si chiede al sindaco e all'amministrazione comunale di chiarire «quali analisi e valutazioni sono state effettuate sull'attuale livello di rischio per la popolazione; quali misure preventive o di emergenza sono state predisposte per garantire la sicurezza dei cittadini di Niscemi».
In Sicilia cresce la paura per via della presenza di infrastrutture militari statunitensi dall’importanza strategica niente affatto trascurabili per le operazioni nel Mediterraneo, come la Naval Air Station Sigonella e il Muos di Niscemi, oggi possibili prede di un imprevedibile ma mai così probabile colpo di coda iraniano.
Partiti politici e associazioni si stanno mobilitando per avere chiarezza sulle possibili conseguenze della guerra per la Sicilia. La speranza è che il cessate il fuoco sia davvero "illimitato" come ha affermato Trump. Intanto nell'Isola è in corsa una vera e propria mobilitazione.
Sabato 28 giugno è previsto un presidio alle porte della base militare di Sigonella. L’evento, organizzato dalla Rete siciliana contro il disarmo, vedrà la partecipazione di numerose associazioni, movimenti popolari, sindacati e organizzazioni politiche, tra cui la Cgil, il Pd, M5S e Controcorrente.
La richiesta di una piazza così variegata e composita è quella di lasciar fuori dal conflitto le infrastrutture militari presenti sul suolo siciliano e italiano, che non siano da supporto per operazioni di guerra.
Sulla vicenda si è mosso Ismaele La Vardera, che ha presentato una mozione all’Ars - firmata anche dal M5S - per richiedere, tra le altre cose, che la Regione Siciliana si impegni con urgenza «per richiedere una relazione dettagliata e ufficiale sul ruolo operativo svolto dalla base di Sigonella, dal sistema Muos e dalle altre installazioni militari presenti in Sicilia nel contesto del conflitto Iran-Israele».
«Ritengo che un eventuale coinvolgimento della base di Sigonella nel conflitto con l’Iran e nella striscia di Gaza sarebbe molto grave - aggiunge La Vardera -. Anche qualora la Sicilia non venisse usata per colpire direttamente i bersagli statunitensi in Medio Oriente, non si può far finta che il supporto logistico sia trascurabile e di poco conto».
E ancora: «Nonostante il mistero abbia detto che non sono partiti aerei della Sicilia, secondo il sito specializzato ItaMilRadar, che monitora il traffico aereo militare nel Mediterraneo, nei giorni del 13, 15 e 16 giugno sono state documentate lunghe missioni nello spazio aereo verso Israele, Libano e alla Striscia di Gaza di un velivolo-spia».
Il deputato ha poi ribadito il diritto dei siciliani ad essere informati su quanto sta accadendo, anche alla luce delle minacce giunte dalla Repubblica Islamica.
«I siciliani devono sapere se in questo momento l’isola è coinvolta, anche solo indirettamente, nel conflitto. Il governo iraniano ha dichiarato che tutte le basi militari sono potenzialmente in pericolo e, purtroppo, immagino che ad oggi non si possano escludere nemmeno quelle siciliane».
La Vardera chiede anche l’applicazione del Trattato di Parigi del 1947, che prevedeva la completa smilitarizzazione della Sicilia e della Sardegna.
«Il Trattato di Parigi è decisivo per garantire pace e sicurezza nel nostro territorio, per far in modo che la nostra isola non venga coinvolta in alcun tipo di conflitto. Non dobbiamo dimenticarci che è la nostra Costituzione a sancire il ripudio della guerra da parte dell’Italia».
L'articolo 49 del Trattato, in particolare, prevedeva la completa smilitarizzazione di alcune isole italiane, tra cui appunto la Sicilia. Nei fatti non è stato mai pienamente applicato e la Guerra Fredda ha trasformato questi luoghi in avamposti militari della Nato, rimasti tali anche dopo la dissoluzione dell'Urss.
Nelle ultime ore è sceso in campo anche il Comitato No Muos di Niscemi che ha inviato una lettera al sindaco e al Consiglio comunale, per esprimere "forte preoccupazione rispetto al crescente rischio di coinvolgimento diretto della città negli scenari di guerra in corso».
Niscemi ospita la base americana Muos, «parte integrante delle operazioni di guida e coordinamento militare, un'infrastruttura strategica che, proprio per questo, rischia di diventare obiettivo prioritario di attacchi da parte delle forze nemiche degli Stati Uniti».
Il Comitato sottolinea come «la presenza delle basi statunitensi di Sigonella e Niscemi trasformi, di fatto, il territorio siciliano in un fronte attivo, coinvolgendo la popolazione in guerre mai dichiarate ufficialmente dal governo italiano, ma combattute nei fatti.
Nella lettera si chiede al sindaco e all'amministrazione comunale di chiarire «quali analisi e valutazioni sono state effettuate sull'attuale livello di rischio per la popolazione; quali misure preventive o di emergenza sono state predisposte per garantire la sicurezza dei cittadini di Niscemi».
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