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È un giorno storico: il video dell'arresto di Messina Denaro e gli applausi dei palermitani

Dopo trent'anni di latitanza i carabinieri del Ros hanno arrestato a Palermo il capomafia di Castelvetrano in una clinica privata, tra gli applausi dei palermitani

Balarm
La redazione
  • 16 gennaio 2023

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Dopo trent'anni di latitanza è stato arrestato a Palermo il boss mafioso Matteo Messina Denaro. Il capomafia di Castelvetrano (Tp) è stato arrestato dai carabinieri del Ros nell'ambito dell'inchiesta coordinata dal procuratore di Palermo Maurizio de Lucia e dal procuratore aggiunto Paolo Guido.

L'operazione che ha portato all'arresto di Matteo Messina Denaro è avvenuta all'interno della clinica privata "La Maddalena" di Palermo, dove sembra fosse in cura da oltre un anno. Nel video di Telejato si vede il momento successivo all'arresto e gli applausi dei palermitani alle forze dell'ordine.

Dopo il blitz nella clinica a Palermo è stato trasferito in una località segreta.

A quanto si apprende la scorsa notte durante il blitz del Ros la clinica era stata messa in sicurezza con diverse decine di uomini per tutelare tutti gli altri pazienti. Quando è stato arrestato, Messina Denaro non era allettato ma sembra si stesse sottoponendo a dei controlli.
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Messina Denaro era l'ultimo ormai ex superlatitante ancora ricercato.

Per il suo arresto, negli anni, sono stati impegnati centinaia di uomini delle forze dell'ordine. Oggi la cattura, che ha messo fine alla sua fuga decennale. Una latitanza record come quella dei suoi fedeli alleati Totò Riina, sfuggito alle manette per 23 anni, e Bernando Provenzano, riuscito a evitare la galera per 38 anni. Denaro è stato arrestato trent'anni e un giorno dopo l'arresto di Riina.

Figlio del vecchio capomafia di Castelvetrano (Tp) Ciccio, storico alleato dei corleonesi di Totò Riina, Matteo Messina Denaro era latitante dall'estate del 1993, quando in una lettera scritta alla fidanzata dell'epoca, Angela, dopo le stragi mafiose di Roma, Milano e Firenze, preannunciò l'inizio della sua vita da Primula Rossa.

Il capomafia trapanese è stato condannato all'ergastolo per decine di omicidi, tra i quali quello del piccolo Giuseppe Di Matteo, il figlio del pentito strangolato e sciolto nell'acido dopo quasi due anni di prigionia, per le stragi del '92, costate la vita ai giudici Falcone e Borsellino, e per gli attentati del '93 a Milano, Firenze e Roma.

«La mafia non è affatto invicibile - diceva il giudice Giovanni Falcone - è un fatto umano e come tutti i fatti umani ha un inizio e avrà anche una fine».
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