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Dagli alberi in Sicilia cola la "cera" divina: con lei puoi vivere (senza problemi)

La storia di un prodotto arrivato dall'Oriente che si intreccia con la Bibbia e che nell'Isola ha portato ricchezze incredibili. Fa bene alla salute ma oggi spesso è in disuso

Susanna La Valle
Storica, insegnante e ghostwriter
  • 21 ottobre 2025

Avete mai provato a camminare in un luogo dove dagli alberi scende un umore grasso e biancastro che scivola verso il basso. Il sapore all’inizio è amaro, ma poi a contatto con l’aria diventa sempre più dolce: è la manna una sostanza ritenuta "Divina" e che oggi in solo due posti in Sicilia continua ad essere prodotta da una qualità particolare di Frassino secondo criteri tradizionali.

Ho parlato di evento "Divino" del resto è a questo che si fa riferimento nella Bibbia (Esodo 16:1-36) a proposito Manna. Il popolo di Israele dopo aver lasciato L’Egitto, dove viveva in schiavitù, si ritrovò nell’inospitale deserto del Sinai. Qui incominciarono le recriminazioni e “mormorazioni” verso un Dio cheli aveva dimenticati, si chiesero se non fosse stato meglio morire da schiavi ma con la pancia piena.

La frustrazione ebbe un effetto immediato la mattina dopo trovarono al risveglio, dopo che rugiada si fu sciolta, qualcosa di minuto, granuloso, dolciastro, grosso quanto un seme di coriandolo. Non sapendo cosa fossero si chiesero «Man Hu, Che cos'è questo?» Mosè rispose: «Questo è il pane che il Signore vi ha dato insieme a delle quaglie. Sfamati, vissero con questo cibo per 40 anni attraversando il deserto sino alla terra di Canaan.

Chiariamo, la manna così raccontata sembra che abbia poco a fare con quella che si vede “gemere” dalle ferite del Frassino, ma è con questo nome che arrivò in Sicilia grazie agli Arabi. Del resto è impossibile trovare alberi di Frassino nel Deserto del Sinai totalmente privo di vegetazione per non parlare di quaglie. Ma sappiamo che i miracoli tanto sono grandi quanto sono incredibili, e un pane sotto forma di gocce sceso dal cielo ha veramente del soprannaturale. Un dono insperato in un momento difficile che cambiò una situazione sfavorevole, un modo di dire che ancora oggi evoca la parola manna.

Sono passati millenni da quando la Manna arrivò dal Medio Oriente attraverso un albero particolare il Fraxinus ornus (orniello o frassino da manna) che cresce in zone collinari o marine, prediligendo terreni calcarei, la compagnia di ginepri noccioli e utilizzando le sostanze rilasciate nel terreno da specie leguminose come le fave.

Una volta autentica ricchezza della Sicilia, Pitrè ricorda che solo nel territorio di Cinisi L’industria della Manna era così lucrosa che nel 1776 se ne ricavarono” 25,000 luigi d’oro”, una fortuna. L’estrazione della Manna durò a lungo fu un prodotto pregiato e costoso, utilizzato nell'industria farmaceutica e dolciaria che continuò finché non venne sostituta da uno zucchero sintetico realizzato in laboratorio: il mannitolo.

L’attività della raccolta della Manna si arrestò rimanendo solo ai piedi delle Madonie, tra i 100 e 700 m di quota, e solo in due luoghi a Castelbuono e Pollina, (vicino Cefalù) dove piccoli produttori continuano ancora a estrarla secondo metodi tramandati da padre in figlio, senza alcuna innovazione se non quella introdotta dal pollinese Giuseppe Onofrio Giambelluca, per poter aumentare qualità e quantità: dopo il taglio che deve essere fatto ad arte con il Mannaruolu, introduce un filo di nylon legato ad una piccola lamina d'acciaio posta in basso; la linfa scorre lungo i fili solidificandosi in cannoli che si possono raccogliere ogni due giorni, piuttosto che settimanalmente secondo il metodo tradizionale.

Arnesi (rimasti gli stessi) e modi sono raccontati da Pitrè: “la produzione di Manna richiede attenzione e cura infinita, gli alberi devono avere il sole tutta la mattina, ombra nel pomeriggio motivo per cui va piantato ad Oriente e lungo “i declivi”. I Mannaioli, i raccoglitori di Manna ritenevano che solo nel grande caldo “sono in amore” pronti per ricevere il taglio, il “Sagnallu”, il salasso”. Continua Pitrè prima di procedere è necessario controllare il cielo che dovrà essere senza una nuvola, (nel 2024 l’intera produzione di Manna è andata perduta per le piogge tra agosto e settembre).

L’ora ideale è quella del Vespro, le prime piante sono quelle più in basso. Le intaccature sono una al giorno dal basso verso l’alto, in maniera orizzontale dal lato di Levante. Alla prima intaccatura si fa il segno della Croce raccomandandosi a San Bartolo protettore dei Mannaioli. Dai tagli, quindi, incomincia a “guttiari” (uscire) un umore grasso e bianco che si rapprenderà in 5/6 giorni, prelevato poi con la Rasula, un raschietto a forma di paletta.

Questo prodotto dice Pitrè "somiglia a scolature di torce di cera". La Manna fu un prodotto molto ricercato è un dolcificante naturale che può essere consumato dai diabetici, ha un leggero effetto lassativo, allevia la tosse e la gastrite, veniva somministrato a bambini e anziani delibatati, si ricavava un collirio, era inoltre usata nella cosmetica.

Utilizzi e Rimedi ancora importanti, inoltre è utilizzata nell’industria dolciaria; oggi viene realizzato un pregiato panettone di manna da una nota Azienda Siciliana che lo esporta in tutto il mondo. Prodotto tipico siciliano, la Sicilia fu la maggiore produttrice nella seconda metà dell'Ottocento, oggi ha una specifica classificazione: Manna Cannolo la più pregiata raccolta con l’archetto, la Manna Rottame la linfa che scorre lungo la corteccia e si stacca con la rasula, la Manna in Sorte formata dalla linfa che si accumula nelle foglie ficodindia alla base del tronco. Un Kg. di Manna pregiata ha oggi un costo di circa 200,00 euro.

La Manna ha una storia antica ed una estrazione tradizionale che la rende un prodotto unico alla continua mercè dei cambiamenti climatici che possono cancellare in poche ore un’intera produzione, e se c’è poca relazione con quella biblica, il significato attribuito alla Manna è rimasto lo stesso nell’immaginario collettivo, lo testimoniano alcuni detti come “campari di meli e manna” vivere senza problemi o “Manna de lu me cori” rivolto alla persona amata. Fonte: Giuseppe Pitrè, “Leggende , Usi e Costumi del Popolo Siciliano.
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