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Astuti, adulatori e chiacchieroni: quanto c'è di "normanno" nel carattere dei siciliani

È indubbio che qualcosa ritroviamo nel carattere dei siciliani. C’è però da chiedersi se furono i normanni a plasmare il carattere degli abitanti dell’Isola o il contrario

Susanna La Valle
Storica, insegnante e ghostwriter
  • 2 febbraio 2023

mosaico raffigurante Re Ruggero II, Chiesa della Martorana (Palermo)

Un po' di tempo fa, in un gruppo che si occupa della “Storia del Regno di Sicilia”, trovai questo proverbio “Non si pigliano, se non si somigliano”. Si cercavano analogie caratteriali tra i dominatori normanni e i siciliani dominati.

Argomento tanto curioso, quanto interessante, che può portare alla domanda di cosa in che maniera e misura abbiano influito, sul carattere dei Siciliani, i vari popoli che arrivarono sull’Isola.

La storia ci racconta che la gente venuta dal Nord, (origine del nome Normanni) era composta di mercenari, briganti, indomiti guerrieri.

Un popolo proveniente dalla Scandinavia che così era raccontata negli Analecta Bollandiana “erano usciti con grande arroganza dai loro confini e iniziarono le loro scorrerie per arrivare sulle rive della Senna, invocando i loro dei e bestemmiando il Dio Cristiano".

Potremmo dire che all’inizio erano un popolo barbaro. Con le varie escursioni, sconfinamenti e scorrerie, questi mercenari, ora al soldo di uno poi di un altro, spesso di entrambi, combatterono a fianco dell’Impero bizantino sotto il comando del Generale Giorgio Maniace per la guerra in Sicilia.
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In seguito poi dopo aver rapito il Papa, averlo rilasciato e riconosciuta la Sua autorità, ottennero il compito di “liberare“ la Sicilia dagli infedeli. Ha ragione chi sostiene che fu, di fatto, una “Crociata”sull’Isola. Che cosa ottennero in cambio? La Creazione del Regno di Sicilia.

La Conquista Normanna del 1061, con lo sbarco a Messina , inaugurò un Regno che durò fino alla morte di Costanza D’Altavilla ultima regina Normanna nel 1198 , a cui successe lo Svevo, Federico II degli Hohenstaufen: nuovo popolo, nuovo ceppo, questa volta germanico.

Scandinavi, tedeschi, bizantini, mussulmani, latini, cartaginesi, fenici, greci, e all’inizio le popolazioni preelleniche: Sicani, Elimi e Siculi.

Anche questi ceppi venuti da fuori; a iniziare dai Sicani guidati dal Re Sicano, che il mito ricorda come nipote di Urano e Gea, (cielo e terra).

Gli Elimi: insieme di popolazioni autoctone, liguri e migrazioni provenienti dal mare Egeo, qualcuno ipotizza dalla mitica Troia. Infine i Siculi, gli Italici, di origine Indoeuropea. Originariamente chiamati Enotri, avevano come capo il mitico re Italo, alla cui morte subentrò Siculo.

Questo Re poi impose il nome al suo popolo che arrivò anche in Sicilia. Racconta Dionigi, che alcuni “Siculi” rimasero sulla penisola e furono tra i fondatori di Roma. Gente e storie fantastiche che hanno contribuito alla nascita di un popolo unico.

Il Principe Fabrizio dice nel Gattopardo: "da sempre avvezzi a una lunga, lunghissima egemonia di governanti che non erano della nostra religione, non parlavano la nostra lingua … da 2.500 anni siamo coloni”.

Torniamo alla domanda iniziale in cosa si assomigliavano i Normanni e i siciliani? Iniziamo a tracciare carattere, vizi e virtù degli avventurieri del Nord.

Goffredo Malaterra così li descrive “i Normanni sono gente assai astuta, non perdonano le offese, disprezzano le terre del luogo nella speranza di procacciarsene di più altrove, sono bramosi di guadagno e potere, all’occorrenza sanno fingere e dissimulare, tengono una via di mezzo tra magnificenza e avarizia.

Esperti nell’adulazione, si dedicano con impegno alla cura dell’eloquenza al punto che perfino i ragazzi si possono considerare dei piccoli oratori…”.

È indubbio che qualcosa ritroviamo nel carattere dei siciliani. C’è però da chiedersi furono i Normanni a lasciare e plasmare il carattere degli abitanti dell’Isola o il contrario? La risposta richiede uno sguardo più generale e può essere riassunta in due parole Stratificazione e Rimescolamento.

Nella prima ogni popolo ha costituito una lamella di cultura, storia, politica man mano depositata l’una sull’altra. La seconda parla di acquisizione reciproca di vari caratteri genetici, esperienze, adattamenti.

Una contaminazione, un crogiolo che diede qualche preoccupazione al Fascismo, durante l’elaborazione del Manifesto della Razza del 1938, dove ci si preoccupò di definire i siciliani, una razza pura e autoctona, con buona pace della storia.

Vi furono più emissari o tributari? Difficile rispondere. Sicuramente chi è approdato su questa terra, che fu per molti all’inizio della storia un mondo di confine, quasi un continente, di grandezza spropositata rispetto alle altre isole del Mediterraneo, si lasciò coinvolgere dalla ricchezza e bellezza inaudita; se vi fu conquista e sicuramente sfruttamento, c’è da dire che tutti in qualche modo rimasero plasmati da questa malia.

Gli stessi indomiti combattenti Normanni subirono questo processo che penetrò nella mente e nel cuore, non opposero alcuna resistenza all’ opulenza e sontuosità che trovarono, si lasciarono travolgere.

Se così non fosse non avrebbe spiegazione il ritratto di Ruggero II, nel soffitto ligneo della Cappella Palatina di Palazzo dei Normanni, dove lo vediamo vestito in stile arabo, seduto con le gambe incrociate come un Emiro.

La suggestione e la grandiosità, modulata dai governanti precedenti dell’Isola, era entrata nella Storia dei Normanni in Sicilia.

Potremmo dire che chiunque arriva su questa terra, porta il suo bagaglio di conoscenze e cultura ma “tutti si diventa altri”, ognuno lascia qualcosa per acquisire qualcos’altro, contribuendo a quella vanità tipica dei Siciliani “di sentirsi perfetti” e di non dover migliorare.

Rileggendo le parole del Gattopardo, sulla presunta refrattarietà dei siciliani agli stranieri, viene da chiedersi se non sia vera la consapevolezza (senza illusione), di avere raggiunto la “Compiutezza”.

Non esistono emissari e tributari, è un equilibrio perfetto di contaminazioni, tanti stranieri arrivati, ripartiti, mescolati, stratificati. I Siciliani non sono e non furono semplici coloni, ma un popolo cosmopolita con più di 2.500 anni di storia.
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