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C'era una volta una rotonda sul mare: storie di Palermo quando il "Sacco" era lontano

La Costa d'Oro oggi non esiste più: al suo posto troviamo i parcheggi dell'ospedale la Ferla, piccole fabbriche abbandonate, spazzatura e tanto (troppo) degrado

  • 18 novembre 2019

C'era una volta il mare a Palermo. Era la città che ancora non aveva conosciuto la guerra, il Sacco di Palermo, l'espansione verso Mondello, il porto, gli abusi edilizi e gli scarichi industriali.

Era la Palermo dei nostri nonni e dei nostri genitori (per i più vecchi) che a mare ci andavano a piedi partendo dalle case del centro.

Era quel tratto di spiaggia davanti la Conca d'Oro, che i più nostalgici chiamano ancora la Costa d'Oro, con gli stabilimenti balneari costruiti su pali di legno incerti che ospitavano baracche tremolanti. E una rotonda sul mare, anch'essa in legno, dove i ragazzi si recavano il pomeriggio per incontrarsi e le coppiette la sera per baciarsi sospesi sull'acqua.

Questa Palermo si raggiungeva oltrepassando il porticciolo Sant'Erasmo e si estendeva oltre lo Stand Florio, fino alla spiaggia Romagnolo.

I nomi degli stabilimenti erano Savoia, Petrucci, Virzì. Il più famoso era lo Stabilimento Delizia-Petrucci, fondato da Antonino Petrucci soprannominato "il galantuomo". Sorgeva davanti al vicolo Spanò ed era dotato di un'altalena e un trampolino per i tuffi, raggiungibili dalla riva a bordo di un'imbarcazione, e di un "campo di nuoto", fiancheggiato da imponenti gradinate dalle quali si poteva assistere alle gare sportive organizzate fra le squadre degli stabilimenti. Attorno a questi fiorivano gelatai, trattorie e sfincionari.
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Palermo aveva il suo mare, come la Barcellona di Spagna.

La Costa d'Oro oggi non esiste più. Al suo posto trovi i parcheggi dell'ospedale la Ferla, piccole fabbriche abbandonate, spazzatura e tanto degrado. Il fiume Oreto che rilascia le sue acque su questa riva è profondamente inquinato da scarichi industriali e fognari. I bombardamenti della seconda guerra mondiale hanno ulteriormente snaturato la costa di Palermo.

Dopo gli anni Cinquanta si decise che tutto il materiale di risulta dovesse essere gettato in quel tratto di mare. Poi ci si mise la Mafia ovviamente, che stabilì nei casolari della zona le sue "camere della morte".

Poche foto ricordano la Costa d'Oro e lo splendore che ha vissuto. Emanuele Drago, professore e storico innamorato della città, la ricorda perfettamente e la descrive nel suo splendido libro "Palermo in un romanzo". Drago è spesso guida turistica per piccoli gruppi di curiosi e nostalgici che vogliono visitare quei luoghi, memoria storica di un passato che sembra lontanissimo. Vi invitiamo ad andarci.
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