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Archimede e gli "Specchi Ustori": il genio siracusano che sconfisse le navi nemiche

Tra geniali macchine da guerra e invenzioni sorprendenti, si racconta che lo scienziato costruì un astuto marchingegno per sconfiggere le navi nemiche

Federica Puglisi
Giornalista
  • 12 ottobre 2025

Specchi ustori di Archimede

Chissà cosa avrebbe combinato Archimede se fosse vissuto ai giorni nostri. Il suo genio e la sua creatività avrebbero indubbiamente dato un grande contributo alla scienza e probabilmente anche alla creazione di macchine da guerra. Perché il nome del genio siracusano è indissolubilmente legato alla costruzione di un astuto marchingegno per sconfiggere le navi nemiche.

Intorno alla figura di Archimede da secoli è legata quella della creazione degli specchi ustori, un simbolo del confine sottile tra ingegno umano e immaginazione collettiva. Ma quale sia il limite tra la verità storica e la pura invenzione resta un mistero. Infatti se è improbabile che siano stati davvero usati come arma, nel senso narrato dalla leggenda, l’idea che un uomo potesse concepire una simile tecnologia nel III secolo a.C. dimostra comunque la grandezza del pensiero scientifico antico.

Ci si interroga tuttora tra scienza e leggenda. Ma vediamo come andarono i fatti. Siamo nel terzo secolo a.C. una città splendida, affacciata sul Mediterraneo, si prepara a resistere a una delle potenze più temute dell’epoca: Roma. Al centro della difesa non c'è solo l’esercito siracusano, ma anche uno dei più grandi geni dell’antichità: Archimede, matematico, fisico, ingegnere e inventore.

Tra geniali macchine da guerra e invenzioni sorprendenti, si racconta che lo scienziato costruì degli specchi ustori, strumenti che avrebbero incendiato le navi romane grazie alla concentrazione dei raggi solari.

Essi sarebbero stati posizionati su Castello Eurialo, la fortezza a difesa della città. Ma quanto c'è di vero in questa storia? È possibile che, già a quel tempo l’uomo fosse riuscito a padroneggiare l’energia del sole in maniera tanto precisa e dunque distruttiva? Secondo alcuni testi antichi davvero quegli specchi esistettero e servirono a incendiare a distanza le vele delle navi romane durante l’assedio del 212 a.C.

Secondo la leggenda, Archimede avrebbe disposto una serie di specchi concavi, probabilmente degli scudi, in modo da concentrare i raggi solari su un punto preciso delle navi nemiche, provocandone l’incendio. Ma sembra impossibile che davvero questo sia accaduto. Una scena, quasi da film, sopravvissuta nei secoli.

Ora, che Archimede abbia avuto un ruolo fondamentale nella difesa di Siracusa è accertato storicamente. Molte fonti dell’antichità parlano delle sue macchine belliche, come le catapulte, le gru per sollevare e capovolgere le navi. Ma degli specchi ustori pare non ci sia traccia. Se questa leggenda, però, si tramanda ancora oggi, vuol dire che un fondo di verità debba esserci.

In età contemporanea, e ancora prima tra il Seicento e il Settecento, molti tentarono ricostruzioni teoriche e pratiche di questi marchingegni. Come anche studi recenti hanno dimostrato che era improbabile usare specchi ustori come vera arma bellica, sebbene fosse possibile incendiare legno con specchi concavi in condizioni molto favorevoli. Dunque tecnicamente non impossibile, ma improbabile in un contesto di guerra già di per sé caotico.

Forse, più che una verità storica, gli specchi ustori sono una metafora: quella del potere della mente umana di domare le forze della natura. Infatti Archimede non solo era apprezzato tra i suoi, ma anche tra gli avversari, i romani.

Pare che il generale Marco Claudio Marcello avesse addirittura dato ordine di risparmiargli la vita. Invece Archimede fu ucciso da un soldato romano, sembra mentre era assorto nei suoi calcoli. Archimede, dunque, con o senza specchi, ha davvero fatto storia e per questo motivo che oggi il suo genio, le sue invenzioni, le sue scoperte vengono ancora ricordate.
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