Aumentano i casi Covid (anche) in Sicilia: dalle nuove varianti ai sintomi, cosa sapere
Il covid torna a circolare anche nell'isola. Si riscontra un tendenziale aumento dei positivi. Ci sono nuove varianti che danno sintomi specifici: ecco quali

Il covid oggi per fortuna non fa più paura come 5 anni fa, quando il virus ha tenuto costrette migliaia di persone nelle proprie case o in letti d’ospedale. Il quadro ormai è totalmente diverso e, con le dovute differenze, il coronavirus è alla stregua di tanti altri virus influenzali che circolano.
Nelle ultime settimane , da fine agosto a settembre, si registra in tutta Italia un graduale aumento dei casi.
In particolare, secondo i dati del ministero della Salute, nella settimana dal 4 al 10 settembre i nuovi contagi hanno superato i 2.800 sul territorio nazionale, superando i duemila della settimana precedente con un aumento di quasi il 30%.
I numeri non sono preoccupanti e non si può ovviamente parlare di emergenza. Quindi, niente panico.
Sempre stando al report del ministero, in Sicilia, nella settimana dal 4 al 10 settembre, il tasso di positività era al 21,6%, contro l'11,6% della settimana precedente.
«Non si può parlare di emergenza, nonostante si sia registrato un aumento dei casi - spiega Antonio Cascio, direttore della clinica di malattie infettive e tropicali del Policlinico di Palermo -. È vero che ci sono stati dei ricoveri e dei morti a causa del covid. Ad esempio, guardando agli ultimi dati disponibili, quelli che riguardano la settimana dall’11 al 17 settembre, ci sono stati 21 morti a livello nazionale. Il doppio della settimana precedente».
Per quello che riguarda la diffusione a livello geografico della malattia all’interno della penisola: «I casi sono in aumento all’interno di diverse regioni italiane. In Sicilia i casi sono stabili ma in tendenziale aumento».
Sempre guardando i numeri del ministero della Salute, la regione con il maggior numero di casi è la Lombardia che nella settimana 11-17 settembre registra 1.343 positivi, ma è anche quella in cui si fanno più tamponi (7622). Qui il tasso di positività è al 17%. In Sicilia nella stessa settimana si contano 13 positivi a fronte di 130 tamponi effettuati e un tasso di positività al 12,
Rispetto al periodo dell'emergenza il numero dei test si è notevolmente ridotto: sono sempre meno le persone che si sottopongono ai tamponi.
La variante più diffusa oggi è la Stratus, emersa per la prima volta tra la fine della primavera e l’inizio dell’estate 2025 e che fa parte del lignaggio Omicron.
La sua diffusione rapida ha portato sia l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) sia il Centro Europeo per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie (ECDC) a classificarla tra le varianti sotto osservazione.
«I sintomi associati a Stratus ricordano quelli delle precedenti varianti del Covid-19, ma i medici stanno riscontrando alcune caratteristiche specifiche. Tra queste, spicca una forte infiammazione della gola, spesso descritta come “sensazione di taglio” o “gola a rasoio”, accompagnata da raucedine marcata - spiega Enrico Alagna, medico specialista in igiene, epidemiologia e sanità pubblica -.
Altri segnali frequenti dell’infezione includono febbre di grado medio e tosse secca persistente. In diversi casi italiani si è tornati a rilevare anche anosmia e ageusia, ovvero la perdita dell’olfatto e del gusto, sintomi più comuni nelle fasi iniziali della pandemia, ma meno ricorrenti nelle ondate recenti. Restano inoltre presenti - conclude Alagna - i classici segnali influenzali: spossatezza, dolori muscolari e malessere generale».
Nelle ultime settimane , da fine agosto a settembre, si registra in tutta Italia un graduale aumento dei casi.
In particolare, secondo i dati del ministero della Salute, nella settimana dal 4 al 10 settembre i nuovi contagi hanno superato i 2.800 sul territorio nazionale, superando i duemila della settimana precedente con un aumento di quasi il 30%.
I numeri non sono preoccupanti e non si può ovviamente parlare di emergenza. Quindi, niente panico.
Sempre stando al report del ministero, in Sicilia, nella settimana dal 4 al 10 settembre, il tasso di positività era al 21,6%, contro l'11,6% della settimana precedente.
«Non si può parlare di emergenza, nonostante si sia registrato un aumento dei casi - spiega Antonio Cascio, direttore della clinica di malattie infettive e tropicali del Policlinico di Palermo -. È vero che ci sono stati dei ricoveri e dei morti a causa del covid. Ad esempio, guardando agli ultimi dati disponibili, quelli che riguardano la settimana dall’11 al 17 settembre, ci sono stati 21 morti a livello nazionale. Il doppio della settimana precedente».
Per quello che riguarda la diffusione a livello geografico della malattia all’interno della penisola: «I casi sono in aumento all’interno di diverse regioni italiane. In Sicilia i casi sono stabili ma in tendenziale aumento».
Sempre guardando i numeri del ministero della Salute, la regione con il maggior numero di casi è la Lombardia che nella settimana 11-17 settembre registra 1.343 positivi, ma è anche quella in cui si fanno più tamponi (7622). Qui il tasso di positività è al 17%. In Sicilia nella stessa settimana si contano 13 positivi a fronte di 130 tamponi effettuati e un tasso di positività al 12,
Rispetto al periodo dell'emergenza il numero dei test si è notevolmente ridotto: sono sempre meno le persone che si sottopongono ai tamponi.
La variante più diffusa oggi è la Stratus, emersa per la prima volta tra la fine della primavera e l’inizio dell’estate 2025 e che fa parte del lignaggio Omicron.
La sua diffusione rapida ha portato sia l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) sia il Centro Europeo per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie (ECDC) a classificarla tra le varianti sotto osservazione.
«I sintomi associati a Stratus ricordano quelli delle precedenti varianti del Covid-19, ma i medici stanno riscontrando alcune caratteristiche specifiche. Tra queste, spicca una forte infiammazione della gola, spesso descritta come “sensazione di taglio” o “gola a rasoio”, accompagnata da raucedine marcata - spiega Enrico Alagna, medico specialista in igiene, epidemiologia e sanità pubblica -.
Altri segnali frequenti dell’infezione includono febbre di grado medio e tosse secca persistente. In diversi casi italiani si è tornati a rilevare anche anosmia e ageusia, ovvero la perdita dell’olfatto e del gusto, sintomi più comuni nelle fasi iniziali della pandemia, ma meno ricorrenti nelle ondate recenti. Restano inoltre presenti - conclude Alagna - i classici segnali influenzali: spossatezza, dolori muscolari e malessere generale».
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