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È un sito storico incredibile a Palermo: meraviglie (inaccessibili) nel cuore della città

Non serve molto per intuire l'importanza storica del luogo, eppure da anni il sito archeologico versa in cattive condizioni. Vi portiamo a scoprirlo, com'era e com'è

Antonino Prestigiacomo
Appassionato di storia, arte e folklore di Palermo
  • 9 aprile 2023

Il sito di piazza della VIttoria a Palermo

Una delle principali cose che mi colpiscono ancora oggi quando leggo gli articoli di Rosario La Duca, è il suo rammarico di fronte all'incuria in cui versavano le strade e i monumenti della nostra città ai suoi tempi.

Molti di questi negli anni sono stati oggetto di restauri, a volte discutibili, altre volte ben riusciti. Tuttavia oggi passeggiando per la città, non posso non notare che da diversi anni ormai, uno dei più importanti luoghi del centro storico di Palermo è inaccessibile. Sto parlando del sito archeologico di Villa Bonanno a Piazza della Vittoria.

Se vi andaste in questo momento, trovereste il cancello chiuso e, immediatamente dopo il cancello, il tronco enorme di un albero spezzato e più oltre una macchia di vegetazione incolta che ha l'aria di una selva.

Poiché mi rattrista lo stato di questo luogo, che, come diciamo sempre “in qualsiasi altro paese del mondo sarebbe rivalutato”, ne ripropongo la sua storia, chissà magari “qualcuno” mosso da novella sensibilità, si presti per farlo riaprire.
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Piazza della Vittoria prende il nome dalla vittoriosa rivolta del popolo palermitano contro i Borboni nei famosi “moti” del 1820; al suo centro fu realizzato, grazie al sindaco Pietro Bonanno, il giardino omonimo all'italiana, o meglio alla siciliana, copioso di specie provenienti da diverse parti del pianeta che oggi ci appaiono come piante comuni come ad esempio la Yucca che viene dal Messico dove le sue radici vengono mangiate allo stesso modo di come noi mangiamo le patate fritte.

Durante la visita a Palermo degli allora principi reali Umberto e Margherita di Savoia, mentre la città si preparava ad accoglierli nel giusto e degno modo nel così detto “piano del Palazzo”, odierna piazza della Vittoria, si scoprirono nel sottosuolo dei reperti archeologici di incredibile, e non è un'iperbole, importanza.

Il clamore fu tanto da attirare l'interesse di storici di fama internazionale nonché di professionisti del settore e luminari locali, i quali però ebbero enormi difficoltà nell'approccio a questa nuova scoperta in quanto mai nessuno, prima di allora, aveva sentito dire o letto da qualcheduna parte uno stralcio di notizia in merito.

Nel sito archeologico che occupa una vasta superficie furono rinvenute: «frammenti delle colonne corinzie, i bei capitelli, i resti delle pitture murali, le grandi sale dei pavimenti a musaico». Qualche anno dopo la scoperta, avvenuta nel dicembre del 1868, l'architetto Giovan Battista Filippo Basile, padre del più noto Ernesto, scrisse un opuscolo dove egli cita alcune impressioni iniziali, scaturite dalla vista di questi preziosissimi reperti, di signori distinti come un certo signor Aubè, il quale disse a proposito dei mosaici.

«Se il musaico, egli dice, della battaglia di Arbella ha maggiore interesse per la composizione, si può dire che non si è rinvenuto sin oggi in Pompeja alcun mosaico che abbia tanta grandiosità e tanto stile quanti il Nettuno, tanta bellezza quanta l'Apollo raggiante, e tanta grazia e vita quanta ne anno la bionda testa della Primavera e la testa bruna dell'Autunno nel Musaico di Palermo».

Sin dalle immediate reazioni i mosaici di Villa Bonanno furono paragonati a quelli di Pompei. Un professore e archeologo tedesco, certo Heydemann disse: «Il Musaico di Palermo è da stimarsi fra i primi per la grandiosità e per la ricchezza del motivo». L'illustre professore, originario di Berlino, sosteneva che l'edificio in origine fosse stato «una ricca privata abitazione de' tempi romani, appartenente ai primordj della seconda centuria dell'era cristiana».

Raffaele Starrabba, contestò il Di Marzo, il quale nei nuovi ritrovamenti di Villa Bonanno vi avrebbe scorto l'Aula Regia citata da Ugo Falcando e che secondo le cronache avrebbe dovuto trovarsi non molto distante dal Palazzo dei Normanni, mentre Giuseppe Pitré si discosta dagli altri studiosi sostenendo che l'edificio fu più volte ristrutturato e ingrandito in epoca molto antica e inoltre sosteneva che piuttosto che abitativo «altro sia stato l'uso dell'edificio in origine, altro ne abbia preso col volgere del tempo e col cangiare di dominazione; pubblico in prima, privato da ultimo».

Piazza della Vittoria con la sua meravigliosa vegetazione è come un'oasi nel deserto, si respira al suo interno un'aria mediorientale desertica, specie quando ci si affaccia su quella graziosa ma essiccata fontana che grida aiuto.

Non serve molto per intuire l'importanza storica del luogo, eppure da anni il sito archeologico versa in cattive condizioni, perfino il Museo archeologico Antonio Salinas di Palermo non mette a disposizione ancora le sale contenenti i mosaici recuperati dalla Villa Bonanno ed è un vero peccato, ma rimango fiducioso che presto anche questo immenso patrimonio cittadino possa tornare a risplendere e a far meravigliare abitanti e forestieri come quando accadde non appena fu scoperto.

(Per una approfondita descrizione dei mosaici consiglio la lettura di Le case romane di Piazza della Vittoria a Palermo, edizione curata da Salvare Palermo nel 1992; Per un approfondimento sull'iniziale scoperta del sito archeologico consiglio la lettura di Sull'antico edifizio della Piazza della Vittoria memorie di G. B. Filippo Basile)
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