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Barbara Tabita racconta la malattia: "Mi sentivo una bambola rotta, sono rinata"

Un calvario che inizia 7 anni fa, quando l'attrice torna in Sicilia. Ritrova il suo compagno e insieme decidono di avere una figlia, dopo il parto però gli anni più bui

Balarm
La redazione
  • 23 dicembre 2025

Barbara Tabita a Verissimo

Un ritorno alla vita dopo un periodo complicato, appesa a un filo, con la paura di non farcela. Adesso compie 50 anni e per lei è "una rinascita totale". Lo ha raccontato sabato 21 dicembre l'attrice siciliana Barbara Tabita a Silvia Toffanin nel corso della puntata di "Verissimo". Un calvario che inizia sette anni fa, quando torna in Sicilia. Inizialmente le sembra di vivere un momento felice, ritrova il suo compagno e insieme decidono di avere una figlia. «Avevo 44 anni - spiega l'attrice - sono rimasta subito incinta ed è nata Beatrice. L'idea di avere una famiglia non era una cosa che avevo nel Dna, non ho mai pensato che sarei diventata madre».

Ma fin da subito avverte che qualcosa non va. «Avevo inizialmente una nausea esagerata che mi ha accompagnata fino alla nascita della figlia». Lì per Barbara Tabita inizia un viaggio pieno di sfide, di tempeste. «Premetto che a 20 e a 40 anni ho avuto due episodi di Tia (mini -ictus ndr) che non avevano lasciato conseguenze. Dopo il parto la nausea si accompagnava a un mal di testa. Avevo mal di testa sempre più violenti, stavo al buio e in silenzio e non uscivo più di casa. Nessun farmaco riusciva a farmelo passare, non andava via nemmeno col cortisone. Mi paralizzavo, spesso perdervo l'uso della parola e a volte diventavo balbuziente. Andavo in giro con questa valigetta con il kit per il pronto soccorso. Ho vissuto così sette anni».

La cosa che più turba l'attrice, racconta, era la paura costante, il non sapere «se arriva la morte o un'aura. Per questo sono andata in analisi, anche per accettare che non avrei mai più svolto questa professione. La memoria e la parola nel lavoro di attrice sono alla base di tutto, il volto mi si spostava tutto da un lato. "Mamma c'è laura?" diceva mia figlia».

Un abisso che sembra non avere via d'uscita. «Stai a letto e a volte non ti senti bella - continua la Tabita - ti senti una mamma sbagliata. Una volta dissi a mio fratello che se fossi rimasta un vegetale voglio che stacchiate la spina e ho firmato un pezzo di carta che mi garantiva di morire come volevo io. È come se la morte ti accarezzasse e poi andasse via. Ho perso gli anni più belli di mia figlia, la malattia mi ha tolto tanto, troppo. Sono stata ovunque e ho provato qualunque cosa. A un certo punto alzi bandiera bianca e diventi la tua malattia».

Poi una luce in fondo al tunnel, la speranza che riaffiora, anche se risalire la china è difficile. Due anni fa è arrivata la cura. Mi ha chiamata il neurologo e mi ha detto quella frase che pensavo non avrei mai sentito. La prima puntura non è andata benissimo in una settimana, avevo due o tre episodi». A questo punto però è arrivato un altro duro colpo: «Dopo undici anni il mio compagno ha deciso di lasciarmi. Ho perso 17 chili ho smesso di mangiare. Oggi però riesco a capirlo, io non mi amavo più, lui c'è stato ha cresciuto nostra figlia, è un grande padre, ero sconvolta dalle fine di questo rapporto. Sono finita al San Raffaele di Milano dove finalmente mi hanno guarita. Ora voglio quei sette anni indietro, quei sette anni dove ho vissuto all'inferno».

«Prima cercavo la felicità ma ho scoperto che l'abbiamo già. E ho imparato a perdonarmi. Mi sono sentita una cattiva madre e una cattiva compagna. un essere umano sbagliato, una bambola rotta. La persona con cui ero più spietata era me stessa». Ora lei si augura la salute e un amore che sappia apprezzare la sua forza ma anche la sua debolezza.
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