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È la più grande opera idraulica realizzata dai romani in Sicilia: l'acquedotto Cornelio di Termini

Oggetto di studio di molti archeologi e viaggiatori antichi, l'acquedotto Cornelio è stato esaminato e disegnato attestandone una magnificenza che rimane indiscutibile

Roberto Tedesco
Architetto, giornalista e altro
  • 23 luglio 2021

Acquedotto Cornelio, Contrada Figurella (Termini Imerese)

La conquista romana in Sicilia apportò alla città benessere e splendore. Roma comprese subito l’importanza di Termini Imerese, che grazie alla sua posizione geografica e alla presenza di grosse mura risultava inespugnabile per gli invasore.

In breve tempo l’antica Thermae venne munita di imponenti strutture a carattere sociale come il Foro, l’Anfiteatro, le Terme e l'acquedotto Cornelio. Quest'ultima opera è certamente la testimonianza più importante che sia rimasta di uno dei periodi più determinanti della città.

Questa colossale struttura, denominata “Aquae Corneliae Ductus P.XX”, venne realizzata nel II secolo d. C. ed è la maggiore costruzione idraulica realizzata dai romani in Sicilia. L’attribuzione nominativa è riferita dallo storico del XVI, Vincenzo Solito, che afferma di una iscrizione che con molta probabilità doveva essere posta sulla torre di compressione in prossimità del fiume Barratina, dove a tutt’oggi è evidente un incasso. Grazie ad essa conosciamo il nome di colui che patrocinò e con molta probabilità finanziò anche l'opera.
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Di solito lo si identifica con Publio Cornelio Lentulo, senatore romano esule in Sicilia in età repubblicana anche se su tale affermazione si nutrono notevoli dubbi considerato che l’acquedotto venne realizzato in età imperiale.

Probabilmente Cornelio era un magistrato di Termini a cui vennero affidata la costruzione di questa ingegnosa opera pubblica. La sigla finale “P.XX” (venti piedi) indica, inoltre, la larghezza (circa sei metri) della fascia di rispetto dell’acquedotto entro cui era proibito dissodare il terreno, seminare o accostarsi.

Per qualsiasi città romana, di una certa importanza, era fondamentale disporre di una grande quantità di acqua. La funzione di un acquedotto, pertanto, non era solo quella di fornire acqua potabile ma era anche quelle di assicurare l’igiene pubblica e il funzionamento di alcuni servizi come il rifornimento delle Terme o l’erogazione dell’acqua nelle fontane pubbliche.

Per fornire Thermae Himerenses della quantità di acqua necessaria, si sfruttarono le favorevoli condizioni idrogeologiche del territorio. Il principale bacino acquifero della zona era quello del Monte San Calogero, costituito da rocce calcare e dolomitiche, in cui le acque piovane si infiltravano, formando una riserva idrica di notevole importanza.

La struttura era in grado di trasportare l'acqua, dalla sorgente principale Brocato, fino al centro della città, per un percorso di circa otto chilometri, in cui, grazie al principio dei vasi comunicanti, si oltrepassavano notevoli dislivelli.

Tale opera idraulica ha lasciato un impronta indelebile sul paesaggio terminano. Lungo tutto il percorso, la struttura si sviluppava con tratti di condotta sotto terra e con arcate a tutto sesto. In un tratto, quello in contrada Figurella, le arcate sono state realizzate a doppio ordine a causa del notevole dislivello resesi necessarie per l’attraversamento del piccolo corso d’acqua del Barratina.

Questa porzione di acquedotto misura oltre 100 mt. e raggiungeva un altezza massima sul letto del torrente di 16 mt. I piloni sono costruiti in opera cementizia con paramenti in blocchetti. L’ampiezza delle arcate in questo tratto non è uniforme, ma aumenta progressivamente verso il centro, la misura più ampia è di 5,25 mt.

Un altro tratto di acquedotto è quello che si trova nell'attuale via Falcone e Borsellino all’ingresso della città. Qui nel 1338 venne ricostruito dopo che gli angioini, di Carlo d’Artois, lo avevano distrutto perché intenzionati a impedire il rifornimento idrico per ottenere una rapida resa dei termitani.

Tratti di questo acquedotto rimasero funzionanti fino al 1860. E in tutti questi secoli l’impianto idrico è stato oggetto di diversi interventi di restauro. Come quello del 1693 a seguito del terremoto, che fece scomparire la sorgente, ricomparsa nel 1726. Verso la fine del XVIII secolo alcune porzione del tracciato furono ripristinate e le condutture di terracotta sostituite sul versante orientale del torrente Barratina con un canale a cielo aperto.

Oggetto di studio di molti archeologi e viaggiatori antichi, l'acquedotto Cornelio è stato esaminato e disegnato attestandone una magnificenza che rimane indiscutibile. Di particolare interesse sono gli studi eseguiti dal Gargotta nel 1857 che pubblicò uno studio corredato da disegni del pittore Gandolfo Ferrara che ricostruì buona parte dell’intero tracciato.
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