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Come quando finisce un amore: fu questo la chiusura di Diskery, storico negozio di dischi a Palermo

Era un punto di riferimento per gli amanti della musica. Giovanni Li Vigni, il titolare, scovava delle vere chicche in giro per il mondo e le portava in città

  • 19 dicembre 2020

Diskery, lo storico negozio di dischi in via Aquileia a Palermo

È stato un punto di riferimento per gli amanti della musica a Palermo. Ha resistito fino all’ultimo Giovanni Li Vigni in quei 120 metri quadri di via Aquileia - dove oggi c’è Zancos Steak House - tanto che nel 2012 il suo Diskery era rimasto uno degli ultimi negozi storici di dischi in città. E quando alla fine, nel luglio di quell’anno, ha chiuso i battenti è stato un duro colpo per tutti.

Era il mese di gennaio del 1975 quando Giovanni e sua sorella Elena misero su questo piccolo tempio della musica, un luogo di ritrovo oltre che un negozio, all’interno del quale intere generazioni si davano appuntamento, là in mezzo agli espositori, per chiacchierare e confrontarsi, accaparrarsi l’ultima uscita del gruppo preferito, condividere gli stessi interessi, scoprire pezzi e artisti nuovi, comprare dischi e cd, musica da sfoggiare nelle serate con gli amici, poi anche libri e biglietti per i concerti.

La musica è sempre stato l’habitat di Giovanni. Ha studiato percussioni al Conservatorio, poi flauto, è stato cantante e batterista e negli anni Sessanta a Palermo con il suo gruppo “Gli ambiziosi” spopolava nei principali locali della città. Ed è da questa smisurata passione che nasce Diskery. Quando il periodo esplosivo della musica live cominciò a perdere di intensità e smise di suonare con il suo gruppo sentì l’esigenza di canalizzare quel suo enorme desiderio di occuparsi di musica sempre e comunque in altro, di esprimerlo in altre forme.
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Con la nascita delle prime discoteche in città, negli anni ’72-‘73, Giovanni divenne dj. Nel 1974 fu tra gli iniziatori di Radio Palermo Centrale, insieme a Gianni Matranga e Mario Perricone, Ignazio Magnelli e Pippo Gullo. Nella sua trasmissione passava i suoi pezzi preferiti, per la sigla aveva scelto Blue Mitchell, faceva conoscere a Palermo i Chicago e altre chicche che andava a scovare in Inghilterra o in America. Conosceva la musica che emergeva nel mondo e la portava nella sua città.

Nei negozi di dischi a Palermo, allora, si vendevano i grandi successi. Ma anche i dischi degli artisti meno conosciuti che Giovanni passava in radio. Di sabato i clienti abituali si portavano dietro in media 15 cd a testa. Lui, grande amante del jazz, ne influenzava – com’è successo con suo figlio, adesso musicista jazz a Londra - più o meno consapevolmente i gusti.

«Alla fine anni Sessanta – racconta Giovanni - la musica a Palermo era molto commerciale. Fu l’avvento di negozi di un certo tipo (Ellepì, Cosmosound, Master, Discobum) che ha emancipato la musica che si ascoltava in città. I nostri negozi, tutti, hanno segnato il passo, hanno fatto evolvere la cultura musicale a Palermo».

Ha una miriade di aneddoti da raccontare Giovanni, dai dischi spariti in negozio ai concerti per pochi intimi, come quello di Lucio Dalla, a cui ebbe il privilegio di partecipare, a riconoscimenti per aver contribuito a milioni di vendite di copie.

Elena Li Vigni ci racconta che ad anni di distanza dalla chiusura, una ragazza l’ha incontrata per strada, l’ha abbracciata ed è scoppiata a piangere. Una scena che anche Giovanni ha vissuto molte volte. E succede anche con i musicisti che ancora quando lo incontrano lo ringraziano per aver consigliato loro i dischi che hanno lasciato un segno o per aver venduto loro le prime bacchette o la prima chitarra.

Pensava di lasciarlo ai figli il negozio, non avrebbe mai immaginato quell’epilogo. E quando gli chiediamo come ha vissuto la fine della sua attività ci risponde «come la fine di un amore». A poco a poco si è rassegnato al cambio di un’epoca, quello della fine della musica analogica e il passaggio alla musica liquida.

Aprirono tutti più o meno negli stessi anni i negozi di dischi a Palermo e lo stesso avvenne per la chiusura. Resta però il ricordo bellissimo di quel rapporto così familiare con i clienti che lui lasciava frugare indisturbati e di quel periodo in cui - conclude Giovanni - qualcuno arrivava alla ricerca di una canzone di cui non ricordava il titolo, lui se la faceva canticchiare e trovava il disco giusto.
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