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Dal castello sembra di vedere un cavalluccio marino: una giornata alla Rocca di Cefalù

Vi raccontiamo un'escursione tra piante di capperi dal lucido fogliame, mandragore dai vivaci fiori turchesi e un magnifico esemplare di fungo pleurotus scomparso

  • 5 maggio 2023

Una vista di Cefalù

Fra piante di capperi dal lucido fogliame, mandragore dai vivaci fiori turchesi e un magnifico esemplare di fungo pleurotus misteriosamente scomparso, vi portiamo questa volta in una meravigliosa escursione al parco della Rocca di Cefalù.

Dalla vista di una penisoletta a forma di cavalluccio marino fino al fiume Cefalino più puro dell’argento, più freddo della neve, l'escursione si svolta ad ottobre 2022, organizzata dal gruppo "Camminare i Peloritani", con partenza da Messina.

Ma raccontiamo la storia per intero.

La prima tappa del nostro itinerario dal preminente interesse naturalistico ha compreso la visita al parco della Rocca che è alta 270 m., è situata alle spalle del centro abitato e lo sovrasta quasi per intero. Essa può assomigliare ad un'enorme testa umana, da qui Kephailodon, il nome che gli hanno dato i greci.

Iniziata l'ascesa per sentieri tortuosi, abbiamo scoperto l’esistenza di una ricca vegetazione diversamente da quello che ci saremmo aspettati avendo visto dal basso un nudo candido bastione roccioso.
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Via via inoltrandoci abbiamo notato rigogliose piante di capperi dal color verde cupo e dal lucido fogliame ricoprire ingentilendone l’aspetto una buona parte di alcune ruvide pareti di roccia calcarea, diversi grandi ciuffi di ampelodesma, un’erba rigida e fibrosa, piante di asparagi con la loro caratteristica chioma arricciata nera o marrone, asfodeli dallo stelo legnoso e dalle bianche efflorescenze, tantissime euforbie raggruppate ad ombrello estese per interi pendii, ancora non fiorite ma dai boccioli turgidi e di un verde trascolorante.

Calamitavano l'attenzione e facevano una strepitosa mostra di sé tante mandragore con i loro vivaci fiori turchini emergenti da una base di larghe foglie verdi e setolose; alcune di loro erano così disposte da sembrare una composizione floreale bella e pronta come quelle che si vedono dai fiorai.

Una nostra cara amica escursionista ha visto e fotografato un magnifico esemplare di fungo pleurotus dalle ampie e carnose falde candidamente adagiato e quasi mimetizzato fra alcune rocce calcaree anch’esse bianche.

Da allora nessuno lo ha più visto. Chissà che fine avrà fatto, c’è tanto da spremersi le meningi. Dopo un'ora circa di cammino per gli impervi sentieri siamo arrivati sulla sommità della rocca che si presentava nella sua parte anteriore come una vasta terrazza alberata.

Quivi c'erano anche i resti del cosiddetto tempio di Diana un edificio megalitico risalente al IX secolo A.C. e che conferiva al luogo il fascino della storia, dei tempi antichi.

Tutte intorno alla rocca erano perfettamente integre e certamente nel tempo restaurate le possenti mura del castello medioevale; appoggiarsi e affacciarsi da colà conferisce un certo senso di possanza è facile immaginarsi come cavalieri medioevali rivestiti di elmo e corazza.

Abbiamo potuto spaziare lo sguardo e ammirato degli squarci panoramici straordinari. Abbiamo visto il centro abitato inondato di luce nella sua interezza: tutto su un piano e con la forma di un poligono regolare (pentagono).

Al di là delle case si vedeva il mare che sembrava fosse lì per consentire ad esse di specchiarsi. Indirizzando lo sguardo sugli edifici più vicini si poteva scorgere la maestosa cattedrale insieme alla residenza vescovile con i suoi ordinati giardini che costituivano una verde oasi fra tanti compatti ma ordinati e simmetrici palazzi.

Invece un po' più in là in lontananza in direzione Est si vedeva lo specchio delle acque marine color blu circoscrivere una frastagliata penisoletta la cui forma ricorda un cavalluccio marino. Una vista davvero inconsueta.

Nel pomeriggio ci siamo dedicati alla visita della cittadina, in primis ci siamo diretti verso l'imponente cattedrale costruita nel 1131 dal re normanno Ruggero II. Essa al suo interno è in gran parte spoglia con la bellissima eccezione dell'abside centrale splendente di luce dorata per i mosaici realizzati da maestri bizantini in cui domina la figura del Cristo Pantocratore, il Cristo che può tutto: onnipotente e che sembra guardare in tutte le direzioni. Un effetto ottico davvero disarmante.

Dopo ci siamo incamminati per la via Vittorio Emanuele vivace multicolore per i tanti vasi in ceramica esposti e per alcuni manufatti in ferro battuto, costellata di tanti negozi di rosticceria, dolci e cibarie varie dall’aspetto invitante, da cui però non ci siamo lasciati irretire avendo poco prima consumato un lauto pasto in un ristorante con vista sulla scogliera su cui si infrangevano le spumeggianti onde del mare.

A metà di questa via ma più in basso rispetto al livello della strada abbiamo visitato il lavatoio medioevale dove scorre sotterraneo e poi sfocia direttamente in mare il fiume Cefalino, più salubre di qualunque altro fiume, più puro dell'argento, più freddo della neve.

Così recita una scritta presente sul posto. Il lavatoio è costituito da 26 postazioni rettangolari con l'acqua sgorgante da altrettante bocche di ghisa e da 15 teste leonine color giallo brunito.

Questo risulta un luogo molto fresco per cui d'estate i turisti si fermano per ritemprare le energie, comunque anche a fine ottobre la cittadina presentava vie e negozi pullulanti di persone.
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