CURIOSITÀ

HomeNewsCulturaCuriosità

Cento anni fa in Sicilia c'erano Apis e Audax: giravano per la Palermo della Belle Epoque

In Sicilia si producevano automobili e qualche pioniere guardava con fiducia a quella moda passeggera che a detta di tanti mai avrebbe sostituito il cavallo

Maria Oliveri
Storica, saggista e operatrice culturale
  • 25 settembre 2023

Eugenio Oliveri e una foto della Targa Florio del 1912

La viabilità a Palermo è sempre stata argomento spinoso, sin dai tempi più remoti: sono ben impressi nella memoria dei cittadini sia il racconto di Goethe sulle deplorevoli condizioni delle strade e sulla consuetudine siciliana di riempire di rifiuti le buche cittadine per evitare guasti alle carrozze, che le pagine di Giuseppe Pitrè sul via vai ininterrotto nel Settecento di carrozze, lettighe e portantine (o sedie volanti).

«La passione per le carrozze, quasi innata in molti siciliani, aveva modi di affermarsi specialmente nella nobiltà” scriveva l’etnoantropologo, come “espressione dell’indole palermitana molto proclive alla vanità e alle apparenze».

«Particolarmente attento alla viabilità cittadina si dimostrò un illuminato politico siciliano, il sindaco Eugenio Oliveri (che non ha nessuna parentela con chi scrive l’articolo).

Sotto la sua "guida" Palermo visse un periodo importante dal punto di vista della mobilità, dal tram alle automobili. Oliveri nacque a Palermo il 21 agosto del 1842, il padre era commerciante e aveva floride attività in tutta l’isola.
Adv
In un discorso tenutosi in Parlamento il 16 novembre 1925, per commemorarne la morte - avvenuta 5 mesi prima – Eugenio Oliveri è descritto come "uomo d'alto intelletto, di carattere fermo e mite insieme, cittadino di sentimenti nobilissimi e fervidi d'italianità, vero gentiluomo nel tratto e nella vita», capace di adempiere “ai doveri dell'alta carica con intelligente solerzia, con vigile senso di responsabilità".

Oliveri fu assessore nella giunta presieduta da Emanuele Paternò e ricoprì per tre volte l’incarico di sindaco: dal 31 dicembre 1893-25 luglio 1895; dal e settembre al 5 Novembre 1896, dal 12 Novembre 1898 al 30 gennaio 1900.

Fu il "sindaco borghese", eletto dopo una lunga serie di primi cittadini aristocratici. Aveva già rivestito cariche di vertice alla Cassa di risparmio e al Monte di pietà, quando fu nominato, nel novembre 1898, senatore del regno.

Come capo dell'amministrazione comunale, nel maggio 1899, inaugurò la linea tranviaria da piazza Bologni a Monreale e avviò numerose opere pubbliche (per contrastare la disoccupazione). Potenziò l'illuminazione pubblica e il 2 gennaio del 1900 inaugurò quella elettrica in via Maqueda.

Se tutto ciò non bastasse Oliveri fondò anche l’APIS, casa automobilistica italiana attiva nei primi anni del 1900. Ebbene si: oltre cento anni fa anche a Palermo si producevano automobili e qualche "pioniere" (come l’ex primo cittadino) guardava con fiducia e ottimismo a quella moda passeggera che - a detta di tanti - mai avrebbe sostituito il cavallo! Agli inizi del XX secolo dunque il fermento automobilistico che andava diffondendosi in Europa raggiunse anche la Sicilia.

Nel 1894 era nata la prima automobile italiana: un piccolo triciclo a benzina ideato dall’ingenere Enrico Bernardi. Dieci anni dopo, nel 1903 Oliveri acquistò da Pietro Corsi uno “stabilimento di costruzioni meccaniche con fonderia”, lasciando a Corsi l’incarico di direttore tecnico.

L‘azienda non si limitava solo all’assemblaggio di pezzi ma li progettava e li realizzava. Apprendiamo alcune notizie sulla storia delle APIS e delle automobili fabbricate a Palermo dal saggio di Mario Taccari “Palermo l’altro ieri” (1966) e dal volume di Francesco Brancato "Storia dell’industria a Palermo" (1991).

La fabbrica Apis - secondo quanto documentato da Brancato - era specializzata nella costruzione di “caldaie a vapore, macchine di estrazione, macchine motrici, pompe elettriche, motori idraulici, presse idrauliche, motori a gas”; a queste attività si aggiunse anche la produzione di auto elettriche, a vapore e a benzina. Erano tutte dotate di un sistema di raffreddamento a ventola, brevettato dalla stessa azienda.

L’APIS ebbe vita breve e produsse in tutto una decina di esemplari, ma per i tempi fu un vero successo se pensiamo ad esempio, che la FIAT, fondata solo qualche anno prima (1899), realizzò il suo primo modello la FIAT 3 1/2 HP in soli 8 esemplari il primo anno e in 18 esemplari il secondo anno.

A Palermo oltre l’Apis vi era anche la ditta Audax di Vincenzo Pellerito. che aveva sede in Via Malfitano: dalla fabbrica Audax uscirono appena 5 automobili.

Ci sarebbe stato anche un terzo "costruttore", l’industriale Savatteri che costruì un unico prototipo: venne fatto a pezzi e rivenduto alla bottega di un rigattiere in Via Calderai per settantacinque lire.

Ciò che probabilmente rese possibile avventure pionieristiche di questo tipo in campo meccanico, fu la presenza di una borghesia imprenditoriale (sia italiana che straniera) all’epoca molto attiva Palermo.

L’insuccesso invece dei due marchi Apis e Audax fu dovuto probabilmente anche al gusto dei ricchi palermitani - potenziali acquirenti ai quali queste automobili erano principalmente rivolte - che preferivano scegliere tra i ben più prestigiosi modelli nazionali e stranieri . Nessun modello di Apis o Audax riuscì purtroppo ad imporsi all'attenzione delle famiglie cittadine.

Vincenzo Florio, ad esempio, si spostava a bordo di una prestigiosa "Itala" (casa automobilistica torinese attiva dal 1903 al 1934) mentre Ignazio preferiva una “De Dion” (casa automobilistica francese attiva dal 1883 al 1932).

A proposito dei Florio… L’iniziativa a Torino di Giuseppe Cravero, che progettò nel 1911 una vettura prototipo, affidandone la realizzazione alla torinese Officine Meccaniche Beccaria, attirò il giovane Vincenzo Florio che vi investì i suoi capitali dando vita all’azienda Beccaria-Florio.

Il primo modello a 4 cilindri venne chiamato 18/22 HP e veniva offerto nelle versioni "turismo" e "sport": guidato dallo stesso Cravero, ottenne un discreto piazzamento al Criterium di Vercelli e un decimo posto al Giro di Sicilia del 1912; ma nel 1914 Vincenzo Florio, non ritenendosi soddisfatto dai risultati ottenuti, ritirò il suo appoggio all’impresa, che chiuderà definitivamente con la grande guerra nel 1916.

Il nome di Vincenzo resterà comunque legato al mondo automobilistico e alle gare della Targa Florio: ma questa è tutta un’altra storia.
Se ti è piaciuto questo articolo, continua a seguirci...
Iscriviti alla newsletter
Cliccando su "Iscriviti" confermo di aver preso visione dell'informativa sul trattamento dei dati.

GLI ARTICOLI PIÙ LETTI