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C'erano una volta i libri a Millelire: adesso la collana è scaricabile gratis dal web

Nel 1989 la casa editrice Stampa Alternativa propone una collana di libri che hanno rivoluzionato il mercato editoriale: in tempo di Coronavirus tornano gratis per tutti

  • 24 marzo 2020

La copertina della Lettera sulla Felicità di Epicuro di Stampa Alternativa

Cera una volta la lira. Sì, la lira italiana, la valuta nazionale posta a riferimento del nuovo sistema monetale nel Medioevo con la riforma carolingia di Carlo Magno e assunta a corso legale il 17 marzo 1861 con la proclamazione del Regno d'Italia. Fin qui la storia, che come nelle favole che si danno inizio ha poi una fine che per la lira arriva l’1 gennaio 1999 con l’entrata in vigore dell’euro e col ritiro definitivo di monete e banconote l’1 marzo 2002.

La lira diventa un lacerto della memoria: c’è chi la custodisce ossessivamente nei classici raccoglitori di banconote, con la crudele pedanteria di un vecchio ragioniere; chi, più poveramente, dentro una busta per corrispondenza, preveggendo il venir meno delle lettere su carta; e chi, con neghittoso languore, la dimentica tra le pagine di un libro per il felice ritrovamento dei posteri.

Se la banconota più bella era quella da 500 lire, con i suoi gradienti di verde mercuriale e l’immagine di una testa alata, la meno scambiata era quella da 500.000 lire, diffusa in un’unica emissione, su disegno dall’incisore Trento Cionini che scelse l’immagine del Trionfo di Galatea di Raffaello, posto sul verso nel suo autoritratto degli Uffizi. Per molti che non la videro, questa banconota più che un mito divenne un simulacro, una traccia di esistenza possibile salvaguardata dentro inconquistabili casseforti.
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Con tutto ciò, se dovessimo indicare la banconota di una possibile nostalgia della lira si penserebbe di certo alle 1000 lire; anzi, alle Millelire. Quelle color ocra con l’immagine di Giuseppe Verdi sul verso, diffuse fino ai primi anni ottanta, col sottotesto in piccolo che recita «pagabili a vista al portatore»; le altre, con un severo e barbutissimo Marco Polo in bianco e nero; e le ultime, sgargianti, col profilo solenne di Maria Montessori, una rassicurante Signorina Felicita uscita dalle pagine di Guido Gozzano. Con le Millelire si potevano compiere persino dei miracolosi acquisti: dieci caramelle, due buste di figurine, un bocconcino di pane imbottito. E perché no, anche un libro.

Nel 1989 la casa editrice Stampa Alternativa, fondata negli anni settanta a Roma da Marcello Baraghini, propone una collana di libri «che hanno rivoluzionato il mercato editoriale», come si legge sulla Piccola Enciclopedia Garzanti. Si chiamano proprio Millelire e si presentano come opuscoli con una veste scarna per affermare la necessità di una promozione della lettura proletaria, con un successo editoriale enorme. Più di venti milioni di copie e testi di filosofi, poeti e scrittori che passano di tasca in tasca fra studenti e operai, fra intellettuali e impiegati, fra apocalittici e integrati.

Se un giorno uno strano virus dovesse costringerci a casa, potremmo far lezione di civiltà necessaria andando a leggere proprio tutti i libretti della collana Millelire, resi gratuiti dall’editore con un gesto di grande generosità. Per non darsi subito ai cattivi pensieri, si potrebbe cominciare proprio con il “Manuale per non suicidarsi” di Wals Sabbatini, passando ai principi di una formazione ecologica con l’“Ecoalfabeto” di Fritjof Capra, e concludendo con lo straordinario “Guerra ai demolitori” del polemico Victor Hugo.

O si potrebbe ancora calarsi nell’esistenzialismo col racconto “Il disertore” di Boris Vian, affrontare “La superstizione” con il genio di Baruch Spinoza, omaggiare uno dei maestri in ombra del novecento con le “Dieci poesie per una lucciola” di Clemente Rebora. I più disubbidienti potranno meditare sui “Pensieri” del greco Epicuro fino a “La morale anarchica” del russo Kropotkin, non tralasciando gli anni della contestazione con la “Breve storia della sezione italiana dell’Internazionale Situazionista” di Miguel Amoros.

Chi volesse decodificare il sentimento spirituale di una cospicua parte dell’umanità non potrà non leggere “Gli imbecilli” dell’inquieto Giovanni Papini, decantando la rabbia con le 135 battute di “Dio, come sono depresso” di Woody Allen, e percorrere la Route 66 dei “Beat city blues” di Jack Kerouac insieme a “Per gli analfabeti” dello squilibrato Antonin Artaud. I più colti, inorriditi dalla “Svastica” di Charles Bukowski, renderanno lieve il loro sdegno leggendo l’“Alcesti” di Euripide, salvo poi ridere a crepapelle con il “Secondo avvento” di Mark Twain su un Cristo che rinasce nel Far West; toccherà poi farsi seri con il classico “Che cos’è la mafia” di Gaetano Mosca o materialisti con il “Dialogo fra un prete e un moribondo” del Marchese De Sade.

Gli anziani potranno dare un senso al tempo cha passa con l’”Elogio della calvizie” di Sinesio di Cirene o meglio ancora con “I dispiaceri della carne” di Plutarco, riflettendo sul matrimonio con la “Lettera per la scelta di una moglie” di Keplero e provando l’ebbrezza dei “Viaggi acidi” di Albert Hoffmann. Infine, se lo strano virus non dovesse darci occasioni imminenti di libertà, si potrebbe decidere ugualmente di essere liberi, ancora più liberi, totalmente e irrinunciabilmente liberi: leggerli tutti, i Millelire, sarebbe come avere tanti compagni di strada leali con i quali attraversare le epoche per tenere la barra dritta di un più consapevole presente.

«Un popolo è tanto più intelligente quanto più ama e possiede i veicoli e i depositi dell’intelligenza, cioè, prima di ogni altro, i libri». Sono parole di Giovanni Papini tratte dal suo libello “Le disgrazie del libro in Italia”: trenta pagine nelle quali l’ingegno della cultura sconfigge la barbarie dell’ignoranza. A dar ragione a Papini il fatto che questo suo scritto non sia più in commercio, del tutto esaurito e fuori catalogo. Ma c’è una buona notizia. È uno dei Millelire, cioè solo 0.52 centesimi.
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