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Depressione post-partum: la rivoluzione nella diagnosi e nella cura viene da Palermo

Il progetto innovativo elaborato dall'ostetrica Cristina Lumia e dallo psicologo Ernesto Mangiapane si chiama "Carmentis": quattro test da fare prima e dopo il concepimento

Balarm
La redazione
  • 21 gennaio 2019

Ernesto Mangiapane e Cristina Lumia

Un protocollo basato su quattro test progressivi e correlati, associati alle fasi della gravidanza, può aiutare adesso a diagnosticare la depressione post-partum individuando piccoli indizi anche nella storia ostetrico-ginecologica della paziente e nel modo in cui si approccia alla gravidanza.

Si tratta di "Carmentis", il progetto innovativo elaborato dall’ostetrica Cristina Lumia e dallo psicologo Ernesto Mangiapane, entrambi di Palermo, insieme a un team di professionisti di settore.

«L'aspetto innovativo di Carmentis è proprio la collaborazione tra professionisti, che spesso a livello pratico viene a mancare- spiega Cristina Lumia - La scelta del nome del progetto dà già un’idea del nostro obiettivo in quanto si ispira alla dea Carmenta, latinizzata in Carmentis, protettrice della gravidanza, delle partorienti e delle levatrici, comunemente note oggi come ostetriche. Ma nel suo nome il protocollo porta anche il suffisso "mentis", il soggetto dello studio della psicologia».
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Come funziona: i test di Carmentis mirano a sviluppare una prevenzione intensiva e massiva della patologia prima della nascita e in epoca pre-conceziale ma soprattutto nei tre trimestri della gravidanza.

Il protocollo, ad oggi in fase di revisione e validazione, vuole individuare di quelle spie psicologiche che possono indurre la depressione ancora prima che il bambino venga concepito.

Carmentis si avvale anche di consulenze e terapie a distanza su tutto il territorio nazionale utilizzando videochiamate e sistemi di messaggistica istantanea.

«Stiamo cercando anche di formare e coinvolgere professionisti dislocati in tutta Italia per avere referenti territoriali più vicini alla coppia e alla partoriente».

Finora la diagnosi della depressione post-partum è stata fin troppo tardiva provocando un aggravarsi, spesso irrimediabile, dei sintomi dal forte impatto psicosociale.

Sono infatti numerose le situazioni a rischio nei «casi di poliabortività o di donne che si sono sottoposte alla fecondazione medicalmente assistita oppure in casi di nascite premature, che manifestano già i segni della depressione perinatale, in prossimità, cioè, del parto. Si tratta di traumi che la donna porta con sé e che prima o poi esternerà in maniera più evidente».

I quattro test vengono distinti in due set, "A" somministrato alle nullipare, donne cioè che non hanno mai partorito, e "B" per le pluripare, coloro le quali hanno invece uno o più figli.

Il primo questionario, viene proposto in fase pre-concezionale alle coppie che progettano di avere un figlio.

In gravidanza poi vengono sottoposti tre test differenti: uno analizza il primo trimestre, che in termini psicosomatici viene definito del conflitto, con domande che indagano sulla presenza della lotta interiore della donna rispetto alla gravidanza.

Il secondo test corrisponde al trimestre dell’equilibrio e adattamento in cui la donna comincia ad accettare i cambiamenti del suo corpo, riconosce il bambino come persona e lo accetta dentro di sé, e con le risposte si cerca di capire se e quanto l’equilibrio è stato raggiunto.

Il terzo questionario "della separazione" studia il modo in cui la donna si sta preparando ad affrontare il distacco dal bambino che sta nascendo.

I test sono stati utilizzati su pazienti che si sono sottoposte volontariamente all’analis provenienti da diverse zone della Sicilia.

Per sottoporsi allo studio, per eventuali segnalazioni e richieste di collaborazione, scrivere a teamdepressionepostpartum@gmail.com.

La depressione post-partum è un grave disturbo psicosomatico che si può prevenire attraverso una diagnosi precoce.

Questo l’assunto di base del progetto messo a punto da un’équipe multidisciplinare palermitana, basato sull’individuazione dei sintomi della patologia già in fase pre-concezionale.

I due professionisti di Palermo hanno ideato un percorso che assiste la donna durante tutto il periodo della gravidanza e che ha come obiettivo finale quello di ridurre il rischio di manifestazioni depressive nei mesi successivi al parto.

Il disturbo, che normalmente viene diagnosticato a un mese dal parto, ha un’incidenza molto elevata tra le partorienti dei Paesi occidentali pari a circa il 10/20%, e in Italia del 10/15%.

Rispetto alla baby blues o maternity blues, che si manifesta come situazione fisiologica nell’80% delle donne a pochi giorni dal parto, con sintomi lievi e transitori dovuti ai cambiamenti psicologici e ormonali quali disturbi del sonno e irritazione, la depressione post-partum presenta effetti psicopatologici a lungo termine sia per la mamma che per il suo bambino.

Ansia di fare del male al figlio, umore depresso, ossessione di non essere capace di portare avanti l’allattamento sono i segnali più frequenti.

Il protocollo Carmentis verrà presentato ufficialmente a marzo, al convegno mondiale sulla depressione di Dubai e che ha attirato l’attenzione oltreoceano dell’American Psicology Association.
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