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Clima, il Mediterraneo è "malato": sempre più isole di plastica al largo della Sicilia

Uno dei problemi che affliggono maggiormente il nostro pianeta è il surriscaldamento degli oceani, che comporta non solo una maggiore frequenza di fenomeni estremi

Aurelio Sanguinetti
Esperto di scienze naturali
  • 11 ottobre 2025

Uno dei problemi che affliggono maggiormente il nostro pianeta è il surriscaldamento degli oceani, che comporta non solo una maggiore frequenza di fenomeni estremi che colpiscono le zone costiere, ma anche uno squilibrio fra le correnti oceaniche, in grado di cambiare l’assetto della circolazione marina in tutto il mondo.

Questi colpiscono molto di più i mari interni molto caldi come il Mediterraneo rispetto agli oceani ed è per questa ragione se flotte di scienziati negli ultimi anni hanno lavorato nei vari paesi europei per salvaguardare il nostro mare.

A confermare che la situazione sta peggiorando anno dopo anno, qualche giorno fa il servizio di monitoraggio dell'ambiente marino del progetto Copernicus – un programma voluto dall'Agenzia Spaziale Europea (ESA) e dalla Commissione europea per monitorare il clima - ha dimostrato che la nostra idrosfera è messa ormai seriamente in pericolo dai cambiamenti climatici, tramite la pubblicazione dell’ultimo report sullo stato di salute del Mediterraneo e degli oceani.

I risultati diffusi dagli scienziati sono infatti inequivocabili. La maggioranza degli oceani sta aumentando le proprie temperature a una velocità record e il Mediterraneo è il grande malato dell’emisfero settentrionale, essendosi riscaldato più velocemente di qualsiasi altro mare presente sulla Terra ad eccezione dei mari artici.

Dal 2024 in poi, inoltre, le condizioni del Mediterraneo sono peggiorate anche dal punto di vista dell’inquinamento. Sempre più isole di plastica si stanno formando al largo della Sicilia e dell’Egeo, dove il mare è più profondo e ha maggiori difficoltà nello smaltire i materiali galleggianti, mentre gli ecosistemi sono costantemente messi sotto assedio dalle specie aliene provenienti dal Mar Rosso e da Gibilterra.

Tra il dicembre 2024 e il marzo di quest’anno, i ghiacci marini presenti nell'Artico hanno anche registrato 4 minimi storici consecutivi, portando gli scienziati a preoccuparsi una nuova volta per quanto riguarda il discioglimento dei ghiacciai, che alla lunga porterà gli oceani e il Mediterraneo ad aggredire la terraferma.

Basti pensare che con lo scioglimento dei ghiacciai solo quest’anno si è perso un areale grande quasi il doppio del Portogallo. Il pericolo è dunque tangibile e in futuro potrebbe diventare ancora più grande.

Costas Kadis, commissario Ue per la Pesca e gli oceani, ha inoltre ribadito che la minaccia al nostro mare è attuale: «Le conclusioni della relazione sullo stato degli oceani rivelano una diagnosi difficile ma fondamentale, che conferma che la triplice crisi planetaria non è una minaccia futura, ma una realtà presente nei nostri bacini. Ciò significa anche che abbiamo compiuto i primi passi necessari, poiché i dati sono alla base di un'azione efficace».

In media, il clima primaverile del 2024 ha portato l’oceano ad avere una temperatura di 21 gradi centigradi, con punte superiori durante l’estate. Secondo i climatologi, se non reagiamo prontamente a questi problemi nei prossimi anni la situazione non potrà che peggiorare, con un ulteriore incremento delle temperature e un maggior numero di tempeste improvvise.

Questi eventi non faranno altro che accentuare la devastazione ambientale di alcune aree, dove per anni si sono già verificati importanti fenomeni di sbiancamento dei coralli, che hanno condannato migliaia di organismi. Senza barriere coralline e con un Mediterraneo sempre più caldo, il destino dei paesi che si affacciano su questo bacino sarà ancora più infausto.

Non è infatti un caso se diversi ecologisti e docenti di scienze ambientali hanno consigliato ai vari governi presiedono i paesi del Mediterraneo di affrontare il problema del surriscaldamento degli oceani, per far fronte comune contro la siccità e gli altri problemi ambientali che colpiscono la terraferma.

Attualmente sono 200 milioni i cittadini europei che vivono sulle coste e che presto verranno colpiti dagli effetti nefasti del cambiamento climatico. Mancano pochi anni al disastro e tra le poche cose che i cittadini possono fare, invece di non far nulla, c’è l’accettare seriamente l’appello degli scienziati e il contribuire alla diffusione dei dati climatici, in un periodo storico caratterizzato da tensioni e dalle politiche capitalistiche e miopi di uomini di potere.
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