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Anche la Sicilia ha il suo mostro di Loch Ness: il mistero della leggendaria biddrina

Alla ricerca dell'animale mitologico, incubo per generazioni di bambini e contadini dell'entroterra siciliano. Ecco chi è e dove vive la biddrina

Balarm
La redazione
  • 28 gennaio 2022

La scultura di una biddrina su una fontana di Mussomeli (Cl)


C'era una volta... un grosso serpente d'acqua, terrore di bambini e contadini. Un mostro che campeggia nelle campagne dell'entroterra siciliano, privilegiando le zone umide e paludose, laghi e fiumi. È la biddrina, animale mitologico, una specie di mostro di Loch Ness versione siciliana.

Secondo la leggenda, è un rettile feroce, con gli occhi rossi e una bocca così grande da divorare in un solo boccone agnelli, capretti e bambini. Un incrocio fra un grosso serpente e una gigantesca biscia d'acqua. A differenza di quest'ultima, però, sarebbe tutt'altro che innocua. Per i più fantasiosi era addirittura descritta come una belva selvatica metà coccodrillo e metà drago.

Ma dai cunti popolari, la "vera" biddrina discende dalla biscia. La tradizione vuole che una biscia che riesce a restare nascostra per sette anni si trasforma in biddrina, diventando gigantesca e ammaliatrice. Sarebbe capace di attirare le prede - ossia qualunque malcapitato la incroci - con il suo sguardo e poi ingoiarle.
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Montedoro, in provincia di Caltanissetta, sarebbe il suo territorio prediletto. Almeno è la zona dove ha origine il maggior numero di racconti e storie su questo curioso animale mitologico, che si nutrirebbe anche delle acque sulfuree della vicina miniera di zolfo. Ma non è escluso che le biddrine possano magari spostarsi nelle zone vicine.

Avvistamenti sarebbero avvenuti a Marianopoli, Butera, Sommatino; ma anche nell'Agrigentino, da Canicattì a Campobello.
Secondo la leggenda una biddrina è stata uccisa a Cammuto, dove la scultura di una fontana ne celebra addirittura l'evento.

A Butera, nel Nisseno, alla vigilia della tradizionale festa di San Rocco, si sfila in corteo con “u sirpintazzu” in cartapesta (tipo il drago cinese) in memoria dell'uccisione di una biddrina che aveva fatto razzìa di animali, selvaggina e campi coltivati, diventando l'incubo di contadini e allevatori della zona.

Pare, inoltre, che l'origine di questo animale sia legata a un maleficio fatto ai danni di una fanciulla, trasformata in un serpente d'acqua dalle grandi labbra rosse.

Vere o false che siano, le leggende hanno sempre un loro perchè. E tra i motivi che spiegherebbero l'esistenza della biddrina c'era quella di evitare che i bambini potessero fare il bagno in stagni e luoghi paludosi con il rischio di annegare. In effetti questa bestia mitologica è stata un incubo per generazioni di bambini.

C'è chi le ha dedicato persino una poesia, come Pietro Verde, amministatore del gruppo Facebook "Naresi nel mondo", dal titolo appunto "La biddrina". Eccone qualche verso significativo: A la biddrina stati attenti tutti ca si vi ncaglia sani sani v’agliutti, pi campari avi bisuognu di sustanza e cerca a vuantri pi inchisi la panza. E siccuomu la paura fa novanta ogni carusu si blocca e si scanta e l’aranci e i mannarini du zi Tanu nuddru li tocca o cci metti manu. Ora ca tutti mantiennu la distanza d’aranci e mannarini c’è abbunnanza e un c’è bisuognu di guardii giurati ca di la biddrina su tutti spavintati".
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