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Capaci megafono delle stragi (silenziose) in Italia: la storia del "sindaco pescatore"

L'intervista al fratello di Angelo Vassallo ucciso in circostanze ancora da chiarire nel 2010 a Pollica, in Campania. Il film sulla sua storia proiettato a "Voci dal silenzio"

Tancredi Bua
Giornalista
  • 1 settembre 2025

Una scena de "Il sindaco pescatore" con Castellitto

Se si nomina Capaci, il paese nell’hinterland palermitano alle pendici della montagna Raffo Rosso, una delle prime cose che attraversano la mente è l’attentato del 23 maggio 1992 – passato alla storia proprio come «strage di Capaci» – in cui vennero uccisi il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e tre agenti della scorta.

Però, nonostante la rilevanza nazionale e internazionale dell’attentato, «quell’attentato non ha insegnato la lezione più importante: che se si dimentica il 23 maggio, accadrà di nuovo. Com’è successo – con dinamiche differenti – a mio fratello Angelo, il 5 settembre del 2010».

La manifestazione è organizzata dal Comune di Capaci, a cura dell'assessora alla Cultura Fiorenza Giambona, con il patrocinio dell'assessorato regionale della cultura e dell'identità siciliana.

A parlare è Dario Vassallo, fratello di Angelo Vassallo, sino a quel 5 settembre del 2010 sindaco del comune di Pollica, in Campania, ucciso in un agguato di sospetta matrice camorristica, su cui ad oggi proseguono le indagini.

Secondo le ipotesi, il sindaco potrebbe essere stato ucciso perché nel corso delle sue attività volte a tutelare la pesca e l’ambiente del piccolo comune del salernitano avrebbe scoperto un traffico di droga che coinvolgeva anche figure chiave nelle istituzioni.

Lunedì 1 settembre, a Capaci, in piazza Matrice, dalle 21.00, nell’ambito della manifestazione culturale Voci dal silenzio, sarà proiettato il film Il sindaco pescatore, con Sergio Castellitto e Renato Carpentieri, dedicato alla vita di Angelo Vassallo.

La manifestazione prosegue martedì 2 con la proiezione del film Loro della munnizza, documentario sui cenciaioli di Palermo, mercoledì 3 settembre con il concerto dei Modena City Ramblers, band emiliana nota per le sue canzoni contro le mafie e le criminalità organizzate, e si conclude giovedì 4 settembre con la proiezione del film Io capitano di Matteo Garrone, Leone d’argento per la regia a Venezia 2023, nominato agli Oscar come miglior film internazionale.

Lunedì sera, Il sindaco pescatore sarà introdotto da una conversazione fra Dario Vassallo, fratello di Angelo, e Antonio Vassallo, il fotografo di Capaci che fu tra i primi ad arrivare sul luogo della strage di Capaci, il 23 maggio 1992. «Abbiamo i cognomi uguali – dice Antonio – ma non siamo parenti di sangue. Da tempo, con Dario, ci definiamo “parenti per scelta”.

E per questo quando lui viene qui a Capaci io cerco di farlo sentire a casa sua. Si è così innamorato del posto che ci ha anche scritto, tempo fa, un romanzo chiamato Isola delle Femmine, la storia di due fratelli pescatori che lasciano la Sicilia, per andare negli Stati Uniti, dove s’insedia una comunità di nativi di Isola delle Femmine.

E poi, più recentemente, ha scritto un libro per bambini interamente ambientato fra Isola e Capaci, chiamato "Capaci: Rocco e il Regno dei polpi". Anche Il sindaco pescatore era nato come un libro.

«Lo stavo scrivendo nell’ottobre del 2010, qualche settimana dopo l’uccisione di mio fratello – racconta Dario Vassallo – , ma in realtà era ancora una raccolta di fogli con idee.

A Roma, fra i pazienti del mio studio (Vassallo è un dermatologo, ndR.), arrivò un produttore televisivo, il cui padre era stato a sua volta produttore della serie Il maresciallo Rocca. Guglielmo, questo ragazzo, vide i fogli e decise di iniziare a girare per la Rai perché voleva a tutti i costi raccontare questa storia. Ci sono voluti anni per convincerli, ma alla fine la Rai ha sposato questa follia ed è nato anche il film con Castellitto».

L’amore di Dario Vassallo per Capaci inizia tanti anni fa, quando per una serie di coincidenze incontra a Firenze il suo “parente per scelta”, Antonio, durante un evento in cui era presente anche Angelo Corbo, il poliziotto di scorta al giudice Falcone che miracolosamente sopravvisse all’attentato mafioso.

«Sono stato a Capaci tante volte, tra il 2017 e il 2018 abbiamo proiettato Il sindaco pescatore alla casina No Mafia, poi il rapporto è continuato – racconta Dario Vassallo – conoscendo meglio Antonio e gli altri ragazzi del cosiddetto Gruppo Giovanile 88».

E poi, oltre all’amicizia, Dario è legato a Capaci e al suo lato meno romantico: «Oggi, mentre prendevo un treno da Acciaroli (la frazione di Pollica in cui venne ucciso Angelo Vassallo, ndR.) uno sconosciuto mi ha ricordato che le cose sarebbero andate diversamente in questo Paese se l’attentato di Capaci non fosse andato a segno. Saremmo in un Italia diversa se quella bomba non fosse esplosa, è lì che è partito il declino di questo Paese».

Perché è come se il «presunto accordo» fra lo Stato e la mafia fosse diventato, per Vassallo, un sistema collaudato da quel giorno in poi. «Collusioni possibili fra l’istituzione e il mondo criminale purtroppo accadono di continuo – racconta Dario Vassallo – e sono diventate quasi “naturali” dal 23 maggio del ’92 in poi.

Il 16 settembre inizierà un nuovo processo per stabilire chi furono tutti i coinvolti nell’omicidio di mio fratello Angelo, e come accusati ci sono anche un colonnello e un brigadiere dei carabinieri. Due carabinieri indagati in un omicidio in cui a perdere la vita è stato un sindaco. Capaci è molto più vicina di quanto tutti pensino, e chi sminuisce tutto questo sta dall’altra parte, non c’è altra spiegazione».

Secondo Vassallo, «molto è dovuto al fatto che la mia generazione ha sbagliato a non ricordare. Se si va ad analizzare quello che succede in date come il 23 maggio, quel giorno c’è un po’ di ammuina nelle scuole, ma nulla che alla fine resti inciso nella coscienza della maggior parte dei ragazzi, degli studenti o degli adulti.

Viviamo in una società così fluida, in cui tutto resta così insignificante, che le cose che potrebbero portare i giovani a ragionare non vengono mai approfondite, non fanno notizia.

Se parliamo, a Capaci, del rinnovo di una concessione balneare, se ne interessano tutti. Della strage invece non vogliamo più sentire parlare. Ed è per questo se poi ci troviamo di fronte a catastrofi umane, a giovani che si uccidono fra loro per motivi futili. Questo Paese ha una storia che bisogna raccontare, spero che la vita di mio fratello Angelo continui a essere raccontata per illuminare i pericoli che è possibile incontrare».

Atrimenti arriverà l’oblio, il vuoto, sparirà la realtà e ognuno ci sovrapporrà il mondo che preferisce raccontarsi. «Capaci è l’angolo della vita che abbiamo svoltato tutti insieme – prosegue Dario – . Io quando penso al 23 maggio, nonostante mio fratello, mi si drizzano i peli delle braccia.

È lì che è stato istituzionalizzato, se si dimostrerà prima o poi l’esistenza della trattativa fra Stato e mafia, l’accordo inteso come legame di interessi tra due soggetti che non dovrebbero avere nulla a che fare l’uno con l’altro.

E oggi lo vediamo tradotto, e utilizzato quotidianamente, ad esempio in politica, fra partiti che non hanno nulla in comune l’uno con l’altro, né nel colore politico né nei programmi elettorali».
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