Dal pranzo ai regali, al Cucù (col morto): a Palermo tasci vs radical chic anche a Natale
Nel centro storico le chiese vetuste seducono i passanti. La città si prepara al rito tra tradizione, religione, profano e spettacolo. È in questa cornice si muovono le due tribù
Anche in tv tutto parla del Natale, inutile provare a cambiare canale. Il divano ti inghiotte, la palpebra si appesantisce. Boom, stecchito. È lì che parte il documentario. “Durante le devote e luminose serate di dicembre, Palermo si trasforma. Le luminarie accendono le strade, il profumo dei cannoli, lo zucchero a velo, la ricotta calda, si mescolano all’aria.
Nel centro storico le chiese vetuste seducono i passanti. La città tutta si prepara ad un rito che unisce tradizione, religione, profano e spettacolo: il Natale. È in questa cornice, che si muove una specie schiva e reticente: il radical chic. Si spostano in branchi di due, tre, persone per non destare sospetto in altre specie poco amiche. Durante il resto dell’anno questi individui evitano folla, rumore, esposizione a luce diretta. Tuttavia, il 24 dicembre lasciano il loro confortevole habitat per affrontare la giungla urbana festiva, in cerca degli ultimi regali last minute. Prediligono marchi blasonati, colori pastello, un pizzico di dorato ma senza esagerare, e riescono a sostenere lunghissime sezioni di shopping senza pause, intervallate, a limite, da brevi pitstop a base di Gin Tonic per reidratarsi.
La loro migrazione prosegue senza intoppi, almeno fino a quando non incontrano una specie a loro ostile: il tascio. Una specie dominante, territoriale, predatrice. A differenza del Radical Chic, il Tascio di Cro-Magnon ha una struttura sociale più articolata e complessa. La loro fecondità gli permette di riprodursi in fretta e formare gruppi numericamente più cospicui, organizzati perlopiù in tribù. La presenza di giovani esemplari di Tascio di Cro-Magnon in sella alle bici elettriche allarma i Radical Chic che cercano riparo in librerie indipendenti ed erboristerie.
Intanto, gli esemplari adulti di Tascio di Cromagnon si adoperano in gruppi, con modus operandi del tutto simile a quello della formica operaia, per portare le ultime provviste dentro la tana ed organizzare un unico banchetto che comincia il 24 sera e termina il 6 gennaio. Al contrario di quanto accade per Radical Chic, che si nutre perlopiù di ortaggi biologici e bevande prive di solfiti, nella dieta del Tascio di Cro-Magnon non è contemplata agricoltura etica. Non dotati, infatti, degli enzimi necessari per la l’assorbimento di verdure crude, devono necessariamente consumarle impastellate e fritte nell’olio bollente.
Durante la fase preparatoria del banchetto natalizio, ingurgitano grandi quantità di fritture varie e cibi grassi, che annacquano con litri di birra in promozione comprata a bancali al discount. Prima ancora che la cerimonia abbia inizio il colesterolo ha già superato i livelli standard e fa tututù tatatà.
Nel pre-cena del Radical Chic si predilige preparare invece le papille gustative alla cena, solleticandole con le bollicine di un Franciacorta rosè millesimato e un po’ crudités di pesce. Si discute di arte, società, cultura, attendendo che bimbi facciano ritorno dal circolo tennistico dove si è tenuto un gioviale incontro prima delle feste. Anche a casa del Tascio di Cromagnon si attende il ritorno dei cuccioli, che, organizzati in vere e proprie carovane, stanno rincasando dopo aver acquistato svariati chili di esplosivi di vario taglio e misura, che vanno dagli “svedesi” old school, per gli amanti dell’amarcord, passando per cipolle, bombe di Maradona, bombe carta, C4, pistole a salve e a si salvi chi può. I giochi pirotecnici a casa del Radical Chic sono più contenuti, limitandosi esclusivamente alle classiche stelle filanti, che si accendono in balcone solo dopo aver terminato la cena sobria low-carb ed aver letto il libretto di istruzioni.
La cena a casa del Tascio di Cromagnon non termina. Solamente, dopo aver consumato una ventina di migliaia di calorie cadauno, che serviranno per il freddo inverno, si stipula una breve tregua per il karaoke interamente dedicato al mondo della neo-melodia siculo- partenopea. Gli alcolici scorrono a fiumi, il nonno, imbottito di vino, sfida i nipoti in una challenge su Ticchi Tocchi, lanciandosi dal balcone.
Scoccata la mezzanotte è finalmente l’ora dei regali. A casa del Radical Chic si predilige un’atmosfera laica per non turbare la sensibilità altrui, scevra da figure pagane come Babbo Natale. Ci si scambia doni sobri e simbolici per non cadere nel cattivo gusto, al massimo qualche carta regalo Netfix, poi ci si riunisce attorno al tavolo per giochi di società che abbiano una funzione ludico- stimolante, quali: Trivial, Taboo, Salti in Mente, Scarabeo.
A casa del Tascio di Cro-Magnon quest’anno Babbo Natale non arriverà. Ha avuto qualche problemino con la legge e passerà le festività in villeggiatura. I bambini però non lo dimenticano, e a turno leggono le letterine di Natale dedicate a lui e agli altri detenuti. Al culmine della commozione arriva il momento del pandoro. Il capo famiglia scarica l’intera busta di zucchero a velo dentro la carta politenata che lo contiene. Poi, con movimenti decisi e convulsi lo strattona affinché lo zucchero si distribuisca sull’intera superficie. Se l’operazione riesce al primo tentativo, è di buon auspicio per l’anno che verrà.
Ognuno consuma la propria fetta di pandoro, i bambini giocano con lo zucchero a velo avanzato creandone delle striscioline con l’ausilio di schede telefoniche, poi le dividono in piccole unità dentro palline di carta stagnola. Infine, tutti a giocare a Cucù col morto, nel senso che spesso e volentieri scoppiano faide interne che possono culminare nella soppressione di uno dei giocatori.
I Radical chic, al pandoro, diversamente, preferiscono il panettone, esclusivamente artigianale, preferibilmente di quel marchio che lo ha mandato in orbita nello spazio. Non lo mangiano, sarebbe volgare. Lo annusano, ne decantano le virtù e per cautelarsi ingeriscono un gastroprotettore al gusto di panettone artigianale.
Mi risveglio sul divano con i segni del cuscino sul viso. Il documentario è finito, spero anche le feste ma non è così. Ogni anno purtroppo è la stessa storia, a Palermo il Natale non arriva, irrompe. La maggior parte delle volte senza "ir".
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