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Come un documentario da leggere: sono le poesie (bilingue) dello scrittore arbëresh

È disponibile in tutte le librerie la raccolta di poesie bilingue dal titolo "Poezi arbëreshe" di Mario Calivà. Una sequela di luoghi e di momenti che prendono corpo e sostanza

Balarm
La redazione
  • 24 febbraio 2021

In copertina il fabbro "Mas' Ndrica" (Mastro Andrea) - Foto di Mario Calivà

Disponibile da giovedì 25 febbraio in tutte le librerie d'Italia la raccolta di poesie bilingue dal titolo "Poezi arbëreshe" di Mario Calivà, edito da Besa edizioni.

Il libro vanta la prefazione di Giovanni Greco, traduttore dei classici greci per Feltrinelli, scrittore, regista e Maestro di recitazione in versi presso l'Accademia d'arte drammatica "Silvio d'Amico" di Roma; l'introduzione dell'autore arbëresh Gaetano Gerbino e la postfazione della poetessa albanese Valbona Jakova.

Secondo Greco le poesie di Calivà «rappresentano, secondo diverse declinazioni, un paesaggio che s'incarna. Una sequela di luoghi e di momenti che prendono corpo e sostanza, cioè raccontano attraverso le diverse modulazioni della notte e del giorno, della luce e del buio di un paesaggio invisibile, di un paesaggio interiore e privato che viene specchiato o deformato da quello esteriore ed estraneo e d'altra parte familiare.
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Le molteplici epifanie di valli e di monti, di lune e di sere che la parola mette in scena appaiono come la maniera più immediata di dare vita icastica ai moti del dolore e della sorpresa, ai confini sempre labili del sogno e dell'amore che si mostrano sotto le spoglie di fenomeni e di accadimenti visibili».

Gerbino nella sua introduzione scrive: «Leggendo questi versi è come se vedessi un documentario, o leggessi una guida su quei paesaggi e sulla forza delle montagne, delle nuvole, del vento e dei fiori di riflettere i sentimenti dell'uomo. In verità quei luoghi li conosco e so di quali tramonti e di quale cielo l'autore parla.

Così, da una parte è come se me li avesse rubati per farli propri, dall'altra mi accendono il desiderio di correre per quei campi per riempirli delle mie sensazioni. Sono sogni, dolori, fatiche, amori sparsi qua e là, in tutti gli orizzonti che il poeta scorge, ascolta e percepisce. Un pensiero particolare va dedicato alla lingua dell'autore: l'arbëresh».

La poetessa Jakova nella sua postafazione si sofferma sulla parole. «La poesia di Mario mi ha sorpreso per la bellezza della combinazione immagine-sentimento-messaggio, perché è un tesoro linguistico molto importante. Infatti, la parola arbëreshe dimostra e contiene la radice della lingua albanese conservata nel tempo all'interno del guscio di avorio dell'amore verso la propria terra, rispetto verso la propria provenienza, verso il nostro sangue, verso l'origine».

In copertina il fabbro "Mas' Ndrica" (Mastro Andrea) mentre lavora dentro la sua bottega piena di poesia.
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