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Cuori di rubino, croci di smeraldo e collane: i gioielli più belli della Madonna in Sicilia

Smalti più gemme spesso ricoprono una base d’oro di gioielli che spiccano sulle statue dedicate a Maria in giro per l'Isola. I preziosi più celebri realizzati apposta per Maria

Susanna La Valle
Storica, insegnante e ghostwriter
  • 8 dicembre 2025

La statua della Madonna Assunta

Cosa sono i gioielli? Sono oggetti, ma non solo, la loro fattura, il metallo o gemma con cui vengono realizzati conferiscono potere e sacralità, emozioni e identità, raccontano storie di vita, cambiamenti, status sociale. Tutto queste valenze, vengono estese anche su simboli religiosi, immagini e manufatti.

Sante, Santi e soprattutto la Vergine Maria si vestono di gioielli, manti dorati, reliquari, ex voto, con l’immancabile preziosa corona, tutto frutto di arte povera o raffinata arte orafa. Per chi si appresta a festeggiare la liturgia dell’8 dicembre, il giorno in cui si festeggia il Dogma dell’Immacolata Concezione, sancita da Pio IX nel 1854 con la Bolla "Ineffabilis Deus", recarsi in chiesa può diventare un’occasione per visitare i musei interni, dove sono conservati questi raffinati preziosi Gioielli che poi andranno a rivestire le statue durante i festeggiamenti: quando Santi e "Madonne" scenderanno dagli altari per andare in mezzo ai fedeli.

Maria con i numerosi Titoli che gli vengono attribuiti dal forte valore allegorico si veste di gioielli che la identificano, come per la Madonna della Catena che proprio in virtù del suo titolo di liberatrice da ogni forma di prigionia metaforica, o reale, ha oltre i gioielli e il manto aureo, una catena d’oro. Questi preziosi sono per la maggior parte di arte Barocca e Spagnola tipica della produzione orafa siciliana dove sono presenti, oro, perle, rubini, diamanti, smeraldi, smalti dalla forte policromia a volte con una "ridondante decorazione". Le tipologie sono anelli, bracciali, spille, rosari, croci, pendenti, orecchini e collane.

Quest’ultimo è il gioiello preferito da donare alla Madonna, rappresentando l’abbraccio di un figlio che legandosi al collo della madre chiede protezione e aiuto. Custoditi presso i musei, come nel caso della Madonna Trapani, dove il Comune ne acquistò la proprietà dopo la soppressione degli ordini religiosi nel 1866, sono veri tesori che oltre a testimoniare fervore e devozione, raccontano raffinati canoni stilistici. Un esempio sono gli orecchini detti alla spagnola con tre catenelle d’oro da cui pendono monili con coralli e perline.

Smalti più gemme spesso ricoprono una base d’oro dove spiccano rami e fiori colorati dove sono incastonati diamanti, smeraldi, rubini e perle. Ad un orafo trapanese è attribuita una grande perla bianca circondata d’oro, smalti e corallo, un gioiello di fattura straordinaria. La perla merita una menzione particolare in quanto frutto di una metamorfosi di granelli di sabbia che entrati nella conchiglia si trasformano fa parte da sempre degli amuleti. Frequenti sono le microsculture in corallo, i Cammei, che riproducono miniature.

Anche i reliquari si rivestono di opere superbe dove spiccano numerosi cuori di rubino e croci di smeraldo. Un gioiello particolare è un pendente di un orafo messinese di “forma spagnoleggiante “, tra i topazi c’è la lettera S attraversata da una lancia, rimanda probabilmente al termine “Schiavo” come si chiamavano i “membri di confraternite spagnole “sarebbe il dono di un marinaio di Messina.

Se il Cristallo di Rocca, declinato in vari manufatti era tipico per le donne che chiedevano protezione per il parto, assolutamente singolare sono i Pomander, involucro per medicamenti profumati che secondo una credenza spagnola avevano il potere di tenere lontano le malattie, tra questi c’è quello con una medaglia d’oro dove sono riportati i profili di Isabella e Ferdinando il Cattolico”, i Reali di Spagna, con un pendaglio arricchito da smeraldo e perla.

L’abitudine da parte dei nobili di donare preziosi, rientrava nel desiderio di ostentazione oltre che come richiesta di protezione. Rappresentano infatti potere e importanza, nei confronti della comunità, oltre ad instaurare un rapporto forte con il clero che poteva a sua volta vantare le preziose donazioni.

Se l’Oro diventa il metallo della Divinità, assume un significato particolare il campanello d’oro con smalti neri donato da una nobildonna Trapanese, o il pendente in oro con 334 diamanti e 80 smeraldi della Duchessa di Uzeda, moglie del Viceré Paceco. Tra i gioielli donati Alla Vergine vi sono anche manufatti che ricordano i Santi come il pendente con Sant’Agata con 132 rubini. Tutti oggetti che oltre all’indubbio valore economico, hanno insito il potere "apotropaico", credenza condivisa da tutte le classi sociali dai re, nobili, religiosi o gente del popolo. La foggia dei gioielli donati a Santi e Vergine è stata definita "teatrale, persuasiva, drammatica o fastosa".

Andando sul valore oggettivo, i dati ci dicono che l’oro siciliano era 750//°°, l’argento 925//°°, i diamanti avevano un taglio detto a “rosa coronè”, che incastonati nei metalli preziosi creavano, grazie allo spazio interno, effetti particolari di luce tra parte interna e esterna. Brillano e sfavillano questi preziosi splendori, caricati da quella energia di amore e speranza necessari per ringraziare o ingraziarsi il favore della Divinità, alla quale spesso è dedicata anche uno spazio per gli ex voto, che certamente non esprimono bellezza, apparendo a volte persino raccapriccianti, ma che comunque testimoniano una guarigione ottenuta per intercessione.

Esprimere gratitudine a Maria per le grazie richieste e/o ricevute, è un rito che affonda nel Cristianesimo delle origini. Se poi volessimo andare ancora indietro nel tempo, troveremmo sin dagli albori dell’Umanità collanine e bracciali donati alle divinità della natura. Non possiamo però dimenticare che il dono dei gioielli è strettamente legato alla sfera femminile, un tributo che riconosce a questa creatura: mistero, bellezza, riconoscenza, affidamento; simbolo ancestrale di generazione, forza e aiuto, caratteristiche comuni all’Immacolata Concezione.
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